Fine pena: il 4 maggio. Ma intanto, da oggi, Jannik Sinner può tornare a toccare la terra rossa del Country Club di Montecarlo. Il numero uno del mondo è pronto a rimettersi in marcia dopo due mesi di stop forzato. E non c’è bisogno di cronometri o comunicati ufficiali: basta vederlo impugnare di nuovo la racchetta per capire che l’attesa è finita. Il conto alla rovescia che ha tenuto col fiato sospeso un intero Paese è arrivato all’ultimo click. Sinner torna. E lo fa da leader del tennis mondiale. Non è cambiato nulla nella sua posizione Atp: è sempre lì, incollato al vertice, nonostante l’assenza. E non perché gli altri non ci abbiano provato: Carlos Alcaraz, vincendo Montecarlo, ha fatto un balzo importante e ora lo tallona da vicino, ma la distanza (oltre duemila punti) resta ampia. Zverev ha fallito, Medvedev pure. Nessuno ha approfittato della sua pausa. Anzi, mentre lui si allontanava dai riflettori, il tennis italiano, quello degli altri, brillava come non mai. Lorenzo Musetti ha accarezzato il sogno, spingendosi fino alla finale nel Principato. Matteo Berrettini ha battuto Zverev e mostrato segnali di una rinascita vera.

Jasmine Paolini è salita ancora nel ranking Wta, mentre Cobolli e Darderi si sono presi la scena in diverse occasioni. L’Italia ha continuato a macinare tennis. Ma ora, con Jannik di nuovo in campo, torna anche il cuore pulsante del movimento. Eppure, questi due mesi non sono stati solo silenzio e allenamenti in solitaria. Sono stati anche un viaggio interiore. A raccontarlo è stato lo stesso Sinner, durante la premiazione a Merano, dove ha ricevuto il riconoscimento di sportivo altoatesino dell’anno: “Alla fine mi ha fatto bene questo stop, avevo tanta pressione l’anno scorso, tante difficoltà. Sono stato bene, ho fatto tante cose diverse”. Ha visitato un museo, ha pedalato sulle alture intorno a Montecarlo, ha giocato a golf. Ha vissuto. E, soprattutto, ha ricaricato le batterie. Fisiche, mentali, emotive. Perché il caso Clostebol, con tutto il suo strascico mediatico, le ricostruzioni sbagliate, i sospetti striscianti e le critiche malcelate, ha pesato. Ma non ha incrinato l’essenziale: la fiducia. Né quella dei tifosi, né quella delle istituzioni sportive, né quella dei suoi colleghi. L’accordo con la Wada, la sospensione concordata, i test tutti negativi rifatti e ricontrollati, l’assenza totale di benefici sportivi: la vicenda, dal punto di vista tecnico, è chiusa. Ora resta solo il campo.

E il campo, per Sinner, comincia da Roma. Gli Internazionali d’Italia saranno il suo primo torneo ufficiale post-squalifica. Tornerà sul Centrale del Foro Italico da numero uno del mondo, accolto da un intero stadio in delirio, con la pressione che ormai ha imparato a gestire. “Mi fa piacere rientrare da numero uno ma non deve essere questo l’obiettivo. L’importante è ripartire il prima possibile, Roma sarà il torneo di preparazione per Parigi e vediamo come andrà”, ha detto. Roma, dunque. Poi Parigi. E in mezzo, una rivalità pronta a riaccendersi: quella con Carlos Alcaraz. Lo spagnolo ha dominato Musetti nella finale di Montecarlo, ha sollevato il suo primo trofeo del 2025 e si è ripreso il secondo posto del ranking. I due sono destinati a incrociarsi di nuovo. Magari proprio nella capitale. Sicuramente al Roland Garros. Il tennis mondiale aspetta una cosa sola: una finale Slam tra loro due. Da Pechino 2024 a Parigi 2025, la traiettoria sembra già scritta. Per ora, però, c’è un ragazzo di 22 anni che si sta allacciando le scarpe sul campo secondario del Country Club. Lui riparte da qui. Con il sole sul viso, la racchetta in mano e lo stesso sguardo di sempre. Quello di chi sa dove vuole arrivare.