In un placido orario di pranzo romano siamo andati a mangiare da Osteria Sauli, la trattoria aperta da Zerocalcare e soci a Garbatella. Qui si riproduce la classica cucina romana di un tempo, lontana dalle orate in crosta di patate - che stanno comunque subendo una palpabile flessione verso il basso - o i ghirigori finto raffinati di mangiatoie di massa di Ponte Milvio e simili. Ricreando le atmosfere della Roma che fu, quella di nonne alla finestra col biberon in mano, le nonne alla Sora Lella che non esistono più, hanno apparecchiato tavoli di borgata, con le tovaglie di cotone ricamato, che poggiano le zampe sul pavimento finto antico, ma nuovo di pacca. Roma è Roma, insabbiata nei suoi fasti di Anna Magnani e Alberto Sordi, incapace di procedere guardando al futuro mantenendo la sua autenticità senza scimmiottarla malamente. Il canonico raggio di sole colpisce il nostro desco ed è subito Roma, noi c'abbiamo er sole e che volemo de più. S'accontentamo, pure se la nonna ormai non c'è. Di armadilli e Michele Rech, alias Zerocalcare, nemmeno l’ombra, cose da strappare lungo i bordi neanche. I supplì con le regaje de pollo sono freddi dentro, però la panatura è sottile e il riso è al dente.

Le alici fritte dall'aspetto casareccio sono migliori di quelle bistrate a doppia panatura dei ristoranti blasonati, bene così. La cucina romana proposta ci garba, non è paracula, è riprodotta abbastanza bene. È la popolazione che è cambiata? Cos’è che non torna? Perché non ci lascia tranquilli quel molesto sentore di nostalgia per una atmosfera di semplicità che riviviamo solo nei ricordi, conservandone le sensazioni gelosamente? Sarà il telefono a gettoni attaccato al muro? L’inutile mobile ghiacciaia a tradire il fatto che il tempo è passato e con lui troppa acqua sotto i ponti? Nulla è peggio del conoscere la verità e fare finta di nulla. Qui fuori Garbatella ci prova a mantenere il suo spirito verace, eppure è insabbiata come Roma, non si adegua ai tempi ma nemmeno rimane com’era, tutto scimmiotta una autenticità che non c’è, è uno strano morbo che possiede ogni cosa, una voglia di essere a sinistra che si traduce in magliette modaiole dagli slogan condivisibili, se non fossero così retorici ("la mia terra è quella dove poggio i miei piedi"), e murales dedicati a Bobby Sands. A magnà se magna, qui, eh, vabbé, poco street food a Garbatella, peccato.

Peccato anche che da Sauli non abbiano disponibilità di bibite, "non abbiamo fatto in tempo a ordinarle", la porchetta di capretto si presenta in grande stile, con le sue patate gratinate, cosi come quel capolavoro di piatto giudaico romanesco che è il baccalà fritto con le puntarelle con le alici. Satolli e addormentati con acqua del sindaco e un quartino, niente caffè perché "non lo facciamo, c'è il bar accanto" paghiamo il giusto e usciamo in cerca di una panchina assolata. Si ma cosa mangia Zerocalcare? Mangia poco, non beve caffè e neanche vino. Preferisce l'aranciata come noi, quella del bar, forse. Garbatella ha bisogno di luoghi veraci, quelli in cui invece dell'anima de li mejo morti ritrovi il calore e la familiarità di casa tua, di quando tornavi da scuola e trovavi il piatto fumante di pasta e ceci. E se c’era, pure il dolcetto.

Anni fa qui fuori suonò Il Muro del Canto, un gruppo romanesco che Zerocalcare conosce bene. Il suo cavallo di battaglia è sempre stato Domenica a pranzo da tu madre, la celebrazione del giorno di festa romana popolare per eccellenza. Ce ne fossero di locali con queste caratteristiche, con la fettina e il pomodoro a spicchi e la rosetta accanto, e un oste che se chiedi il pane ti fa "pure er pane voi?". Senza la cattiveria di oggi però. Ogni tanto vogliamo sentirci romani di Roma sud, quelli che siedono su una sedia impagliata sbilenca e mettono in pausa le ambasce per farsi due gnocchi in grazia di Dio e un quartino alla mescita, lontani dalle mode, dai pretestuosi lampadari di design con la cucina trascurata, però dai tentacoli di polpo su letto di crema di patate e cose così. Torneremmo da Sauli dopo aver speso 60 euro? Non sappiamo cosa fareste voi, noi continueremo a cercare quella veracità che da troppo ci manca...

