Soldi e mattoni. Una coppia di elementi che vanno spesso a braccetto, specialmente in Italia. Di storie che hanno quattrini e cemento come protagonisti ce ne sono tante, dagli anni Novanta fino ad oggi. Danilo Coppola è uno degli imprenditori che hanno vissuto quel binomio in una carriera lunga vent’anni, iniziata a Roma e proseguita a Milano. Il vecchio e monumentale potere e quello nuovo che guarda lontano, al futuro. Due decenni di inchieste, tentate evasioni, assoluzioni e condanne. Molte cose nel nostro Paese in quel lasso temporale sono cambiato. Altre, invece, sono rimaste le stesse. L’ascesa e la caduta di Coppola per molti versi rispecchiano questa tensione. Nel 2005 Report manda in onda un servizio di Paolo Mondani che parla proprio di lui, che al tempo ha 37 anni ed è un “giovane e rampante immobiliarista”. Si parte dalla borgata Finocchio, Roma. La domanda è: come si fa a diventare l’ottavo uomo più ricco del mondo partendo da lì? Con i mattoni, appunto, ottenendo permessi, costruendo palazzi e trasformando cinema in supermercati. Mondani va sotto casa della famiglia, dal balcone la madre gli dice che non c’è, un amico dei Coppola scende in strada e minaccia di chiamare i Carabinieri. Alla fama si abitueranno presto. È nell’estate di quell’anno che il nome di Coppola diventa un nome che ritorna costantemente nella cronaca per il gran movimento tra palazzi acquistati e rivenduti al rialzo. Coppola diventa ricchissimo: “Ho un asset immobiliare per circa 3 miliardi e mezzo di euro”, dice a Report. È uno dei “nouveaux entrepreneurs”, come li definisce Ferruccio De Bortoli in un editoriale sul Sole 24 Ore. Ma Coppola stava speculando o è stato semplicemente in grado di “anticipare i tempi”?

“In America qualcuno si è chiesto chi c’è dietro a Bill Gates? Perché in Italia tutti si chiedono chi c’è dietro a Ricucci?”: è il passaggio di un’intervista dello stesso Ricucci letta da Milena Gabanelli. Chi c’è dietro è una domanda lecita ma che spesso sfiora il complottismo. Nelle ombre non per forza ci sono reati. Ci sono però rapporti di favore, amichettismi e familismi. Ecco, forse quelli come Ricucci e Coppola nei loro affari potevano contare su questa capacità di tessere relazioni con alte sfere imprenditoriali e istituti di credito. Non è un caso, infatti, che nel 2011, quando il gruppo Coppola aveva accumulato un debito di quasi 400 milioni, il Banco popolare di Lodi attutisce la caduta facendo uno sconto di 15 milioni su un prestito di 90, come riportato dal Fatto Quotidiano. La rimanenza, poi, sarebbe stata saldata con un tasso agevolato. È il 2007, però, l’anno più complicato per Coppola: viene arrestato e condotto preventivamente in carcere per il fallimento della società Micop. Dopo 104 giorni di isolamento tenta anche la fuga e in un paio di occasioni prova a togliersi la vita. La sua situazione psicologica sembra incompatibile con il regime carcerario: soffre da tempo di claustrofobia, pare a seguito di un incidente in auto. L’accusa di bancarotta fraudolenta, però, è smontata nel 2013 e Coppola finisce assolto. Ancora nel 2007 l’immobiliarista patteggia nel processo Antonveneta in cui era accusato di aggiotaggio e viene costretto a restituire 14 milioni all’Agenzia delle Entrate. Anni dopo, nel 2009, quando torna libero, trova un accordo per risanare il debito con il fisco (pagando 211 milioni) per il quale nel 2013 contesterà l’estorsione proprio all’Agenzia. Il 2012, invece, è l’anno dell’assoluzione (sempre dall’accusa di aggiotaggio) nel caso della scalata di Unipol alla Banca nazionale del lavoro in cui furono coinvolti tra gli altri anche Antonio Fazio, Stefano Ricucci, Giuseppe Statuto e Francesco Gaetano Caltagirone. Quest’ultimo è un nome che fa da gancio con il presente. Caltagirone è tutt’ora, dopo vent’anni, tra i protagonisti delle movimentazioni finanziarie. Anche oggi, infatti, si parla di Opa, di scalata a Mediobanca. Caltagirone ha le mani ovunque, dalla partecipazione in Monte dei Paschi alle quote di Generali. Uno dei personaggi principali nelle sceneggiature dell’economia italiana.

