L’affluenza alle elezioni politiche del 25 settembre del 2022 è stata del 63,9%. Ciò significa che la percentuale di astensione ha sfiorato il 36%. Il primo partito, Fratelli d’Italia dell’attuale premier Giorgia Meloni, ha toccato il 26%. Il “partito dell’astensionismo”, quindi, è il più consistente. In uno scenario del genere è fisiologico che nascano nuove forze politiche che mirano a coinvolgere quella fetta di indecisi. Specie se, come pare dalla tendenza delle ultime due elezioni, quella porzione di cittadini è in crescita. Alessandro Tommasi, tra i fondatori di Will Media, ha raccolto la sfida: ha infatti creato Nos, un nuovo partito che correrà alle elezioni europee del 2024. Di matrice federalista (“Vogliamo contribuire a mettere insieme tutti quelli che credono negli Stati Uniti d’Europa e nei valori liberaldemocratici”), attento alle problematiche della tecnologia e alle sfide del cambiamento climatico, l’obiettivo dichiarato di Nos è riportare al voto coloro che non si sentono rappresentati dal “bipopulismo”, così lo definisce Tommasi nell’intervista per Linkiesta, o dai leader forti che impostano campagne e programmi esclusivamente sulla loro figura personale. Inserirsi, quindi, in quell’area liberaldemocratica che già Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi hanno provato a occupare. Vediamo cos’è Nos, il “media-partito”, e chi è Alessandro Tommasi, l’ispiratore di questa nuova realtà.
Cos'è Nos, il “media-partito”
“Purtroppo la parola ‘partito’ ha perso valore nel tempo, diventando un termine respingente che associamo a pensieri negativi”: non si nasconde Tommasi rispetto alle difficoltà di definizione si una nuova formazione politica. Partito, movimento o antipartito? Difficile dirlo, specie in una fase così embrionale del progetto. Se la domanda “Chi siamo?” è, quindi, ancora sospesa, quella relativa al “come lo facciamo?” sembra avere risposta. Ancora nell’intervista a Linkiesta: “Ci siamo organizzati su tre livelli: i media, la creazione delle proposte e l’attivazione territoriale dal basso, ispirandoci alle esperienze americane”. Tradotto: sfruttare la base (i social, da cui segue la parola “media” nella descrizione di Nos) per raccogliere professionalità, interesse e proposte concrete. Niente spazio agli slogan e trasparenza nel coordinamento. “Cambiamo la cornice: diamo la possibilità alle persone di fare proposte e capire come funziona la politica”. Ma la sfida sarà proprio impedire che l’anti-slogan non si trasformi, dialetticamente, nell’ennesimo slogan.
Chi è Alessandro Tommasi, il fondatore di Nos
Laureato in Relazioni Internazionali all’università di Milano, Alessandro Tommasi è co-fondatore di Will Media, realtà della comunicazione nata nel 2020. L’essenzialità, che dà il nome anche a uno dei loro podcast (“The Essential”), è la linea guida principale di Will. Ma in precedenza Tommasi aveva già altre esperienze nel suo bagaglio, specialmente quelle al parlamento europeo e in Confindustria. Poi è cominciato il suo interesse per il mondo delle startup: ha infatti collaborato con Airbnb prima e Lime poi. Adesso Will ha 1.6 milioni di follower su Instagram ed è parte della galassia di Chora Media. Lui, però, non è più ceo: nel 2022, infatti, ha lasciato il ruolo di amministratore a Riccardo Haupt. Tra le altre sue posizioni professionali, ricordiamo la presenza nel consiglio di amministrazione de Il Sole 24 Ore S.p.a (di cui fa parte dall’aprile del 2022) e di professore a contratto all’università Iulm di Milano.
I temi fondamentali di Nos
Sono quattro i “pilastri” del programma di Nos: “cambiamento demografico, il cambiamento tecnologico (che non stiamo capendo), il cambiamento climatico e il cambiamento nel produrre valore economico, che da queste parti vuol dire la produttività: a partire dagli stipendi bassi”. Chiaramente queste sono difficoltà che tutte le forze politiche saranno costrette a fronteggiare. Sarà il modo di porsi che farà la differenza. L’impostazione sembra quella del pragmatismo. Al centro ci sono i temi, in orbita le competenze e le capacità di svilupparli: “La cosa più bella è vedere un martedì o giovedì sera alle 19:00 le persone che passano un’ora e mezza a confrontarsi sul futuro. E non viene fuori nemmeno una volta il nome di un politico. Il punto sono le sfide che ci attendono”.
