“Nel cibo e nel poto fu modestissimo, si in prenderlo all’ore ordinate e si in non trapassare il segno della necessità”, scrisse Boccaccio a proposito del Vate nel trattatello In laude di Dante. Certo non si può dire lo stesso di un altro eroe, ma dei nostri tempi e ben più godereccio, che ha un’idea di paradiso molto vicina a un baccanale di grassi saturi, che guida folle altrettanto entusiaste, ma parecchio lontane dagli argomenti trattati dal Poeta laureato. Un aiutino: chi risponderebbe alla domanda “carbonara o amatriciana?” con “Tutte e due, ma con la cipolla?”. Chi definirebbe la dieta “una pausa tra un pasto e l’altro”? Parliamo di Giorgio Barchiesi, nativo di piazza del Popolo e di buona famiglia, con la Tata in Val Pusteria quando era infante; 67 anni, ex veterinario in nuce ben presto tradottosi in alfiere probo dell’unto e bisunto. Detta così non tutti riconosceranno immediatamente il protagonista di luculliani sdigiunini “nutrienti, divertenti, slurp” - cit. a base di taleggio, sempiterno guanciale, la foglia di radicchio per sgrassare, noci, miele, tra due erte fette di pane abbrustolite, divorati in piedi ungendosi la barba e la panza contenuta in una salopette da Super Mario. Lui è Giorgione, il non-cuoco che ha coinvolto e reso adepti fedeli anche i più ritrosi in fatto di cucina grazie al suo format laido e corrotto su Sky Giorgione orto e cucina, in collaborazione con il Gambero Rosso.
“Ma chi, Giorgione? Un grande, mandami una foto”, ci hanno pregato in molti quando abbiamo accettato la convocazione del Gambero per una cena in compagnia del Nostro, al costo di quasi ‘na piotta, come si dice tra centurioni a Roma. Diciamoci la verità: a noi di Giorgione e della sua avversione per la dieta non ce n’è mai fregato un caspio, e in quest’ottica abbiamo approcciato al personaggio avverso alla demonizzazione dei grassi con curiosità e senza esaltanti aspettative. Per presenziare al truce convivio abbiamo seguito un regime a base di “niente senza pane” per tre giorni, dopodiché invece di risuscitare come nostro Signore abbiamo raggiunto la sede del Gambero Rosso in vista di una subitanea, lieta dipartita indotta dalla grande abbuffata a cura del Laido, nella speranza di un aldilà nell’osservanza musulmana, che preveda uomini bellissimi, cibo e vino, più in linea con i dettami di Giorgione.
Lo becchiamo abbigliato nel modo consueto, proprio come appare in video nella sua crassa cucina, nell’atto di scattare selfie con i fan: “Trullallà, viva la Madonna, trullallà”, esclama compassato. “Un saluto a MOW Giorgio, per favore!” Urliamo garruli. Lui ci acchiappa e ci mette a sede sul coscione. Nel dehors del Gambero sono apparecchiati dieci tavoli sociali rotondi dall’elegante vermiglio colpo d’occhio, all’ombra di grossi ombrelloni bianchi su un calpestìo di erba finta. Da bravi orsi umorali speriamo seriamente di non dover allietare sconosciuti commensali con performances varie, perché stasera vogliamo dedicarci solo a Giorgio. Il menù a sorpresa preannuncia una serie di piatti coerenti con gli ettolitri di sudore che espelleremo a furia di strutto, coadiuvati dai cinquanta gradi all’ombra di questo luglio romano. L’entrée è per ora piuttosto parca: un canapé con una fetta di cetriolo all’aneto e un prosecco ghiacciato. Noi ci guardiamo in faccia reciprocamente, studiando le reazioni dei compagni di Giorgionata al tavolo, tutte coppie. Arriva un vitello tonnato ammirevole che spazzoliamo così, de botto. Nemmeno il tempo di rifiatare che si palesano i ravioli di ricotta al radicchio con i formaggi, guanciale – ça va sans dire – e mandorle tritate, che ci vede fare scarpetta senza remore. “Nutritevi! Che ne dite di questo loschissimo intruglio? Io, non facendo lo chef, non mi occupo di cose tecniche, ma dico sempre che se la materia prima è ottima il piatto deve per forza riuscire bene. Questo è un ottimo guanciale, per esempio”, ci dice il Lordo afferrandoci per le spalle mentre succhiamo l’ultimo cicciolo di maiale rosolato. “Mangio certe porcherie in giro Giorgiò...” Lo informiamo, cogliendo l’occasione di fargli qualche domanda.