Ma torniamo a Danilo Coppola. La sua, nei primi anni del Duemila, è stata soprattutto un’opera di “rivalutazione”. Di terreni acquistati a poco e rivenduti a tanto, di quartieri da rinnovare. Questo era l’obiettivo di Coppola quando ha creato la società Porta Vittoria, che si sarebbe dovuta occupare del quartiere omonimo a Milano. Sempre a Milano, oggi, vediamo che quella parola, rivalutazione, trova ancora larga applicazione. San Siro, per esempio. Lo stadio è stato venduto a Milan e Inter, che costruiranno su cui terreni un nuovo impianto più moderno. Il costo è di 197 milioni per un’area di circa 128mila metri quadri. Sono 400 euro al metro quadro. Almeno il 50% dell’area sarà destinata al “green”, dunque non cementificata, mentre nello spazio rimanente sorgeranno uffici, hotel, parcheggi. Un progetto affidato alle archistar Lord Norman Foster e David Manica, che, si stima, muoverà oltre 4,5 miliardi di euro e darà lavoro a circa 18mila persone. Una prospettiva, quindi, che non riguarda solo lo sport. Sempre a Milano, poi, c’è un altro quartiere, Porta Nuova, che è diventato il fulcro degli investimenti qatarioti nella capitale meneghina. Il fondo sovrano Qatar Investement Authority (Qia) è dal 2015 unico proprietario di Porta Nuova dopo la rilevazione delle quote degli altri soci. Si stima che il progetto valga oltre 2 miliardi. I qatarioti si sono presi anche il Bosco Verticale di Stefano Boeri, simbolo della Milano green e moderna, per un periodo dimora di Fedez e Chiara Ferragni. Tra i soci che hanno venduto al Qia c’è anche Coima della famiglia Catella. Manfredi è finito nel mezzo dell’inchiesta sull’urbanistica della Procura di Milano. Al momento, però, quel “patto corruttivo”, i presunti abusi e l’intreccio tra Commissione paesaggio e i massimi esponenti dell’edilizia italiana non sembra reggere. Il Tribunale del riesame, infatti, ha spiegato che “la semplificazione argomentativa è svilente”. Costruttori al centro della cronaca nel 2025, così come vent’anni fa.

Nel 2016, comunque, Danilo Coppola viene condannato a 9 anni per bancarotta fraudolenta per il crac della società Porta Vittoria, finita in rosso per 400 milioni per aver progettato la riqualificazione del quartiere. Lavori mai portati a termine. 142mila metri quadrati di cemento e persino la Biblioteca Europea. Queste le ambizioni di Coppola e dei “furbetti del quartierino”. Nel 2022 la sentenza della Cassazione rende definitiva la condanna, con pena ridotta a 7 anni. Lo stesso anno arrivano anche le sentenze definitive per il fallimento di altre due società di Coppola, cioè il Gruppo Immobiliare 2004 e la Mib prima. L’immobiliarista era fuggito negli Emirati Arabi, dove venne arrestato su mandato internazionale per scontare una pena residua di 6 anni, 5 mesi e 12 giorni. Fugge a oriente, lì da dove provengono, a poche latitudini di distanza, i soldi entrati a Porta Nuova: dal Qatar che si prende i Mondiali, lo sport europeo, pezzi di città. Da Abu Dhabi Coppola viene estradato in Italia nell’agosto del 2024. Il fine pena è fissato in data 17 maggio 2030. Un tempo che il detenuto sconterà alla Casa Circondariale di Viterbo. Le sue condizioni di salute negli ultimi tempi sono peggiorate. Nella relazione stilata dal gruppo di osservazione e trattamento della struttura leggiamo che l’ex imprenditore “oltre ad essere dimagrito eccessivamente ed ad aver bisogno della sedia a rotelle per problemi di deambulazione, è in uno stato depressivo significativo e soffre di claustrofobia”. Coppola e i suoi familiari (avevamo pubblicato la lettera di suo figlio su MOW) chiedono che possa essere trasferito in una clinica privata per essere seguito adeguatamente. Ancora nella relazione: “I figli sono il pensiero costante del soggetto, la sua grande forza ma anche una profonda sofferenza in quanto anche loro vivono male la condizione del padre, in particolare il figlio di 18 anni che è dovuto ricorrere all'aiuto di uno psicologo. Il detenuto ha dichiarato di aver accettato questa detenzione ma vorrebbe espiarla in luogo idoneo al suo stato e magari più vicino ai figli che abitano in Svizzera”. Danilo ha detto di sentirsi vittima di “accanimento giudiziario” e pretende che la sua salute venga tutelata. Per ora, comunque, resterà in carcere. Porta Vittoria, poi le condanne, l'arresto e la richiesta di aiuto. Questi i momenti della vita e della carriera di Danilo Coppola. Una parabola che è lo specchio di un Paese.