La questione della leadership
Alessandro Tommasi è molto chiaro: dopo le elezioni, indipendentemente dal risultato, non sarà più il leader di Nos. Certi annunci mettono un peso non da poco sulla sua posizione, basta vedere il caso di Matteo Renzi e la discesa del consenso nei suoi confronti dopo il famoso referendum costituzionale del 2016. Il rischio è che il vecchio leader trascini a fondo con se anche la base del suo partito. “Basta con le leadership personali parliamo di temi. Non ha senso buttare il bambino con l’acqua sporca perché mi sta antipatico il leader di turno”: la forza di Nos dovrà essere quella che nasce dalla possibilità garantita a tutti di raggiungere il vertice. “Una leadership di missione” capace di valorizzare talenti e competenze. Chiosa Tommasi: “Rifuggo il modello del capo che pontifica e i sottoposti si inginocchiano”.
L’area di riferimento e i giovani
Dove si può posizionare un media-partito come Nos: al centro. Insomma, la sempreverde area liberaldemocratica che di volta in volta viene contesa dai più moderati dei partiti di sinistra o di destra. Gli ultimi esempi sono Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Renzi. Ad ogni modo, l’intenzione, prima di arrivare alle europee, è far sì che “gli attuali partiti di questa area decidano di creare un soggetto nuovo, veramente contendibile e in linea con lo spirito dell’articolo 49 della Costituzione”. È previsto, quindi, il coinvolgimento delle realtà già presenti in quell’area (a cui forse è da aggiungersi +Europa). C’è poi la questione giovani e la loro tendenza a rifiutare l’identificazione con le attuali forze di sinistra e destra. Per colmare questa distanza sarà fondamentale il filtro dei social e, più in generale, della comunicazione. Per capire la propria affinità con Nos, si può effettuare il “test” a cui si può accedere tramite un link sui social: “Perché Nos? Scopri il partito che stai cercando”. Rispondendo a 17 domande, che variano dall’impiego del nucleare alle unioni per coppie dello stesso sesso, passando per il salario minimo, il sistema calcola la coerenza delle risposte con il programma di Nos. Ci sono poi altre Call to action che spingono (e questa è già una postura che lo differenzia dagli altri partiti) a fare qualcosa per far crescere la realtà: porre questioni (“Cosa non vi fa dormire la notte?”), ascoltare il podcast, candidarsi come leader o diventare Ambassador. Insomma, in ogni sezione si è spinti a muoversi.
Quello che non ci convince
Utilizzare una piattaforma per coinvolgere maggiormente l’elettorato non è un’invenzione di Nos. Già il Movimento 5 Stelle aveva introdotto una forma di democrazia diretta digitale con Rousseau. Se i numeri sono contenuti l’ascolto della base funziona. Quando i numeri crescono la distanza tra i vertici e gli elettori diventa sempre maggiore, talvolta in maniera irrecuperabile. Ciò significherebbe, in buona sostanza, diventare un partito come gli altri: chi sta in alto decide, mentre i membri propongono senza essere davvero tenuti in considerazione. Vedremo, quando il seguito aumenterà, se Nos sarà capace di evitare questo scivolamento. Trovare un equilibrio che tenga insieme necessità di identificazione e attenzione al merito delle questioni è da sempre un elemento centrale nella ricerca del consenso delle realtà liberaldemocratiche. Azione e Italia Viva sono degli esempi. L’elettorato, però, percepisce l’assenza di posizioni forti su temi identitari e per questo fugge verso un altro partito, o si astiene. C’è poi da dire che, cercando di trascinare nel proprio campo gravitazionale Calenda o Renzi, qualora decidesse di farlo, Nos si farà carico anche di un problema di leadership: come si coniuga l’esistenza di una base forte e propositiva con quella di vertici così ingombranti? Nos ricadrebbe nello stesso problema dei partiti che lo hanno preceduto: ancora una volta, leadership forte ma base inesistente.
L’astensionismo elevato rappresenta una grande opportunità per Nos e Alessandro Tommasi. La materia su cui lavorare c’è. L’idea, però, di agire in quell’area media liberaldemocratica in passato non ha prodotto grossi risultati, si vedano +Europa, Azione e Italia Viva. Dalla sua Nos ha una conoscenza approfondita, da parte del suo leader (momentaneo), delle nuove realtà della comunicazione e il fatto di non nascere da una costola di un vecchio partito. Questo secondo punto potrebbe pagare ma, nel momento in cui si stringono alleanze, la purezza attuale rischia di contaminarsi. C’è poi la questione della leadership che se sarà eccessivamente impositiva perderà la base, ma che se si dimostra debole fallirà nel porsi come rappresentante di una fascia elettorale. Insomma, i nodi da sciogliere sono tanti e giugno 2024 non è lontano. Vedremo se Nos diventerà una forza rilevante nel panorama politico del prossimo futuro o se sarà l’ennesima creatura in bilico tra la soglia di sbarramento e l’oblio.