Come sta andando la serie sui fuffa guru di Big Luca su YouTube? Lo abbiamo chiesto a Germano Milite di Fufflix: “È sempre la stessa storia, non dice niente di nuovo”. L’interesse nei confronti del formatore, ci fa sapere, è ormai calato sensibilmente. Complici di questo passo indietro sono sicuramente gli annunci, non rispettati fatti in passato. Come quello per cui Big Luca sarebbe dovuto andare in pensione, delegando tutto ai suoi manager: “Si è fatto malissimo, talmente male che dopo un mese è tornato al lavoro”. Nella serie YouTube, il guru afferma di essere stato il primo a fare molte cose, tra cui l’introduzione delle testimonianze sul proprio sito a certificazione della qualità del servizio: ma è davvero così? “Non è vero, ci sono formatori che le usano da prima”. Perché poi Luca parla male del mercato italiano, quando alla fine ci rimane? “È come mangiare al fast food potendosi permettere un ristorante stellato”. Mentre sul passato di Scuola per ricchi, il futuro dei fuffa guru e i dubbi sull’inizio “per gioco” di Big.
Questa serie di video di Big Luca rappresenta forse la chiusura del cerchio per i comunicatori e i formatori come lui?
In realtà quando lanciò Scuola per ricchi, ormai un anno fa, ci aveva provato, ma senza successo. Al tempo diceva la stessa cosa: “Io ho creato questi fuffa guru che adesso hanno inquinato il mercato, questa gente che fa false promesse”. Per chi come me lo segue dal giorno uno se lo ricorda, chi ha un po' di memoria storica sul personaggio sa che non sta dicendo niente di nuovo. Le interazioni che suscita adesso rispetto a un paio di anni fa sono molto inferiori. Quindi c'è proprio un interesse calato nei suoi confronti, anche in seguito ai grandi annunci che ha fatto, come quello secondo cui sarebbe andato in pensione.
Cos’era successo, poi?
Che dopo un mese è tornato al lavoro. Nel suo progetto avrebbe dovuto delegare tutto il business della formazione ai suoi manager. Paradossalmente nei suoi corsi lui insiste su questo elemento: vuole insegnare a delegare, ma non sa farlo. Ci ha provato e si è fatto malissimo. Talmente male che dopo poco ha ricominciato.
Era il periodo in cui spingeva molto Scuola per ricchi, giusto?
Sì, per entrare chiedeva 15mila euro l’anno, un costo paragonabile a quello della Bocconi o della Luiss.
Quindi dei video cosa pensi, in definitiva?
Che fondamentalmente è sempre la stessa storia, dice sempre le stesse cose. Io gli farei il plauso per la qualità generale, diciamo tecnica, del contenuto. Si vede che ha investito, non è il classico video semi amatoriale che fanno altri. Però a parte la forma e la tecnica il resto non c'è.
Ha ribadito di essere stato il primo, per esempio, a inserire le testimonianze sul sito, aprendo la strada agli altri.
Ci sono certe cose che ripete come un mantra, come il fatto di aver creato i guru. La storia dell’introduzione delle testimonianze, però, non è vera, ci sono formatori che le usavano da tempo. E tra l’altro queste non sempre possono garantire un prodotto o un servizio. Le testimonianze possono essere anche fuorvianti.
Poi c’è la questione del far sapere di essere “i numeri uno”.
Sì, è un’espressione che lui usa e che mi è rimasta impressa. Poniamo però un’altra questione: se non sei il numero uno ma dici ugualmente di esserlo cosa succede? Chi è che stabilisce che sei il numero uno in maniera oggettiva?
Secondo te come mai, lui che ha sempre detto di essere più concentrato sull’America, ha deciso di tornare nel mercato italiano?
Questo è un aspetto anche un po’ fastidioso: se non ti piace perché ci rimani? Perché continui a fare contenuti in italiano per gli italiani? Qualcuno ti obbliga a farlo? È come dire, per dare l’idea, che uno va a mangiare in un fast food, criticandone il cibo, pur potendosi permettere un ristorante stellato. Semplicemente non ha senso.
Lui dice di aver cominciato per gioco.
Io non credo sia così. Probabilmente è vero a metà, nel senso che non si aspettava il successo semplice che ha avuto fin da subito, perché questo è oggettivo. Lui è partito nel 2018 facendo i video dalla piscina, con una bella parlantina, molto bravo a comunicare, e in questo è stato innovativo. Ha cominciato volendo fare debunking su quello che nel marketing non funzionava, perché già c'erano tanti sul mercato. Lui si è posto come colui che avrebbe dato delle pillole di marketing, strategie che, a suo dire, lo hanno reso milionario. È stato il classico esempio di “opportunity seeker”, cioè è riuscito a trovare delle opportunità di guadagno relativamente semplici, le ha sfruttate, e si è costruito l'identità da super ricco. Ma lui secondo me voleva posizionarsi, non era un gioco. Ricordo il primo logo che aveva: una sua foto con i muscoli. Era un personaggio costruito. È una contraddizione dire che stava giocando.
Spiegati meglio.
Lui ha studiato da Dan Kennedy, che dice proprio questo: inventati un modo nuovo e appariscente per parlare, per farti notare, professati il numero uno anche se non è vero. Lui questo lo ha capito e lo ha applicato dicendo di essere il primo che dal mercato americano veniva a fare business in Italia. Questo è il suo posizionamento. Di tutte queste cose, comunque, parlerò martedì su Fufflix, quando farò la reaction al primo episodio di Luca insieme al marketer Francesco Galvani (qui il link, ndr).
Abbiamo parlato di una chiusura del cerchio per Big Luca, ma per i fuffa guru in generale ci sarà un cambiamento nel loro approccio?
Non so se queste persone siano capaci di cambiare, non credo sappiano vendere fuffa in maniera diversa. Se poi non ci sono le competenze, e spessissimo è così, è difficile dire: “Va bene, da oggi vendo in maniera seria”. Quelli che sono rimasti, perché poi molti sono già spariti, continuano a riproporre le stesse cose e anche Big Luca comunque si ripete, non dice niente di nuovo. Lui ha questo bollino del fuffa guru e prova a esorcizzarlo, a depotenziarlo, dicendo che lui, al massimo, i veri fuffa guru li ha creati.
E il filone contrario, quello che si propone di svelare la fuffa, avrà vita lunga?
Oggi sono cambiate tantissime cose rispetto a quando ho iniziato nel 2019. È diventato un tema quasi mainstream, c'è più interesse, ma penso che continuerà a esistere fin quando esisteranno truffe, pubblicità ingannevoli, pubblicità aggressive. Cioè magari non ci saranno più quelli che fanno i video da Dubai, ma sicuramente chi prova a fregare gli altri cambierà strategie. E fin quando esistono loro esisteremo anche noi, un po' come i medici con le malattie.