L’intervista che state per leggere avrebbe potuto essere molto più lunga. Uscire a puntate, tema per tema. Perché Asia Leva, rapper 19enne da Sezze (Latina), è un condensato di opinioni da ascoltare e, forse, valutare. Almeno, a noi è risultato naturale far suonare qualche allarme davanti a opinioni sempre forti ma talvolta, per chi scrive – lo sottolineo –, alquanto ingenue. Tuttavia ascoltare Asia (sia come autrice dell’ultimo frizzante Rodeo, sia come giovanissima e “opinionated” rapper) è piacevole. Sa cosa vuole e sta prendendo la mira per cogliere il bersaglio decisivo. Sul finire del 2023 si è messa in mostra a X Factor 2024 nel team di Fedez. Ha una grinta pazzesca e tante idee che non necessitano alcuna traduzione. E in un mondo popolato di personaggi para*uli in grado di votate contemporaneamente Russia e Ucraina è un indubbio merito. Ecco cosa ci ha raccontato sulle “quote rosa del rap”, gli haters e il governo Meloni...
Partiamo dal fondo. Dal nuovo singolo, “Rodeo”.
È il modo migliore per presentarmi. Perché incapsula tutto ciò che mi rappresenta come artista. Il rap bilingue, il rap come sinonimo di America. Non mi sono scordata perché è nato il rap, da dove viene. In Rodeo ci sono anche un tocco country e una parte cantata. E contiene diverse allusioni sessuali, ma alla fin fine parla di come io, donna, possa impormi all’interno della scena.
Nonostante Rose Villain, Madame, Anna – tutti nomi che si sono aperti buoni varchi nella scena urban – credi sia ancora così difficile, per una donna, fare rap ad alti livelli nel 2024?
Sì. E mi hai fatto tre nomi non propriamente rap. Madame è una delle migliori cantautrici in Italia, sia chiaro, ma tutto il rap che conta, da noi, lo fanno i maschi. Anche oggi una donna che fa rap non viene valutata adeguatamente.
Hai glissato su Anna…
La seguo fin dagli inizi. Però lei fa trap. Ha deciso di intraprendere quella strada e sta riscuotendo un successo che merita.
Neppure Rose Villain, oggi, può fare da traino per altre rapper donne?
No, non la considero una rapper.
E quindi chi c’è?
Beba, l’unica vera rapper che abbiamo in Italia.
E tu?
Io ce la farò. Perché ci credo. Nonostante gli ostacoli, che sono cinque volte tanto quelli che devono affrontare i maschi.
Quali sono questi ostacoli?
“Innanzitutto il pubblico del rap, che all’80% è maschile. La donna che fa rap, molto spesso, è una figura fortemente sessualizzata. Basta vedere ciò che viene detto ad Anna durante i live. E poi vive ancora questo pregiudizio: sei una donna, non puoi fare rap”.
E perché una donna non potrebbe fare rap?
Perché è donna, appunto. E il rap – per l’ascoltatore medio italiano – non è una forma d’arte femminile. Mentre invece, negli States, fin dagli albori ci sono state anche rapper donne. Anche là dimenticate, peraltro.
Tu parli però di ostacoli posti dall’ascoltatore medio, un ascoltatore pop. Potresti dire le stesse cose sull’ambiente hip hop?
Sì, è un atteggiamento che proviene anche dai producer, dagli artisti maschi già affermati, che ci hanno messo un bel po’ per fare un feat con una donna. Credo che il primo sia stato Salmo con Beba, prima di lui nulla.
Dovendo quindi distribuire delle responsabilità, possiamo dire che il rapper maschio affermato dovrebbe sostenervi di più?
Sì. Perché non siamo rappresentate. Non ci siamo abbastanza. Se ci fossero più donne all’interno della scena, allora tutti capirebbero che si può fare. Fino all’anno scorso, il rap, in Italia, lo facevano solo i maschi.
Cos’è per te il femminismo?
Parità fra sessi. Parità di opportunità in tutti i campi. Parità di salario. Parità di trattamento sul posto di lavoro.
E con la tua musica credi di lottare anche per questo?
Sì. Anche il fatto di utilizzare doppi sensi sessuali abbastanza espliciti è come dire: il fatto di essere donna non mi può impedire di parlare di ses*o. Che poi il discorso è sempre questo: l’uomo che si sco*a un sacco di donne è un figo, la donna che va a letto con tanti uomini è solo una pu**ana. Io sono la prima che ascolta il rap e la trap italiana, e non critico Tony Effe che dice che se le fa tutte. Vorrei solo che il pubblico che lo idolatra poi non trattasse le donne come t*oie.
