Ha sempre avuto tutto quello che serviva, Andrea Kimi Antonelli. Ce l'aveva addosso, senza bisogno di spiegarlo: il talento, la velocità, la maturità che spunta dentro a tratti inattesi del carattere di un adolescente che sgomita e combatte per raggiungere un obiettivo. Ora che quel sogno è lì, tra le sue mani, Kimi è lo stesso ragazzo di allora, figlio del motorsport, volto italiano di una Formula 1 che da troppo tempo non ha un pilota in una posizione che conta davvero. Sì perché, dopo mesi di rumors e smentite, è finalmente arrivata l'ufficialità: Andrea Kimi Antonelli sarà alla guida della Mercedes in Formula 1 a partire dal 2025, andando a sostituire Lewis Hamilton che, a sua volta, passerà in Ferrari. Una scommessa quella di Toto Wolff che tra il 2018 e il 2019 aveva scelto il giovanissimo Antonelli come membro del Mercedes Junior Team per aiutarlo a crescere verso la vetta del motorsport: un percorso complesso ma rapidissimo per Kimi che dopo un anno nel FRECA è passato subito in Formula 2, saltando la Formula 3, e già della sua prima stagione da rookie è stato selezionato per il debutto nella massima serie con Mercedes. A convicere Toto sarebbero stati soprattutto i test privati condotti da Kimi nel corso del 2024 con Mercedes dai risultati sorprendenti per l'intera squadra.
Che al giovane pilota italiano non manchi il talento è ormai chiaro a tutti ma quello che forse in molti non conoscono è lo spirito di Kimi, la personalità di un ragazzo che continua a colpirci e stupirci anche a distanza di anni dal primo incontro. La prima volta che abbiamo scritto di lui infatti eravamo a cavallo tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021: Antonelli aveva firmato con Mercedes e avevamo parlato di lui come il "pupillo di Toto Wolff" per il futuro della Mercedes. A inizio 2021 Kimi non aveva ancora 15 anni e veniva da un 2020 molto complicato: dopo i successi nei kart con il Campionato d’Europa OK, nell'Euro Series WSK e il trionfo nel Campionato Italiano ACI Karting, Antonelli sperava di chiudere la stagione con un felice epilogo a Portimao, nel campionato del mondo OK, quando un incidente al primo giro però lo ha costretto a un lungo stop, a causa della frattura composta di tibia e metatarso sinistri.
All'inizio del 2022, quando lo abbiamo intervistato per la prima volta, lo stesso Kimi ci ha raccontato quel periodo complicato: "Dopo un incidente così un po’ di confidenza la perdi. Non sai mai se potrai ritornare in forma come eri prima dell’incidente, quindi ti fai delle domande. Io molte volte mi chiedevo se sarei mai riuscito a tornare al livello di prima, quindi diciamo che c’era più l’insicurezza che la paura. Quando torni in pista la paura non c’è più. Ci ho sicuramene messo un po’ a ritrovare la confidenza, soprattutto in bagarre, ma quando ti metti il casco accetti il fatto che il motorsport possa essere pericoloso, accetti i rischi e anche l’ipotesi di poterti fare male. Questo è il motorsport".
Un momento complesso che Antonelli è riuscito però a gestire al meglio, così come quando è arrivata la chiamata di Toto: "Avevo solo 12 anni e all'inizio questa chiamata mi ha messo molto sotto pressione. Quando sei appoggiato da una casa così grande, che ha vinto e sta continuando a vincere tantissimo, la pressione c’è. Mi sembrava di avere gli occhi puntati addosso da tutti, non solo da quelli che ti supportano ma anche dai rivali o semplicemente dagli appassionati. Però poi con il passare del tempo l’ho gestita e l’ho trasformata in positività: so che queste persone credono in me e so che mi aiuteranno, quindi io devo solo cercare di fare del mio meglio e continuare a migliorare".
Le risposte di Antonelli in quella intervista, quando il giovane italiano aveva meno di 16 anni, ci impressionarono. Era un "giovane favoloso", un ragazzo in grado di conoscere perfettamente i limiti del tempo e dello spazio da rispettare in un'intervista, in grado di dire tutto quello che pensava senza mai sbilanciarsi eccessivamente, ponendo paletti lì dove solo una persona molto più esperta sarebbe stata capace di metterli. In quella prima chiacchierata era presente l'ufficio stampa del suo team, in un normale gioco delle parti che vede i piloti affiancati da chi li deve aiutare a trattare o meno determinati argomenti. Se si tratta di minorenni poi, la presenza di un ufficio stampa è scontata. Con Kimi però non c'è mai stato bisogno di un singolo intervento, una dritta, una parola da parte sua. Sembrava nato per stare al suo posto, per conoscere la misura di ogni cosa. Avere "misura" nella vita è forse la condizione più difficile della maturità, perché per sapere dove e quando fermarsi, così come per capire dove e quando affondare in un argomento, serve prima di tutto conoscere se stessi. E che Antonelli si conoscesse bene lo abbiamo capito quel giorno, avendone poi la conferma nei mesi e negli anni a seguire.
Ad aiutarlo in questa crescita è stato sicuramente, più di tutti, il padre Marco. Un uomo nato e cresciuto dentro alle corse che ha indirizzato il figlio verso una strada che oggi lo ha portato in Formula 1: "È molto contento per ciò quello che sono riuscito a fare - ci ha detto proprio papà Antonelli in un'intervista - Sa che la strada è lunga e difficile ma sa anche che ho le capacità per fare bene. Lui e la mia famiglia mi supportano sempre e per me non sono solo importanti ma direi che sono fondamentali, soprattutto in questo momento in cui ho fatto il grande passaggio dai kart alle monoposto. Sono sicuro che senza il supporto di mio padre non potrei mantenere il livello che ho adesso, lui è stato e rimane importantissimo per il mio percorso".
