Il sogno di una futuristica (e utopica) Europa green sembra si stia sgretolando ogni giorno di più. La questione sembra giocarsi tutta sulle famigerate auto elettriche, e sul famoso obiettivo 2035 che a questo punto potrebbe essere posticipato, o addirittura eliminato. La questione verrà presa in considerazione dopo le prossime europee di giugno, ma intanto pare che la stessa Ue abbia aperto gli occhi, e adesso, tra varie ricerche e analisi prima della Commissione e poi della Corte dei Conti, potrebbe fare dietrofront e rivedere quanto deciso sul piano delle politiche ambientaliste. Inoltre, ci sarebbe da stilare una lunghissima lista di problematiche riguardo le Ev (electric vehicle), dalle loro reali emissioni alle (presunte) future accise sulle ricariche; e adesso è Goldman Sachs a rincarare la dose. Infatti, il famoso istituto bancario, come riporta Camilla Conti su La Verità, ha appena realizzato una ricerca “sulla domanda globale di greggio per il 2030 e l’impatto sui titoli del settore”. Tanto per farla breve, “il report […] - scrive Conti - delinea uno scenario assai chiaro: il consumo di petrolio raggiungerà il picco entro il 2034 a causa di un potenziale rallentamento nell’adozione di veicoli elettrici, mantenendo le raffinerie in funzione a tassi superiori alla media fino alla fine di questo decennio”. Tutto ciò si traduce in una conclusione quasi lapidaria: “I target fissati al 2035 da Bruxelles - si legge - su La Verità - in termini di utilizzo non sono raggiungibili”…
“Cosa farà adesso l’Europa - chiede Conti -? Li aggiornerà allungando i tempi di concretezza?”, la realtà è che, come già sottolineato, per avere una risposta chiara occorrerà attendere le prossime elezioni. Intanto, tornando sul report di Goldman, “la divisione di ricerca della banca Usa - riporta La Verità - ha alzato la sua previsione di domanda di petrolio greggio per il 2030 a 108,5 milioni di barili al giorno da 106 e si aspetta che la domanda raggiunga il picco di 110 milioni nel 2034, seguito da un lungo plateau fino al 2040”. Tutto ciò, scrive ancora la giornalista, “potrebbe incrementare i redditi dei produttori come i membri dell’organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e i suoi alleati, noti come Opec+, e anche aumentare le emissioni di combustibili fossili, che riscaldano il clima”. Insomma, non solo il sogno di un continente pulito ed ecologico si sta sgretolando tra le nostre mani, o comunque in quelle di alcuni politici, ma il futuro sta delineandosi (forse) ancora più inquinato del presente, e anche del passato. Su questa previsione pesa anche il raffreddamento del mercato automobilistico di modelli full-electric, “la recente stagnazione delle vendite di veicoli elettrici - si legge nello studio - fa aumentare le probabilità di uno scenario di lenta adozione di veicoli Ev che implica che la domanda di petrolio continuerebbe a crescere fino a circa 113 milioni di barili al giorno entro il 2040” (fonte La Verità). E riguardo alla produzione di auto elettriche, scrive Conti, “i principali produttori automobilisti cinesi mirano a lanciare la produzione di massa di batterie allo stato solido […] nei prossimi anni”, mentre l’Europa, ormai stanca, continua a rincorrere il Dragone.