Caro Adriano, ti vorrei raccontare cosa è diventato il mondo, che fine ha fatto quello che avete insegnato voi, quello per cui avete lottato e lavorato, quello che avete scritto e cantato nelle canzoni, detto e recitato nei teatri, in televisione, nei libri, nelle interviste, nelle aule magne, nelle conferenze, nei comunicati, nei concerti, nelle tavolate, nelle note di copertina dei dischi, nelle tesi di laurea che su di voi sono state fatte, nei documentari, nei film, tutto buttato via, spazzato. E se tu sei ancora qui su questa terra, vivo e lucido, bello e intelligente e libero come sei sempre stato, geniale e giusto, pietoso, aperto al mondo e all’essere umano e alla natura, uno degli ultimi rimasti di quella schiera di nobili individui eletti e maledetti - ma per finta perché nell’anima degli eroi e degli angeli. Uno degli ultimi perché i tuoi amici, quelli con cui pensavate di poter migliorare il mondo e rendere la gente meno schiava e più cosciente, sono morti, i tuoi compagni di lotta i tuoi compagni di fantasia e di creatività, i tuoi compagni di scherzi e di ironia, i tuoi fratelli, non ci sono più: Enzo, Giorgio, Dario, Fabrizio, Luigi, Lucio, Bruno, Franco, tutti volati via come fumo. E di quello che pensavate fosse stato capito, lo spirito della libertà, non è rimasto più nulla. Questo mondo oggi lo ha tradito, anzi, disprezzato. Sono rimasto da solo a credere ancora a quei dettami morali, e a farne esempio, insegnamento. Ma a nessun altro oggi importa di quei valori, che in fondo si possono ridurre a due concetti basilari: umanità e libertà. Umanità è quello che comprende natura e sentimenti; libertà è quello che include politica, ragionamento e cultura. Entrambi si possono unire e mettere sotto una unica grande casa: l’arte. Caro Adriano, è stata tradita l’arte, l’Italia l’ha cestinata e così facendo ha rinunciato a bellezza e verità, ha rinunciato a pietà e gratitudine, ha violentato millenni di conquiste umane e culturali. L’Italia di oggi ha rinunciato alla virtù, e ha ceduto alla lusinga della violenza, della prepotenza, della tortura, della cattiveria e dell’egoismo, della vigliaccheria, della paura. Sono rimasto solo dopo aver combattuto trent’anni per affermare il vostro insegnamento morale e non ho ottenuto altro che bastonate e privazioni, umiliazioni e nessuna gratificazione, nessun rispetto e nessuna ricompensa né morale né materiale. L’aver tramandato il vostro verbo mi ha procurato umiliazione, insulti, gogne, sottrazioni, accuse e fango, invidie e colpi bassi, emarginazione, sgambetti, trappole e abusi, soprusi, nessun rispetto, nessun amore, nessuna pace, nessuna gioia, solo dolore, sconforto e rabbia.
Il dispiacere che provo nel dirti che avete fallito è una tristezza di cui vorrei essere consolato e consolare te, piangendo sulla tua spalla con questa lettera amara in cui vorrei trasformare la mia delusione in azione, perché non siamo ancora morti. Ma non so come posso fare, da solo non ho la forza per affrontare un’intera popolazione furibonda assetata di sacrifici umani, per questo ti ho scritto, perché io non lo accetto ma sto per essere sconfitto, e non era così che sarebbero dovute andare le cose. Però, adesso, come mi hai insegnato tu, ti faccio un po’ ridere. Ti racconto cosa mi è successo e per farti capire bene la situazione sostituirò i personaggi, cioè immaginerò che sia tu a vivere un’esperienza esattamente identica alla mia, cosa che, beato te, non ti è capitata, e, credimi, ringrazia Iddio di averti risparmiato! Allora, tu hai quarant’anni, sei conosciutissimo e fai concerti, dischi e televisione: sei Celentano. Stai con Claudia Mori. Immagina che Claudia improvvisamente ti pianta in asso, diventa irreperibile, non ti dà spiegazioni, anzi ti denuncia senza alcuna ragione. Tu sei allibito e deluso, lei non ti vuole più vedere, anzi ti odia. Tu ti fai forza scrivendo delle canzoni, lei si mette insieme a Mario Tessuto e tu ti sfoghi con degli amici dicendo che una che si comporta così è “una tro*a”. Tra questi tuoi amici c’è una persona che scrive un articolo sul giornale: Celentano ha insultato la sua ex. Da quel momento tutto i giornali i telegiornali e le trasmissioni televisive dicono: Celentano è un criminale, deve essere eliminato, deve andare in galera, è pericoloso. Mario Tessuto attraverso il Corriere della sera minaccia la casa discografica: non dovete più pubblicare dischi di Celentano. La Ricordi esegue l’ordine di Mario Tessuto e straccia il contratto di Celentano senza neanche avvertirlo ma dichiarando ai giornali: siccome Celentano è un individuo mostruoso non farà più dischi per noi, il contratto è annullato (è bene sapere che tutti gli altri cantanti che la casa discografica pubblica regolarmente fanno molto peggio e nei testi delle loro canzoni cantano “tro*a” e molte altre parolacce). La Ricordi straccia il contratto, dopo poche ore anche la Rai chiude il programma televisivo di Celentano e annulla la produzione di un film che stavano girando, e disdice tutti i suoi impegni televisivi. Dopo qualche ora, tutti i concerti che Celentano aveva in programma sono annullati. Tutti i cantautori amici di Celentano cioè Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Dario Fo, Lucio Battisti, Lucio Dalla, Fabrizio De André, Mina, Ornella Vanoni, Patty Pravo dicono: Adriano è un mostro e deve pagare. In tv in tutti i programmi c’è qualcuno che parla di Celentano dicendo che deve essere eliminato perché un pericoloso criminale, avendo detto “tro*a” a chi lo ha tradito-denunciato senza motivo-imbavagliato. Nessuno spende una sola parola a favore di Celentano. Lui non è ascoltato, nessuno riporta il suo punto di vista, tutti i giornali e radio tv lo offendono e umiliano, diffamandolo. I cantautori fanno finta di non conoscerlo e se ne fregano di lui. Intanto Claudia Mori fa concerti con Mario Tessuto e il giorno dopo su tutti i giornali: Mario Tessuto è il più grande cantante italiano, Celentano deve essere bandito dalla scena pubblica e arrestato, condannato a morte per aver detto “tro*a”. Ecco, a grandi linee. Fa ridere perché è improbabile, infatti a te non è successo questo, ma fa piangere perché è accaduto veramente, ed è accaduto a me. Tuo figlio, Morgan.