Una notizia assurda, anche se quella del complotto era già la teoria di molti. Secondo quanto riportato da Libero, che rilancia uno scoop del New York Times, la vicenda di Jannik Sinner non è solo una questione sportiva, ma un punto di frizione tra le due principali agenzie antidoping mondiali: la Wada e la Usada. A confermare questo scenario è Travis Tygart, Ceo dell'agenzia antidoping statunitense e noto critico della Wada, che non ha parlato dell’accordo raggiunto tra Sinner e l’ente mondiale: "Un patto puzzolente, basato su una clausola segreta". Le parole di Tygart rivelano un quadro complesso. L’accettazione della sospensione di tre mesi da parte di Sinner non sarebbe stata semplicemente una scelta personale, ma una decisione necessaria per evitare di finire nel mezzo di una battaglia più ampia tra enti che da tempo si fanno la guerra. Se avesse scelto di portare avanti il processo, il tennista azzurro avrebbe rischiato di restare intrappolato per mesi, se non anni, in un dibattito legale destinato a fare rumore, con il rischio di diventare il caso simbolo di una faida istituzionale tra chi dovrebbe garantire la pulizia dello sport.
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Nel frattempo, Libero sottolinea un altro dettaglio emerso dal New York Times: la vicenda Sinner avrebbe accelerato un cambiamento nelle regole antidoping. La Wada, infatti, modificherà alcuni punti chiave del suo codice a partire dal 2027, introducendo norme più flessibili nei casi di doping involontario. Il principio base resterà quello della responsabilità oggettiva, ma gli atleti che riusciranno a dimostrare una contaminazione accidentale (tramite cibo, integratori o esposizione indiretta) non verranno più puniti automaticamente con lunghe sospensioni, ma potranno ricevere sanzioni ridotte o addirittura un semplice richiamo. Il dibattito, intanto, continua a dividere il mondo del tennis. Se da una parte il caso è stato chiuso con la decisione di accettare i tre mesi di stop, dall’altra la vicenda ha sollevato interrogativi tra giocatori, addetti ai lavori e media internazionali. Alcuni colleghi si sono mostrati solidali con Sinner, altri hanno invece colto l’occasione per attaccarlo senza nemmeno approfondire il regolamento.
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Andrea Vavassori, tra i primi a prendere posizione, ha criticato la superficialità di molti tennisti: “Troppa ignoranza sulle regole antidoping, troppa facilità nel giudicare senza conoscere i fatti". In un clima già acceso, Ross Wenzel, consulente generale della Wada, ha dichiarato alla Bbc che casi simili a quello di Sinner si sono verificati almeno 70 volte dal 2021, ma solo ora il tema sta ottenendo questa risonanza. Tra coloro che hanno espresso sostegno a Sinner c’è anche Casper Ruud, che ha parlato della delicatezza di vicende di questo tipo: “Non succede spesso, ma non è la prima volta che si trova un accordo prima che inizi il processo. Se fossi stato nei suoi panni, avrei voluto avere la possibilità di difendermi in aula, ma così rischi. Basta vedere quante persone innocenti finiscono in carcere”. L’azzurro Jack Draper ha rincarato la dose: “Sono dispiaciuto per lui. Salterà quattro Masters 1000 per qualcosa che non ha fatto intenzionalmente”. Ora per Sinner l’obiettivo è chiudere definitivamente il capitolo e prepararsi per il rientro in campo. Lontano dal circuito, sta già lavorando per tornare al massimo della forma, con il ritorno previsto a maggio in occasione degli Internazionali d’Italia.