La donna che però canta ciò che pensa, anche in modo sboccato, non è una novità…
Certo. In Italia abbiamo avuto grandi donne, nel pop e nel cantautorato, che hanno parlato liberamente e hanno pagato cara questa libertà.
Madonna pubblicò Sex una trentina d’anni fa.
Eh, ma quella è l’America. Là hanno una libertà che qui ci sogniamo.
Dici?
Sì sì. Esempio: io sono una grande fan di Angelina Mango. Guarda i suoi video e guarda sotto i commenti. La insultano perché porta i pantaloncini corti. O Annalisa: la attaccano perché “sta nuda”. La stessa gente che in Italia ha vissuto Madonna o Loredana Bertè che si presentò a Sanremo col pancione finto. Ma perché? Sta tornando l’odio verso il corpo femminile. Soprattutto in Italia. Nessuno attacca Nicki Minaj per le medesime questioni. Viviamo in una società patriarcale in cui anche le donne, talvolta, agiscono in modo “maschile”, insultando altre donne. Il discorso su di me, in realtà, è ancora diverso. Perché io sono grassa….
Come vivi questa tua corporatura “non conforme agli standard”?
Cerco di vestirmi al massimo delle mie possibilità perché amo la moda. Quando si sta sul palco non puoi salirci con maglietta e gonnellina, è importante un abito di scena. Io stessa voglio cambiare il mio corpo, ma non accetto alcun tipo di body-shaming. Allo stesso tempo non voglio essere vista come una paladina della body-positivity. Voglio parlare con la mia arte, non grazie al mio corpo. Ora sto facendo in modo di perdere peso perché sono cosciente di avere un problema, ma non ho bisogno di un tizio qualsiasi che mi dica “sei una ciccio*a di me*da, guarda che sei malata.
Grassa o malata?
L’obesità è una malattia. Sto cercando di uscirne.
Quindi più per ragioni di salute che estetiche.
Entrambe. Perché nel mondo del pop in cui voglio entrare l’estetica conta. Tanto. Però voglio cambiare soprattutto per piacere a me stessa. Agli altri deve piacere la mia musica.
Se dimagrissi pensi che faresti musica diversa?
No, la cattiveria e la fame ci sarebbero sempre.
E quindi oggi con chi ti sentiresti di essere cattiva? Solo con l’ascoltatore medio – e maschio – della pop music?
Con le persone che stanno più in alto di noi. Con il governo. Lo so, sono molto politica. Voglio fare di tutto per diventare qualcuno, con la mia musica. Anche fuori dall’Italia.
E come questo obiettivo ambizioso si collega con una posizione politica che tu ritieni “forte”, anche rispetto al governo Meloni?
Sono una grandissima comunista. Il mio profilo su X è “veramente zecca comunista”.
Anticipi gli hater, così.
Mai avuto problemi con gli schieramenti. Non mi sono mai nascosta.
E che c’entra quindi il governo Meloni col rap?
Il governo Meloni è un grande circo fitto di attori che stanno cercando di recuperare l’atmosfera del Ventennio. Vogliono tornare a quei tempi, ma non ce la faranno mai.
Il tuo rap va contro tutto questo?
Sì, assolutamente.
Ti senti ostacolata, in questo paese, per il fatto di essere “una zecca comunista”?
No. Per fortuna no. Non mi sono mai sentita limitata. Ma non sono una giornalista Rai. Non ho problemi simili, per ora.
Oggi quali sono dei modelli di libertà sani, in questo paese?
Ci sono alcune figure che ammiro molto. Tipo Roberto Saviano, un uomo dalle idee potemti che non ha mai paura di parlare. Sono sempre d’accordo con lui e non capisco l’odio di tanti italiani nei suoi confronti. Penso poi a Michela Murgia.
Asia Leva andrà mai, un giorno, a Battiti Live?
Sì, anch’io prima o poi farò una hit estiva.
E in quell’occasione avrai il coraggio di portare una canzone scomoda?
Assolutamente sì, e poi Battiti Live è su Mediaset, vero? (ride, nda), Mi piace dare fastidio.
In cosa ti ritieni scomoda?
Non sento più i rapper parlare di (e contro) la politica. Eppure si parte da lì. Oggi però non vedo rapper avere il coraggio di opporsi e contrapporsi. Solo Fedez ha fatto qualcosa di simile. Non si è mai tirato indietro, su certi temi. Lui e Gemitaiz.
Attribuisci un atto di coraggio a una persona, Fedez, che è il sistema.
Fedez è andato anche contro sé stesso. Lo stimo sia come artista che come persona.