Lo stesso Marco che, ci ha raccontato Kimi anni dopo, ha saputo dosare critiche e lodi, mostrandosi duro quando serviva: "Con mio padre ho un bellissimo rapporto, è grazie a lui se oggi posso dire di essere dove sono. Nella mia carriera mi ha sempre supportato, mi dà tanti consigli per migliorarmi continuamente - venendo anche lui dal mondo del motorsport - e mi ha incoraggiato come nessun altro. A volte è duro con me ma lo capisco: sa che ho delle potenzialità, sa quanto questo ambiente sia selettivo e competitivo, e sa che posso migliorare e crescere". Un rapporto diverso rispetto a quello con la madre che, ci ha raccontato sempre il giovane pilota italiano, preferisce stare più nell'ombra: "Anche lei è sempre in pista con me, ma si vede meno rispetto a mio papà visto che le gare preferisce guardarle dal live timing perché è sempre molto agitata, però anche lei è presente".
A raccontare questo rapporto strettissimo è stato proprio papà Marco a novembre del 2023 quando ha concesso a MOW un'intervista in esclusiva: "Penso che Kimi piaccia alla gente perché è un ragazzo normale. È questo un po’ il suo segreto: essere speciale nella normalità. E quando sei così non penso che ti dia fastidio. È chiaro che quando devi fare una giornata di lavoro e hai venti persone nel box che ti parlano e ti distraggono non va bene, ma se alle gare hai la gente che ti viene a guardare devi essere ancora più motivato perché ci sono tante persone che credono in te. Vivere con normalità una cosa di questo genere finché è ancora possibile è la chiave". Una normalità che lo rende speciale e che ha posto le basi per un rapporto sano e bellissimo tra i due, molto complicato da ottenere nell'ambito del motorsport: "Essere il papà di una persona come Kimi per me è la cosa più bella. È un bravo ragazzo e io sono molto orgoglioso di lui, abbiamo un bellissimo rapporto. E poi il fatto che lui sia un pilota di alto livello è solo una gratificazione in più per me. Penso che tutti i genitori vogliono vedere trionfare il proprio figlio e questo vale per l’automobilismo come per qualsiasi altra cosa soprattutto se è anche una loro passione".
La famiglia però non è stata per Kimi l'unico punto di riferimento in questi anni. Una delle figure di maggior ispirazione per Antonelli in queste stagioni di grande crescita è stata sicuramente quella di Valentino Rossi che ha preso Kimi sotto la sua ala, aiutandolo in un percorso di crescita che non riguarda solo la velocità in pista. I due sono stati più volte fotografati insieme, sui kart o al ranch dello stesso Valentino, e il pilota bolognese ci ha spiegato com'è nato il loro rapporto di amicizia: "Tutto è partito da un gruppo che abbiamo creato per giocare al simulatore, in cui ci sono anche Valentino Rossi, alcuni ragazzi dell'Academy e un po' di suoi amici. Visto che quel sabato ero a Misano a fare la gara con il GT, dove c'era anche Valentino, e c'erano un paio di amici che conoscevo anche io, mi hanno chiesto di andare al Ranch con loro. Così alla fine mi hanno portato davvero. È stata una cosa un po' inaspettata ed è stato molto bello anche per quello, stare lì a respirante quell'ambiente, a vederli girare. Sono stato in mezzo alla pista e ho visto da vicino la facilità con cui sembrano riuscire a fare tutto su una moto, oltre al bellissimo ambiente che c'è e al clima di grande amicizia". Un Valentino che Kimi vede come una leggenda ma anche come un pilota in grado di dargli consigli utili per il suo futuro: "Con me Vale è sempre stato super gentile e disponibile. Mi ha detto di continuare a lavorare sodo, che mi segue e vede che sto andando bene in questi anni. Mi ha detto di continuare a crederci, di lavorare con costanza e di non mollare perché i risultati continueranno ad arrivare. Io però non gli ho dato nessun consiglio, lui è Valentino Rossi. Ci mancherebbe altro...".
Non c'è però solo Valentino Rossi tra gli idoli di Kimi Antonelli perché da sempre la maggior fonte di ispirazione per il neo pilota di casa Mercedes è il tre volte campione del mondo di Formula 1 Ayrton Senna. Un mito che per ovvie ragioni anagrafiche il giovanissimo Kimi non ha mai visto correre dal vivo ma verso il quale nutre una profonda stima e un grande rispetto come pilota e, soprattutto, come uomo. Lo ha raccontato nell'introduzione del libro "Ayrton Senna: occhi feroci, occhi bambini" a firma della giornalista di MOW Giulia Toninelli: "Quando Giulia mi ha chiesto di partecipare a questo libro con una prefazione la domanda principale è stata: Perché un giovane pilota di oggi, lontano da Senna nel tempo e nello spazio, è cosìlegato al suo ricordo?" - ha scritto Antonelli nell'introduzione del libro - Rispondere a questa domanda non è facile perché le motivazioni – spiegate qui sopra – sono tantissime. Ma la verità è che semplicemente vorrei assomigliargli".
E il primo passo verso quel sogno, quello di assomigliare al suo mito, inizierà a marzo 2025, con l'esordio del 18enne in Formula 1 e il grande ritorno di un pilota italiano in un team di punta della massima serie. Siamo sicuri che continuerà a stupirci, come ha fatto in ogni occasione nel corso di questi anni.