Con Kanye West è sempre un terno al lotto. No, non sto parlando delle uscite discografiche. Certo, sto parlando anche di quelle, è roba di qualche giorno fa l’uscita improvvisa del suo Vultures 2, annunciato per i 3 maggio, poi per il 3 giugno, poi per il 3 luglio e infine uscito il 3 agosto, suo e di Ty Dolla Sign, anche se molto più suo che del suo socio, evidentemente di minoranza, ma parlo in generale. Per dire, sei lì che provi a capire di cosa andrai a scrivere, cercando spunti che possano essere interessanti per una qualche riflessione. Scarti a priori le guerre, perché non è il tuo settore, schivi le Olimpiadi, perché così fan tutti, sei cosciente che non c’è tanta musica nuova in giro e ti viene in mente che potresti scrivere qualcosa su Kanye West. Perché Kanye West, pensi, avrà sicuramente fatto una qualche stramberia di cui andare a raccontare, e dalla quale partire per provare a mirare alla figura grossa: il mondo. Potrebbe essere la ex Kim Kardashian, un nuovo dissing a Taylor Swift, un qualche affare miliardario finito nel nulla, l’appoggio incondizionato a Donald Trump, una qualche sparata nazista, un nuovo look di Bianca Censori, quel che è, sei sicuro che da Kanye West spunti ne arrivano. E invece no, stavolta non trovi nulla di interessante, se non il fatto, toh, si tratta pur sempre di uno dei rapper più famosi e talentuosi del mondo, oltre che di uno dei producer più famosi e talentuosi del mondo, per altro, se non il fatto che è appunto da poco uscito il suo nuovo lavoro, Vultures 2, annunciato a febbraio, perché sembrava dovesse uscire a ridosso del volume 1, e poi rimandato ad libitum. Un album che buona parte dei media internazionali ha deciso di ignorare, con una coerenza e radicalità che lascia davvero basiti, tabula rasa. Un album che era stato annunciato come la versione di Ty, non a caso presente in copertina con una foto di suo fratello Big Tc, condannato all’ergastolo per omicidio, ma che nei fatti vede il quarantaduenne socio di Kanye ancora una volta vestire i panni della semi comparsa, seppur semi comparsa, anche stavolta, sempre a fuoco. Cosa che non si può invece dire di Kanye, che in questa occasione ci regala alcuni dei suoi caratteristici guizzi geniali, certo, già a partire dall’iniziale Slide, canzone già nota che finalmente trova la quadra grazie a Fred Again, ma che nel complesso convince assai meno che in precedenza (dove per “in precedenza” non si intende necessariamente quando Kanye era sempre a fuoco, ma anche nella precedente operazione Vultures).
Ecco, seppur con andamento ondivago, Fried, per dire, canzone che come ne lavoro precedente in Carnival, si avvale dell’arte degli ultras della Curva Nord dell’Inter, impegnati nell’accompagnare con cori appunto da stadio Kanye, Kanye intendo a dire l’indicibile, manco fossimo in osteria, Fried è altro brano decisamente superiore alla media, come lo è LifeStyle, che riprende anche Husband, anch’essa presente in tracklist, Lil Wayne a fargli compagnia, canzoni che guardano all’intimo, malinconiche, per certi versi, indubbiamente ben riuscite, come River, dove questo mood è sviluppato come in una attitudine lo-fi, quasi fossimo in presenza di un demotape invece che di un disco, seppur con andamento ondivago, buona parte degli altri brani, specie quelli che arrivano nella seconda parte di questo lavoro, sembrano approssimati, buttati lì ancora neanche finiti, con Ty Dolla Sign che neanche compare, se non sporadicamente, forse appunto perché il disco non è in effetti stato portato a termine. Seppur con andamento ondivago, ripeto, Vultures 2 non è poi così criticabile come i pochi che se ne sono occupati hanno fatto. O meglio, è criticabile, guardando soprattutto al passato di Kanye, uno che ha scritto pagine importanti de rap americano e non, ma non in assoluto. Perché se guardiamo a quel che Kanye West, con lo scarso contributo di Ty, che finalmente riesce a parlare del fratello esposto a mo’ di santino in copertina solo nell’ultima traccia del disco, My Soul, un gospelaccio molto alla maniera di Kanye, parlo del periodo mistico del nostro, ma con Ty a farla finalmente da padrona, perché se guardiamo a quel che Kanye West, con lo scarso contributo di Ty, fa anche stavolta, e proviamo, coraggiosi, a confortalo con quel che passa il convento, dove per convento si intende il nostro mercato, beh, c’è da alzarsi in piedi e cominciare a battere le mani finché non sveniamo esausti per la stanchezza. Perché una canzone mezza buttata lì, o banale, o uno scherzo, penso alla discussa Bomb, discussa perché con Chicago e North West, i due figli di Kanye, intenti a rappare in giapponese, ecco, una canzone venuta male di Kanye è comunque un piccolo gioiello se confrontata con buona parte di quel che i nostri rapper e, perché no, trapper tirano fuori con tanta spavalderia. Anche le tracce palesemente ripescate dal repertorio passato, leggi alla voce scarti, o quelle che si capisce erano giusto accennate per lavorarci poi su in un futuro che, a questo punto, non arriverà mai, suonano decisamente più originali, senza quella patina di già sentito, di derivativo, di ripetitivo, anche, un continuo autocitarsi che, alla fine, è un po’ un farsi i pompi*i a vicenda, per dirla con Mr Wolfe, prima di aver risolto problemi. Perché per avere la prosopopea di fare una canzone che suoni tanto pesantemente come una tua canzone, penso a quel che Kanye fa in Promotion, una sorta di carrellata di suoi cliché, un po’ senza senso, devi almeno avere alle spalle il repertorio che Kanye ha, e avere a disposizione il suo genio, poco importa se stavolta buttato un po’ alle ortiche. Ditemi voi, per dire, e potremmo davvero chiuderla lì, chi mai si farebbe fare una base da James Blake, come Kanye e Ty fanno in Forever, per poi lasciarla lì, a metà, dopo neanche un minuto e mezzo, lasciando intendere chissà che capolavoro sarebbe potuto venirne fuori, ma in realtà senza portarlo del tutto a casa. Anche questo è talento, quello di mostrarsi nudi non nel momento di maggior vigore, ma due minuti dopo una sbronza, il caz*o barzotto, gli occhi cisposi, la pancia da birra ormai ingovernabile.
Un Paul “Gazza” Gascoigne in pieno hangover è sempre valso mille mezze seghe tutte palestra e allenamenti, e Kanye è assai più di un Gascoigne del rap. Quindi è vero, Vultures 2 è un album riuscito neanche a metà, che ha tradito buona parte delle sue promesse, a partire da quelle che si suppone Kanye deve aver fatte a Ty Dolla Sign, anche stavolta poco presente, ma è comunque un album che nessun Tony Effe, nessuno Shiva, nessun Lazza si potrà mai sognare di mettere insieme, perché un talento appannato è pur sempre un talento, un non talento tirato a lucido non sarà mai un talento. Da domani potremo tornare a parlare di Bianca Censori che ci permette visite ginecologiche mentre va a passeggio, di gaffe e autogoal presi con Taylor Swift, di endorsement discutibili fatti a Donald Trump e di tutte quelle caz*ate vagamente naziste che hanno infarcito la sua storia recentemente, oggi diciamo che un ascolto a Vultures 2 conviene comunque farlo, specie se poi si vuole fare i rapper o i sedicenti tali.