Salvate il soldato Sinner, verrebbe da dire. Ma no, Jannik si salva benissimo da solo, sia in campo, con gli straordinari risultati che colleziona, non ultima la vittoria dello Us Open, che fuori, quando si tratta di polemiche (continue e infinite) sul suo conto. I gossip su di lui sono variegati, dal rapporto con la fidanzata e tennista Anna Kalinskaya, ai detrattori come Gramellini o Cazzullo, fino ad arrivare alla vicenda del doping. Ma lì, proprio sul “caso Clostebol”, ha un nemico in particolare, che si chiama Nick Kyrgios. Kyrgios non smette di criticarlo, nonostante sia quasi certo che la Wada non farà ricorso in merito alla sua innocenza. Ma è proprio questo che il tennista australiano non accetta e ha, infatti, ripreso la polemica contro il numero uno al mondo riguardo alla sua positività al test antidoping di Indian Wells. È notorio, e ce lo ha detto a colpi di tweet (o come si chiamano ora i post su X), che non crede all'innocenza di Jannik, ma questa volta ha fatto di peggio.
Ha commentato un video relativo a un intervento di Darren Cahill, coach di Sinner, in cui esaltava il lavoro dietro le quinte di Roger Federer e altri aspetti del suo allenamento. Kyrgios ha strumentalizzato le sue dichiarazioni e ha scritto: “Ha usato la crema?”. Purtroppo, però, Kyrgios è in “buona” compagnia e a seguirlo è il collega Grigor Dimitrov, che, in occasione di una conferenza stampa a Sofia ha detto: “Quello che mi colpisce è di quanto siano stati gestiti in maniera strana i protocolli in questa situazione. Ci sono giocatori che hanno avuto esperienza completamente diverse nel corso dei processi, con procedure diverse e questo mi porta a pensare se non ci siano stati dei doppi standard. È una cosa che vediamo anche in altri sport e non è un segreto. Il modo in cui questo caso è stato gestito per me è molto strano e lo dico da giocatore che è nel tour da molti anni”. Il perché di questo accanimento? Forse dire invidia come risposta non basta nemmeno più.