I tabù che gli italiani si portano dietro ormai dall’inizio del secolo scorso, sono stati tutti (o quasi) spezzati. Dal sesso alla politica, e così via. Una rottura effettiva, oppure solo di facciata, ma tant’è. Eppure, esiste un dogma, se così può essere definito, che ancora non viene risolto: la bestemmia. Vero, l’Italia è ormai un Paese laico, laicissimo; ma le nostre radici clericali, cattoliche e democristiane, anche se nascoste bene, spesso ritornano a farsi sentire. E ricordate, il secondo dettame dei comandamenti dice: “Non nominare il nome di Dio invano”. Reminiscenze dei lontani pomeriggi di catechismo, che in un tranquillo, soleggiato e torrido pomeriggio londinese sono stati completamente calpestati. Lorenzo Musetti, tennista italiano impegnato nello storico torneo di Wimbledon, durante la partita (vinta) con il francese Giovanni Mpetshi Perricard, ha fatto partire un sonoro bestemmione a favore di camera, e non è nemmeno la prima volta che succede. Apriti cielo, sui social sono immediatamente partite le critiche e le polemiche, riprendendo il frame esatto in cui la bocca del giovane tennista pronuncia la fatidica blasfemia. Secondo la giornalista Lia Capizzi Musetti dovrebbe “limitare le bestemmie. Troppe. Perché sono orribili […] chi ci rimette è solo lui”. Per Giovanni Capuano, invece, altro giornalista, “le bestemmie di Musetti cominciano a imbarazzare. E non è questione di essere bigotti ma di sapersi trattenere un minimo in mondovisione”. Beh, a questo punto bisogna ricordare anche che Lorenzo viene da Carrara, in Toscana; come da Carrara, sempre in Toscana, arriva anche Gianluigi Buffon, storico portiere della Juventus e della nazionale italiana, uno che di bestemmie, anzi di moccoli detto alla toscana, ce ne ha fatti sentire parecchi. E allora la domanda è sempre la solita, ma perché i toscani bestemmiano (o moccolano) così tanto?
La questione è piuttosto articolata, e ha ragioni storiche, politiche e clericali. Però, che in Toscana, più di qualsiasi altra regione italiana (forse a eccezione del Veneto) si bestemmi di più è un dato di fatto. Prendiamo ancora una volta come esempio uno sportivo. Marcello Lippi, storico commissario tecnico del mondiale 2006 vinto dagli Azzurri, quando fu beccato a bestemmiare in panchina dopo un gol sbagliato dai suoi disse che “chi impreca in campo lo fa per istinto e rabbia non per mancanza di fede o per offendere Dio. La bestemmia, soprattutto in Toscana, è un intercalare normale. Che non ha un valore offensivo” (fonte Tuscanypeople). Dunque ai piedi di Firenze, ma non solo, il moccolo diventa una questione lessicale più che religiosa. E gli esempi non sono da trovare nel mondo dello sport. Quante volte Massimo Ceccherini ha bestemmiato in televisione mandando in crisi mistica mamma Rai, e lo stesso fece (nel cinema) Roberto Benigni in Berlinguer ti voglio bene. Poi ci sono i letterati come il pratese Curzio Malaparte, che al suo popolo ha dedicato il libro Maledetti toscani, secondo cui “i toscani hanno il cielo negli occhi e l’inferno in bocca”. E addirittura la scienziata fiorentina Margherita Hack dichiarò che “io bestemmio sempre, non toscana…”. Ma questa tradizione tutta toscana, inoltre, ha radici ben più profonde che arrivano fino a Dante e alla sua Divina Commedia; quindi il giovane e toscanissimo Musetti, almeno da noi, è completamente assolto dai suoi peccati. Altro che religione e chiesa, qui si tratta di tradizione, e, se possiamo azzardare, addirittura di cultura di un popolo, quello toscano. I moccoli, quindi, sono volgari? Beh, forse, ma dipende da chi li ascolta piuttosto che da chi li dice. Nella sua Carrara il suono di quel “porco …”, rilanciato sui social anche dai profili social ufficiali di Wimbledon – possiamo ipotizzare che in quel di Londra siano poco avvezzi alle bestemmie –, al massimo può aver suscitato qualche sorriso. Sorrisi che probabilmente si sono ripetuti anche ad Arezzo, Firenze, Lucca, Livorno e via dicendo. Fuori dai confini della Toscana, però, no; la questione viene presa molto seriamente. Tabù o semplice educazione?
Quindi le ipotesi sono due: o gli italiani che non bestemmiano sono bigotti, oppure i toscani sono maleducati, e miscredenti per giunta. La questione tiene banco ormai da più di un secolo, e addirittura risalerebbe alla fine dell’ottocento “durante il passaggio dalla società tradizionale a quella moderna”. A rivelarlo è Vieri Tommasi Candidi sul sito Tuscanypeople, secondo cui “mentre nel lombardo-veneto, per esempio, il processo di modernizzazione sociale e politica avvenne soprattutto attraverso la rete delle organizzazioni cattoliche […] in Toscana, dove prevaleva la mezzadria e il rapporto di lavoro viveva di potenti antagonismi, finì per prevalere una cultura di orientamento socialista-repubblicano e qualche volta […] anche anarchico”. Insomma, i motivi sembrerebbero essere più politici che legati alla chiesa; e questo, continua Candidi, “ha portato la nostra regione (la Toscana, ndr) al laicismo e all’anticlericalismo […] Non è quindi una supposta avversione toscana per la divinità o la spiritualità in genere a originare al suo interno il fenomeno della bestemmia, ma la dichiarata avversione per il cattolicesimo in particolare e la profonda impronta laica della nostra regione che fanno da maggior propellente”. Ecco perché i toscani bestemmiano così tanto, ed ecco perché a Musetti (come abbiamo fatto tante altre volte con Buffon) perdoniamo qualche moccolo di troppo, soprattutto se continua a giocare, e a vincere, così…