È il momento d'oro, per Lucio Corsi, in termini di visibilità. Il secondo posto a Sanremo che vale come un primo, il pass per Eurovision e la popolarità che ne è venuta fuori, dopo anni di gavetta nei concerti live. Il cantante toscano è stato ospite di Gazzoli al Basement, dove ha raccontato di tutto: dai rapporti con giganti del pop italiano come Cesare Cremonini e Jovanotti alla passione per le moto, passando per l'estetica delle sue canzoni. La gavetta, il rapporto tra talent show e musica, Sanremo e l'Eurovision. Ecco cos'ha raccontato. Partiamo dai motori: Lucio Corsi segue le moto da quando correva Cadalora, “il primo nome che girava, di cui ho ricordo, è il suo. Poi ho seguito tutta l'epoca di Vale, poi ora Franco, Pecco, insomma: seguo tutti i turni, anche quando sono in tour se posso. Secondo me la velocità in pista è una cosa poetica: la sfida col tempo, come nella musica”. Il grande salto nel mainstream lo ha fatto con Sanremo, Lucio ha deciso di provare a partecipare mentre scriveva l'album: “È stato lui a farmi dire: ok, ci provo. Poi c'è sempre una battaglia interiore, ci vado o non ci vado, e ho pensato che comunque anche tanti miei cantautori di riferimento ci sono andati: Vasco, Lucio Dalla, Ivan Graziani. Ma per esempio altri che amo, come Rino Gaetano, Paolo Conte, De Gregori e Venditti non ci sono andati,perciò non sapevo quale fosse la strada. Poteva essere anche un tritacarne”. Per quanto riguarda i talent show invece è un no categorico: “Non riesco a vedere quei momenti troppo televisivi, col giudice che piange e tutto il resto. Tutto troppo forzato. L'estetica del cantante è una cosa che deve venire fuori dopo tanti anni di concerti, non in breve tempo. E non deve essere un giudice a metterti addosso i panni giusti. Secondo me è tutto sbagliato, è nocivo, non lo trovo elegante, e può anche essere pericoloso per la carriera di un ragazzo”. Parlando di Eurovision, invece, spiega che lui e Olly si sono sentiti, che “Lui ha dieci anni in meno di me, è su un altro percorso, e capisco perfettamente la sua scelta. Noi andiamo, siamo in ballo e balliamo”. Le altre canzoni le ha sentite? “Zero, scoprirò tutto lì sul posto”.

Lui chi ha avuto come mentore? “Prima di tutti Lorenzo Bianconi dei Baustelle. Poi Brunori, Cesare e Lorenzo”. Su Cremonini e Jovanotti ha anche degli aneddoti da raccontare. “Cesare venne a un mio concerto nel 2022, a Bologna. Stette con noi dal soundcheck fino a notte fonda, nel camerino. Fece tutto il reportage, filmato da lui. Gli piacque il mio disco e mi scrisse. Mi ha fatto molto piacere, ma soprattutto il fatto che sia stato con noi dalle sei del pomeriggio fino alle due di notte”. Per quanto riguarda Jovanotti, invece, “lo beccai qualche anno fa con Tommaso Ottomano, che ha fatto un video per lui. All'ultimo concerto gli ho regalato le nacchere maremmane, dette gnacchere”. Per quanto riguarda le collaborazioni vip, anche extramusicali, nel video di Volevo essere un duro compaiono anche Leonardo Pieraccioni e Massimo Ceccherini. Solidarietà toscana, ma come si sono trovati? “Pieraccioni mi aveva scritto un anno prima, dicendomi che gli erano piaciuti i miei pezzi. Poi, sempre con Tommaso Ottomano, stavamo pensando al video. Ci serviva un padre di famiglia e ci è venuto in mente proprio lui. Poi c'era bisogno anche di un prete, e chi è la prima persona a cui pensi quando parli di preti?”.

Incredibilmente, Massimo Ceccherini, famoso per le bestemmie: “Quindi Pieraccioni mi ha detto: ma perché non fate fare a me il prete, e a Ceccherini il padre di famiglia? E così è stato”. Ma la parte più bella non riguarda i vip, anzi. Lucio ci spiega l'estetica delle sue canzoni: “Vedo che nei testi oggi si tende a raccontare troppo la normalità. Per me dovrebbe essere il contrario. Il palco e la musica ci danno l'opportunità di andare dove ci pare. Di volare via. Non bisogna raccontare il mondo com'è, perché è una noia mortale raccontare il mondo per come lo vedi alla finestra. Abbiamo la possibilità di migliorare le cose, così come di peggiorarle. È una cosa fighissima, peggiorare il mondo in musica. Quando si è sotto al palco si è normali. Sopra al palco, invece, si fugge via”. Non possiamo che essere d'accordo, perché la poesia è ben questo. Trascendenza, andare altrove. Magari non nell'altrove iperreale dei testi tutti uguali.

