Franco Morbidelli non salirà sulla Ducati Desmosedici del Team Pramac prima del primo GP di stagione. E’ di oggi, infatti, la notizia che il pilota italobrasiliano non arriverà a Sepang (inizialmente s’era pensato potesse partecipare all’ultima giornata) e che non sarà neanche in Qatar per l’ultimo test invernale prima del via ufficiale della stagione. Troppo brutta la botta rimediata a Portimao in seguito alla caduta con la Panigale V4S con cui si stava allenando insieme agli altri piloti Ducati e a quelli della Superbike. I medici, si legge in una nota diffusa da Pramac, hanno consigliato un periodo di riposo di almeno tre settimane, nonostante siano escluse lesioni, fratture o traumi di particolare gravità. Rischi da evitare e decisione saggia di non forzare la mano, ma è chiaro che per Morbidelli e per la stessa Pramac è una brutta tegola.
Sarebbe stato importante poter prendere confidenza con la Ducati dopo tanti anni in sella alla Yamaha, sarebbe stato importante conoscere più a fondo gli uomini del box, sarebbe stato importante avere un primo confronto con il cronometro e con gli avversari in pista. Invece niente: riposo assoluto per tre settimane. E situazione che adesso si fa complicata prima ancora di cominciare, visto che Morbidelli è di quelli eternamente in discussione e che il mercato piloti è già caldo. Per carità, non è Pramac la squadra che ti lascia a piedi senza averti dato modo di dimostrare chi sei e quanto vali e Paolo Campinoti, il patron della squadra, è di quelli che in fatto di umanità non è stato mai secondo a nessuno e tra i due c'è già un vecchio intreccio. Però il vicecampione del mondo del 2020 non starà certo passando un buon momento, proprio come gli era capitato ormai un paio d'anni fa. E probabilmente è pure stufo della sequela di “momenti del caz*o” che lo rendono “il pilota sempre in salita”.
Nelle corse, proprio come nella vita, c’è gente condannata a faticare di più, a fare più strada come se dovesse sempre partire da un passo indietro rispetto a tutti gli altri. Piccoli eroi delle occasioni perse e delle sfighe trovate che se dovessero avere un viso in MotoGP avrebbero i lineamenti proprio di Franco Morbidelli. Da sempre. Fin da quando era ragazzino e s’è ritrovato a vincere per rispondere a un dolore atroce. La sua è probabilmente la storia più incredibile tra quelle di tutti i piloti della MotoGP (l’abbiamo già raccontata qui ormai tanto tempo fa), ma è come se ogni volta si aggiungesse un pezzo per farla più difficile. I soliti ottimisti potranno dire che alla fine a Portimao non gli è andata malissimo, visto che anche il racconto dei fratelli Marquez descrive una scena tremenda, ma il punto è che bene del tutto a Morbidelli non va mai. E questo lo rende umano, più umano degli altri, avvicinandolo in qualche modo alla storia di tutti quelli costretti a crescere con più fatica come maestra. Al punto che il vero talento di quel ragazzo, che pure è velocissimo e che ha un mondiale in una tasca e un titolo da vicecampione della MotoGP nell’altra, quasi non è la velocità, ma la capacità di rinascere. Partendo da più lontano. Da laggiù dove ogni volta l’ha costretto la sfiga.
Franco, ci aveva detto una volta sua mamma, è uno capace di andare forte, ma, prima di tutto, è uno capace di rinascere trovando motivazione dove altri direbbero basta. Solo che anche “rinascere” non è senza cicatrici. Solo che pure rinascere sfianca. E porta a farsi domande. Ecco perché viene da dire che la vera ferita da curare in queste tre settimane non sarà quella del corpo (che fortunatamente neanche c’è), ma quella del senso di sconfitta prima ancora di aver potuto lottare. Come un peso nel pensiero che Franco Morbidelli ha già dovuto sconfiggere decine di volte in tutta la sua carriera e che però trova sempre il modo di ripresentarsi. Vincerà ancora e tornerà in sella. Faticando di più come sempre e trovandosi costretto a fare quello che gli altri fanno durante i test nel bel mezzo dei fine settimana di gara, ma partendo da una certezza: nessun conto sarà mai aperto troppo a lungo e pure la salita, anche quella che sembra interminabile, prima o poi dovrà finire. E’ lassù in cima, prima ancora che in Qatar per il primo GP, che quelli come Franco Morbidelli vanno aspettati. Yamaha non l’ha fatto, Ducati e Pramac lo faranno.