Casa mia è principalmente un centro di recupero per libri trascurati. Li accolgo in una comoda libreria, finché c'è spazio. Altri li faccio soggiornare sul termosifone. Altri ancora lì mando sul balcone in villeggiatura. Si trovano bene, sono tutti contenti. Nessun libro è mai andato via dal mio villaggio vacanze. Però ci sono anche libri che non sono mai entrati, da me. Mai li ho invitati, mai li inviterò. Generalmente, i libri che non faccio entrare sono gli stessi che compaiono nella lista dei più venduti durante l'anno in Italia. Qualcuno dirà: “Ah! Il solito snobbone coi suoi mattonazzi illeggibili che non li capisce nemmeno chi li ha scritti! Vai, vai, che sei intelligente solo te! Ma lasciaci divertire, lasciaci spensierare, lasciaci spettegolare! Vano è il sapere dimenticato in freezer, anch'esso scade!”. Sui gusti non si discute, e nemmeno sul marketing. Il placement di un prodotto è la prima cosa di discutere in un piano aziendale, e se trovo il ghigno da diavoletto british del principe Harry vicino alla confezione magnum dei Grisbi in Autogrill o di fianco al reparto cura del viso al Tigotà, allora non c'è nulla di strano nel fatto che te lo ritrovi anche in cima alla top ten dei libri più venduti. Mi piace pensare poi che “venduti” non coincida con “letti”, e visto che Leibniz pensava che questo fosse il migliore dei mondi possibili, cosa che gli è valsa il dissing di Voltaire nel Candide, allora magari il libro del principe Harry è stato soltanto regalato a un sacco di persone che lo utilizzano come schiacciatafani. Dalla seconda posizione in giù, invece, c'è il dominio del genere romance. Come in un venefico festival di Sanremo dilungato per tutto il tempo di un libro, i lettori hanno l'urgenza di struggersi i condotti lacrimali con storie strazianti, in cui l'amore appare nella sua forma più deleteria, quella del cioccolatino con la nocciola e il biglietto.
“Un bacio dura un attimo. Ma mille baci possono durare un’eternità” così recita il sottotitolo del secondo libro in classifica vendite, Dammi mille baci di Tillie Cole. Questa sorta di proporzione matematica della melensaggine non stonerebbe affatto in un testo sanremese, e forse nemmeno all'Eurovision. Quello che resta da capire è perché questa retorica del patema relazionale sia così efficace dal punto di vista della comunicazione. Nell'antropologia filosofica di Sloterdijk c'è un bel concetto, che è utile per potersi dare quantomeno una consolazione, se non una spiegazione. Il concetto, mutuato dalle scienze naturalistiche, è quello di neotenia, ovvero la conservazione di tratti infantili nell'esemplare adulto. Un prolungamento ad libitum dell'adolescenza. Il processo che ha portato l'uomo a distinguersi dagli altri animali ci ha portato qui, ed è questa continua tendenza all'immaturità l'unica spiegazione possibile che riesco a darmi quando vedo interesse per questo genere di produzioni letterarie.
"Quanto può essere tenace, l'amore che cede il passo all'odio?". Da La Portalettere, terzo libro più venduto. Vorrei consigliare all’autrice, Francesca Giannone, in cerca di risposte a domande retoriche del genere, di leggere Ira e Tempo, sempre di Peter Sloterdijk, in cui il filosofo, uno dei più importanti nel contesto mondiale, propone una lettura tanto difficile quanto originale dell'amore come chiave di lettura forzata, applicabile a tutto. L'erotizzazione, dice l'autore, così come viene portata avanti dalla psicanalisi e dal cristianesimo, spiega tutto per non spiegare nulla. Sarebbe più utile, ai fini di una comprensione dell'essere umano, concentrarsi sui moti dell'ira e dell'orgoglio, i quali forniscono un'immagine più dettagliata e accurata delle relazioni sociali. Come nell'Iliade, testo fondante della cultura occidentale, in cui l'amore di Achille per Patroclo viene raccontato attraverso la furia distruttiva e inarrestabile dell'eroe fomentato dagli dei. Il libro di Niccolò Ammaniti, La vita intima, quarto in classifica, si apre invece con una frase del Petit Prince in esergo, e come se non bastasse questo a scatenarmi un rash cutaneo, il romanzo si apre con la protagonista intenta a fare uno “squat bulgaro” in compagnia di un personal trainer il cui nome è, non scherzo, Mirco Tonik, ed ecco che dal rush cutaneo si passa direttamente all'eczema, senza nemmeno passare dall'orticaria. Sul generale Vannacci non ha senso spendere altre parole: limitiamoci a considerarlo come una versione hardcore di Crepet. Dalla Murgia in giù non mi sono avventurato. Ho già le orecchie e gli occhi pieni così. Vado a rileggermi qualcosa di deleterio, tipo il Carme XVI di Catullo. Magari ci trovo qualche storia di amore che abbia più ragione di essere letta. Pedicabo ego vos et irrumabo Aureli pathice et cinaede Furi. Già mi sento meglio. Quindi cosa ccomuna Sanremo e la top ten delle vendite letterarie? Gossip e romanticismo demotivazionale fatti accuratamente alla buona.