Cosa ne pensi di Bruno Barbieri, che sostiene che il pesce crudo non rappresenta la cucina di uno chef?
“…Chi? Non lo conosco. Quello che fa diciotto ristoranti? Settantacinque cucine? Ah, no, quell’altro. Della cucina tecnica non me ne frega assolutamente niente. Il pesce crudo è buono, punto. Se è fresco fai in tempo a rovinarlo, se lo cucini.”
Cosa ne pensi del fatto che in America sostengano che la pizza migliore è quella americana?
“Io dico che ognuno dice quello che vuole.”
E della carbonara di Max Mariola a trenta euro al piatto cosa pensi?
“Non lo so, non l’ho mai assaggiata. La morale è fai come te pare. Mangia quello che vuoi e spendi quello che ti pare. A me non me ne frega assolutamente niente. Io non frequento gli chef, non lo dico con spocchia, ma mangiamo per nutrirci. Ad esempio per me la dieta è una pausa tra un pasto e un altro.”
Giorgione gira per i tavoli e incita guardando nei piatti: “mangia, per amore della Madonna!”, ripete. Il secondo primo che si abbatte su di noi è a base di rigatoni alla zucca con i fegatini di maiale, ‘na cosetta fresca a base di ingredienti di stagione, insomma. Visualizzando un accenno di autunno ai nostri ospiti si sciolgono i gargarozzi dandosi ai racconti, mentre giunge il brasato al Barolo con le sue sapide patate arrosto, sempre meglio della polenta, per carità. Grazie al dio Ra non si palesa alcun caminetto, il sole è calato e nessuno farà scarpetta nella ottima riduzione di vino e iperidrosi. Finalmente scatta il dibattito: “Cosa avreste offerto voi ai vostri ospiti in una sera d’estate?” Chi difende la scelta di Giorgione coerente a sé stesso e chi avrebbe proposto roba fresca per una cena arroventata di luglio. Qualcuno racconta la sua esperienza nel ristorante umbro di Giorgione: un buffet approssimativo e affollato, piatti al limite del mangiabile, gente che smucinava nel vassoio appozzando a caso nel ben di Dio, ‘na porcheria insomma. E l’arrosto al Barolo, stasera, com'è? “La sua firma, incurante del caldo di luglio, c'era da aspettarselo”, è l'opinione unanime.
Arrivano due quadratini di cheesecake ai frutti di bosco, praticamente i cavoli a merenda, in linea con la disparatezza dell'insieme. Non sarà quello di The Cheesecake Factory, di cui sentiamo così tanto la nostalgica mancanza, ma insomma gradiamo. Magnà avemo magnato, bevuto avemo bevuto, ce ne possiamo anche andare, burpando lieti verso un ipotetico futuro bendaggio gastrico, sulle orme di Giorgione tempo fa, dopo essersi sentito male mentre declamava un’ode ai grassi e ai loro benefici. Sarà stato davvero Giorgione a cucinare per noi stasera o qualche allievo del Gambero in incognito? E come è assurto alla popolarità trasmettendo sul canale del Gambero Rosso d’emblée? Forse aveva qualche conoscenza? Bluff o no Giorgione riscuote le simpatie di tutti e a questa cena da 80 euro diamo 4. ci aspettavamo davvero l’impossibile, mentre c’è sembrata un po’ una sòla. La serata è stata comunque divertente e aspettiamo una video ricetta combo al cardiopalma con il Professor Berrino e Giorgione, citando uno dei suoi seguaci “a chi toglie il grasso venga negata anche l’acqua!”