Finite le proiezioni, sbirciato sul red carpet (dal lato di chi non ha i soldi per stare accanto alle stelle) ed esplorato le sale stampa per chi lavora al Festival di Cannes resta da fare una sola cosa: mangiare. Potevamo esimerci dal provare una pizza nella città in cui il cinema si mescola con il glamour più esagrerato? Ovviamente no. Incontriamo altri due colleghi, un giornalista e un’aspirante regista che sta promuovendo il suo cortometraggio. Ci dicono di conoscere un posto di discreto successo anche tra gli italiani. È proprio dietro il Palais du Festival, il fulcro dell’evento. Si chiama Le Street e prima di sederci diamo un’occhiata a quello che si dice di loro sui vari siti. In effetti, le prime recensioni fanno ben sperare: “Finalmente una buona cucina italiana”, scrive qualcuno, mentre un altro aggiunge “Panuozzi buonissimi, qualità del cibo e ottimo qualità prezzo… Personale molto cordiale. Consigliatissimo”. Ci fidiamo e decidiamo di provare. Anthony, il proprietario, ci organizza i tavoli e ci fa sedere. Senza esagerare, ordiniamo una margherita a testa. Sono veloci e dopo poco ci arriva tutto (non sarà il forno a legna della tradizione, ma anche l’elettrico fa il suo dovere). Entrambe le pizze hanno una bella faccia. E sì, sono buone. Siamo in Francia, durissima rivale culinaria dell’Italia, ce ne rendiamo conto. Ma fidatevi, in Italia se ne mangiano di molte peggiori. Lo stile si avvicina a quello della pizza napoletana: cornicione alto, impasto e mozzarella non troppo cotti. Ancora Anthony ci propone il “suo” olio piccante (ci piace pensare che sia fatto da lui): ci mettiamo poco a cedere e lui non nasconde la sua soddisfazione con un occhiolino e uno “wow” accennato con la bocca. Effettivamente non è male. C’è chi al nostro tavolo si dice soddisfatto anche dello spritz, mentre la birra, sarà la sete, ma sembra più buona di quello che è.
I commensali sono cinefili, ovviamente, e quindi si inizia a parlare di Nanni Moretti, Stanley Kubrick, Alice Rohrwacher. Qualcuno poi chiede: “Ma esiste ancora qualche attore che può essere definito una stella assoluta e che soprattutto richiama il pubblico in sala?”. “Zendaya”, proviamo ad abbozzare, “Ryan Gosling”, ribattono i colleghi. Dal tavolo accanto, però, una voce chiama senza esitazione: “Emma Stone”. L’attrice americana è sicuramente una delle più attese di questa edizione di Cannes, data la sua presenza in Kind of Kindness, il film di Yorgos Lanthimos, vincitore del Leone d’oro al Festival di Venezia lo scorso anno per Povere creature. La donna che pronuncia quel nome è seduta sola, sta finendo di mangiare e probabilmente ha ascoltato tutta la nostra conversazione. “Avete visto il film di Lanthimos? È molto bello”, garantisce. Ci chiede poi la ragione della nostra presenza a Cannes: giornalisti, attori e qualche appassionato (la nostra tavola nel frattempo si è allargata): “Cool”. Le chiediamo di lei. Con la tranquillità di chi sa di contare ci confessa di essere la direttrice dei casting di Povere creature, Kind of Kindness e La favorita: gli ultimi tre film di un regista candidato al premio Oscar. Dopo poco si alza e ci saluta semplicemente: “Cercatemi su internet”. Al di là del siparietto, tornando alla pizza: per essere a Cannes durante il Festival non abbiamo speso tanto: margherita, coca zero e coperto fanno 19 euro. Anzi, sicuramente in certe pizzerie gourmet di Milano avremmo speso di più. Ne valeva la pena? Siamo onesti, la pizza era un po’ pesante. Ma considerato il tempo e il luogo non ci possiamo lamentare. Durante la prossima edizione, chissà, forse ci torneremo di nuovo.