Poche settimane fa, a inizio luglio, è uscita la nuova classifica delle “migliori pizzerie d’Italia”, secondo 50 Top Pizza. Si tratta di una guida che premia la tradizione culinaria della pizza, frutto delle valutazioni di numerosi ispettori che, recatisi anonimamente in migliaia e migliaia di pizzerie in tutta Italia, hanno fornito le loro valutazioni a proposito dell’impasto, dei condimenti e dei topping, così come degli abbinamenti proposti di bibite, birre e vino, selezionando i locali migliori. La classifica, che da poco conta in realtà 100, e non più 50 posizioni, premia al primo posto Diego Vitagliano Pizzeria di Napoli e, a parimerito I Masanielli di Francesco Martucci di Caserta. Considerando che proprio la “pizza napoletana”, con le sue caratteristiche, dal 2017 rientra fra i patrimoni immateriali dell’umanità dell’Unesco, non sorprende particolarmente che in prima posizione ci siano due pizzerie campane. A catturare l’attenzione è piuttosto il secondo posto, attribuito inaspettatamente a un locale milanese, ovvero Confine – Pizza e cantina di Francesco Capece e Mario Ventura, che, dall’undicesima posizione della classifica 50 Top Pizza 2023, è salito di ben 9 posti, arrivando sul podio. Non solo, Francesco Capece ha vinto anche il premio speciale di “Pizzaiolo dell’anno”. Così, incuriositi, non potevamo non verificare personalmente, coi nostri occhi e soprattutto, le nostre papille gustative, se davvero la seconda pizza più buona d’Italia si trovi ai piedi della Madonnina.
Nonostante il caldo estivo che a Milano si mantiene a trenta gradi anche durante la notte, curiosi e affamati ci siamo recati da Confine, nella piccola piazza Cardinal Massaia, a due passi dalla basilica di Sant’Ambrogio, patrono del capoluogo lombardo. Vista la crescente popolarità di Confine, anche dopo l’uscita della classifica 50 Top Pizza, abbiamo dovuto prenotare in anticipo il nostro tavolo, anche se, per la verità, qualsiasi locale di Milano richiede ormai la prenotazione, perché per quanto la gente si lamenti, nei ristornati e nei bar non c’è mai posto. Tra le “esperienze” offerta da Confine due tipologie: il menù degustazione da 4-5-6 portate oppure il più comune menù alla carta. Essendo la nostra prima esperienza e volendo provare la pizza più “classica” possibile, abbiamo optato per il menù alla carta. Una volta arrivati siamo stati accolti da uno stuolo di camerieri e cameriere, tutti giovanissimi e vestiti di nero, che ci hanno accompagnato al nostro tavolino rapidamente. Un servizio molto sprint, non c’è che dire, tanto che ci hanno subito augurato “buona cena”. La sala, ricolma di gente, con tanti tavoli tutti vicini fra loro, ci ha colpito per il suo pavimento di marmo maculato bianco e nero che, a dirla tutta a primo impatto ricorda vagamente un bagno di design, ma che, tutto sommato, nell’insieme, dona un tocco ricercato.
Ispezionato il menù abbiamo notato che i prezzi sono un po' alti, con le pizze della tradizione fra i 12 e i 20 euro e quelle signature dello chef fra i 20 e i 25. C’è da aggiungere, tuttavia, che alcune delle pizze proposte sono assolutamente fuori dal comune, non solo perché gourmet, ma anche per alcuni abbinamenti peculiari degli ingredienti e d’altra parte, ormai, in tutti i posti “buoni” la margherita parte dai 9-10 euro di base, perlomeno a Milano, dunque i prezzi non sono poi troppo strani. Di antipasto abbiamo optato per due classici: crocché di patate con pepe e prezzemolo e una frittatina di bucatini al ragù; a seguire, una pizza margherita per omaggiare la tradizione e una più eccentrica Zia Maria, una sorta di rivisitazione della più “rozza” tonno e cipolle, a base di crema di cipolle di Tropea, fiordilatte, ventresca di tonno rosso, riduzione di pomodoro San Marzano DOP, olive nere, pepe nero, basilico e un goccio di olio evo. Nell’attesa due birre rosse che sono arrivate subito anche se, una piccola nota negativa: pur essendo le due birre identiche e arrivate insieme, caso ha voluto che una fosse fresca, come è giusto che sia, e una invece no. La mia ovviamente era quella calda. Un duro colpo. Superato quel momento di piccola delusione, ecco arrivare i nostri antipasti. Serviti in due scodelle metalliche che a primo impatto ricordano un po’ delle ciotole di cane, si sono rivelati in realtà molto buoni: aromatico il crocché e cremosa la frittatina di bucatini, con un sapore di cucina casalinga, quasi “della nonna”. Peccato per le porzioni un po’ piccole. Ne avremmo voluto un po’ di più.
Mentre ci riprendevamo per la delusione della birra calda, è arrivato poi il momento più atteso, quello della degustazione della pizza, vero motivo della nostra visita. Molto buona la margherita, fresca grazie all’abbondante basilico a crudo, ma il vero pezzo forte è stata proprio la Zia Maria. Delicata, "nonostante" la base di cipolle di Tropea, si è rivelata una vera e propria delizia: ogni sapore si sente molto distintamente, senza prevalere sugli altri e non viene affatto coperto né dalla cipolla, né dal pomodoro, con una lieve nota pungente grazie all’aroma del pepe nero. Certo, una delizia da 25 euro Zia Maria, ma senza dubbio un’esperienza molto particolare, mai provata prima d’ora. A concludere il pasto due amari, dove sul menù una lista ben fornita di liquori di ogni sorta ci ha spinto verso uno spirito alla liquirizia e un balsamico “amaro eroico” al bergamotto, dalle note agrumate. Vale dunque la pena mangiare la pizza di Confine? Abbiamo speso circa 40 euro a testa, un po’ sopra la media milanese, ma le pizze hanno in effetti superato le nostre aspettative. Difficile dire se, fra oltre 120mila pizzerie sparse in tutta Italia (almeno secondo dati del 2022), Confine possa essere davvero la seconda migliore in assoluto. Ma, fra le pizze gourmet di Milano senza dubbio non ha pari. Ci torneremmo quindi? Assolutamente sì. Solo speriamo vivamente e molto sentitamente che la prossima volta la (mia) birra sia fresca, perché una birra servita calda d’estate è peggio di un tradimento. Chissà cosa direbbero dei napoletani in visita a Milano.