Detenzione di armi da guerra: questa è l’accusa della procura di Milano nei confronti di Cristian Ferrario, l’ultrà dell’Inter e fedelissimo di Andrea Beretta che possedeva le chiavi del deposito dove è stato rinvenuto un vero e proprio arsenale. Da Massimo Giletti a Lo Stato delle cose è intervenuto l’avvocato Mirko Perlino (ex legale proprio di Beretta): “Quando mai una curva ha bisogno di un arsenale, per fare la guerra a chi?”, ha detto interpellato dall’inviato Enrico Lupino: “Secondo me queste armi sono attribuibili a una sola persona”. Chi è questa persona? Qual è il suo peso criminale? E, soprattutto, che rapporti aveva con la curva Nord? Su Rai 3 vengono mostrate le immagini di quei box auto dove erano nascoste le armi, tra cui, forse, la pistola con cui è stato ucciso Vittorio Boiocchi il 29 ottobre del 2022. È proprio di questo che Andrea Beretta parlerà agli inquirenti. E capire come sono andate le cose due anni fa permetterà di comprendere i meccanismi sottesi alla curva e alla funzione che Antonio Bellocco e la ‘ndrangheta ricoprivano. Klaus Davi (che abbiamo intervistato) era alla riunione degli ultrà al Baretto. E da Giletti vengono mandate in onda i video che lo stesso giornalista ha realizzato. Chi ha messo lo striscione in cui Beretta viene definito un infame? Anche se non esplicitamente, Nino Ciccarelli, fondatore del gruppo dei Vikings, ha ammesso: sono stati loro. Del resto, sullo striscione c’era la firma del Secondo Anello Verde. Sempre nella conversazione con Davi, abbiamo evidenziato come questa presa di posizione sia in realtà un passo indietro rispetto al primo comunicato: la curva sta con Rosarno, quindi? Ma a Lo Stato delle cose si è parlato anche di Milan.
Già in una delle puntate precedenti (di cui abbiamo scritto qui) Enrico Lupino e il direttore di MOW erano andati nella sede della Why Event, la società tramite cui gli ultrà rossoneri organizzavano eventi in Calabria. E chi lavora nello stesso palazzo assicura che le attività che si svolgevano lì non era quelle di un’azienda che realizza eventi. Inevitabile, poi, tornare su Luca Lucci e l’indagine parallela che lo vede coinvolto, in cui il Toro viene descritto come uno dei più potenti e influenti trafficanti di hashish in circolazione, con contatti in Spagna e in Marocco, capace di spostare quintali di droga su camion. E di venderla a un ritmo che in pochi riescono a sostenere, come ammettono nelle intercettazioni i suoi partner (ne abbiamo parlato qui). Armi e droga: i due elementi che all’inizio di questa storia sembravano mancare. Ma era solo questione di tempo.