Questione di rispetto della storia e della tradizione. Gli ultras della curva Nord ancora non hanno accettato la decisione dell’Inter, arrivata con il sostegno di Procura e Questura, sugli abbonamenti per la prossima stagione. A San Siro sono sgraditi. Ora, però, anche chi dallo stadio è sempre stato fuori, coloro che lavorano negli spazi che lo circondano, stanno protestando. Anche loro sono stati esclusi e non potranno svolgere le loro attività. Nino Ciccarelli, leader dei Viking, ha fatto un post sui social a riguardo: “Ambulanti che manifestano a San Siro. Prima il tifo, ora gli ambulanti. Vogliono togliere passione e tradizione”. Gli striscioni dei manifestanti, invece, mandano dei messaggi chiari a club e istituzioni: “Senza di noi non è più San Siro”. E ancora: “Dopo 30 anni di servizio dignitoso, il nostro futuro in pericolo”. Ma cosa era successo? Perché siamo arrivati a questo punto e alla protesta? LO ha spiegato Luigi Leanza, il presidente del consiglio di amministrazione del Consorzio Operatori Stadio Milano: “Nell’incontro di maggio al tavolo della trattativa (per il rinnovo dell’accordo del 2023 che regolava le attività nel piazzale dello stadio, scaduto il 31 luglio scorso, ndr) alcuni manager di Inter e Milan ci hanno detto che c’era un problema di indagini riguardanti soggetti del merchandising”. Il riferimento è all’inchiesta Doppia Curva in cui, tra le altre cose, sono stati ipotizzati dei presunti rapporti tra alcuni venditori e il vecchio direttivo della Nord. Ma Giacomo Errico, portavoce del Consorzio, ha detto che come ha appurato il nostro legale, non esistono ostacoli di ordine giudiziario. Siamo davanti alla vecchia storia: il pesce grande vuole mangiare il pesce piccolo. Noi non ci stiamo”. Ancora Leanza ha detto che Milan e Inter hanno dettato delle condizioni per il rinnovo dell’accordo: “Per rinnovare il contratto dovremmo eliminare i 21 operatori del merchandising”. Il problema, quindi, non sono il food & beverage, ma solo la vendita di magliette e cappellini.


I lavoratori si sono rivolti anche a Giuseppe Sala, il sindaco di Milano, “per pregare” lui e “la sua giunta di esaminare con la massima attenzione le circostanze che illustrano il grave sviluppo che M-I Stadio Srl (società partecipata A.C. Milan S.p.A. e FC. Internazionale Milano S.p.A.) ha impresso alla trattativa”. Anche molti dei commenti sotto al post di Ciccarelli vanno nella stessa direzione: “Stanno spianando la strada agli stadi di proprietà: no tifo organizzato, no ambulanti. Sarà come andare al cinema o a teatro”, “Basta lasciare lo stadio vuoto e vedi che fanno in fretta a tornare indietro”, “Bene… e noi tifosi stiamo sul divano. Stop”. Che San Siro troveranno Christian Chivu e la squadra, un gruppo ancora in fase di costruzione e in procinto di cominciare una stagione lunga, difficile, con molte sicurezze tecniche da ritrovare? Difficile da dire. I gruppi della Nord probabilmente si muoveranno, gli ambulanti non ci stanno. Questione di storia e di rispetto, dicono. Manca poco all’inizio del campionato. Per risolvere queste questioni, invece, la faccenda sembra ancora lunga.
