La vita e l’immagine di Matteo Berrettini vanno al di là del suo talento come tennista. Parte del racconto su di lui, infatti, ha circolato attorno agli infortuni e la condizione fisica poco costante. Ora Berrettini ha deciso di raccontarsi a margine degli Open di Stoccarda, al via della stagione sull’erba: “La cosa più difficile, quando si è infortunati, è che quando non si giocano partite per molto tempo ci si deve riabituare. Sembra ovvio, ma non importa quanti set giochi in allenamento: il ritmo della partita è qualcosa di diverso”. Inutile ricordare come la sua relazione con Melissa Satta abbia catalizzato l’attenzione (alcuni maliziosamente hanno legato i due discorsi, infortuni e vita extra campo, incolpando ingiustamente proprio Satta). Berrettini però è anche un uomo che fa parlare di sé per le scelte di stile. E pare che Roger Federer e Rafa Nadal, oltre che essere due esempi come atleti, sono stati fonte di ispirazione anche per l’estetica: “Il look con cui Rafa giocava all'inizio era una maglietta senza maniche e pantaloncini lunghi. Era come se un toro fosse entrato in campo: la sua energia si percepiva ovunque. Si sentiva che questo look era adatto a lui. Se qualcun altro avesse indossato quel look nel tour sarebbe stato un disastro”. Mentre su Federer: “Quando Roger scendeva in campo a Wimbledon indossava una giacca in stile militare, praticamente uno smoking bianco”. Insomma, fenomeni anche nelle scelte di stile: “Penso che guardarli mi abbia fatto capire che è davvero importante sentirsi a proprio agio con i propri vestiti e il proprio stile quando sia dentro che fuori dal campo”. La svolta, comunque, nell’attenzione di Berrettini allo stile è arrivato con la partnership con Boss (con cui ha realizzato anche una linea di polsini): “Ho iniziato a interessarmi di più alla moda, a voler avere un senso dello stile. Poi ho attraversato un periodo in cui indossavo jeans attillati, giacche di pelle, magliette piuttosto strette... Ma ora mi piacciono i look larghi”. Una fase, quella dello “skinny”, ormai superata.
Berrettini, nell’intervista per Esquire, ha anche parlato di ciò che non deve mancare nel pre-match, nonostante il tennista si senta particolarmente “disordinato”: si tratta della sua collanina, “quello che mi ha regalato mia madre tanto tempo fa, e da quando ho iniziato a giocare da professionista lo indosso sempre. Quando entro in campo, lo tolgo e lo metto in panchina, e questo è il mio rituale”. In chiusura, poi, una battuta su come il tennis stia tornando al centro dell’immaginario, così come i suoi protagonisti (si veda Jannik Sinner) si stanno rivelando delle star anche fuori dal campo. E Challengers di Luca Guadagnino? “Tutti ne parlano. Non è che non voglia guardarlo, è solo che di recente non ho avuto il tempo di guardare il computer. Altri tennisti l'hanno visto e hanno detto che ci sono dei grandi attori, ma io onestamente non ne so nulla. Devo giocare questo torneo, poi lo guarderò”. L’appuntamento con il cinema, quindi, è rimandato a dopo l’Open di Stoccarda.