Al Pulp Podcast, dice Fedez, si invitano musicisti solo quando ne vale davvero la pena. Ranch di Salmo, evidentemente, vale, dato che il rapper è stato intervistato dall’ex Ferragnez e Mr Marra. Salmo ha deciso di lasciare Milano dopo 15 anni. È tornato in Sardegna. In città non si sentiva più sicuro: “Mi è capitato di uscire e trovare gente che voleva fare a botte”. Fedez lo sa bene, come ammette lui stesso. Un ritiro che è coinciso con l’abbandono dei social. Insomma, ora c’è solo la musica. Salmo e Fedez hanno cominciato insieme in Tanta Roba, l’etichetta di Guè e Dj Harsh, “gente furba, che conosce il mestiere”. Lì c’erano i rapper underground: Salmo appunto, Gemitaiz, Ensi; e artisti più mainstream. Poi arrivano Ghali e la Troupe D’Elite, il primo caso di gruppo “industry planted” in Italia, secondo Fedez. Erano anni in cui si “faceva brutto” ai rivali se necessario: ma com’è cambiato il linguaggio dell’hip hop, dato che i mondi della musica e dei social si stanno mischiando? “Partiamo dal fatto che gli italiani non capiscono un caz*o di hip hop”, dice Salmo. Eppure al tempo Fabri Fibra poteva parlare in termini anche offensivi di Valerio Scanu in A me di te: sono cambiate le regole? Non puoi attaccare nessuno in un dissing senza querela? Forse. Ma fare freestyle rimane un’arte. Difficile scomporre il dissing dal rap, quindi. Al Pulp, poi, si parla anche di cinema. Salmo è un appassionato (nel videoclip di Incubi c’è anche Dario Argento) e ora ha anche qualche esperienza sul set sulle spalle. “I videoclip? Si sono persi”, commenta Fedez, “la gente ha la soglia dell’attenzione troppo bassa”. Mentre Salmo vede nell’industria dei video musicali un appiattimento: “Sono tutti vestiti uguali”.
In Ranch c’è solo un featuring. Scelta coraggiosa, contro le tendenze, le necessità di marketing. “Quando ci sono molti featuring sembra che la musica non sia di nessuno. Questo invece è un album personale”, spiega Salmo. Ma in tutto questo che ruolo hanno le piattaforme come Spotify? “Ti presentano una marea di roba, magari su dieci ce ne sono due che si salvano. Il problema è che non ti lasciano tempo: ci sono cento cose che escono ogni settimana”. I giovani, quindi, devono spingere per emergere, specialmente all’inizio, e “lì bisogna fare attenzione alla salute mentale”, tra insulti sui social e pressioni varie. “Ho visto artisti bravi diventare famosi molto presto, ma che ora faticano a rimanere a galla”. Dopo il punto più alto, dice Fedez, c’è il punto più basso: i suoi sono stati rispettivamente Comunisti col Rolex e Paranoia Airlines. Questo secondo album portò comunque un grosso successo: “Insieme all’album la gente otteneva anche il merchandising. Ho speso un sacco di soldi”. Risultato? Disco di platino. Una strategia che al tempo non piacque alle altre etichette che fecero ricorso per togliere il riconoscimento. L’ex Ferragnez spiega così: “In realtà non avevo barato, mi ero inventato una cosa che non aveva fatto nessun altro”.
Racconta Salmo: “Sono molto timido, ma sul palco ho un delirio di onnipotenza”. E nella sua vita in quel periodo - dopo il picco di Playlist c’era stato il downgrade con Flop - c’erano un po’ di casini: anche per questo il suo album non è stato così ascoltato. Ma tutti e tre concordano su un punto: dai dissing nessuno esce rafforzato. “È una cosa grottesca ma fa parte del gioco”. “Se tu fai rap insultare qualcuno ti viene facile”, prosegue Salmo, “se vuoi rappare, parti dagli insulti e ti verrà bene”. “Ne ho parlato con i fratelli d’Innocenzo: a loro invece piace. Riconoscono che sia grottesco” ma a loro piace “che una cosa così volgare intrattenga le persone. Vorrebbero che anche il cinema fosse così”. Fedez e Salmo condividono una passione: i Blink-182. Tempo fa provarono entrambi a collaborare con loro. Ed effettivamente l’autore di Ranch riuscì a lavorare con Travis Barker. Mr Marra chiede: è lui il più grande batterista del mondo? “Sicuramente uno dei più stilosi”, dice Salmo. Poco dopo i due rapper ammettono che orami ascoltano solo punk rock. Così il cantante sardo: “È quello che mi è rimasto nell’ascolto easy, quello di tutti i giorni”. In Italia però il genere non ha mai sfondato, salvo alcune eccezioni, come i Finley. Poi è ancora Salmo che pone un tema sulle modalità in cui si costruisce la scena nel nostro Paese: di volta in volta deve esserci “lo yin e lo yang, il buono e il cattivo”. È stato così, per esempio, per Jovanotti e Vasco Rossi, con il primo che era la risposta “clean” del secondo. Ultimamente una contrapposizione potrebbe essere stata quella tra Ghali e Sferaebbasta (rispettivamente il buono e il cattivo in questa dicotomia). E oggi? Lo yin è Olly, forse. E il cattivo? Baby Gang magari. Poi il tour mondiale (con tappe in america), l’esperienza con Dario Argento e la “paura che viene di spalle, mai di fronte” e gli youtuber preferiti di Salmo: “Mauro Biglino, Corrado Malanga e Roberto Mercadini”.
