Poi non dite che non ve l’avevamo detto. Che cosa? Che il tema della luce accesa a casa della nonna materna di Chiara Poggi la sera prima del delitto sarebbe tornato centrale. E pure che la nuova linea difensiva del nuovo legale di Andrea Sempio avrebbe potuto rivelarsi pericolosa. E’, lasciateci fare i caz*oni, esattamente quello che è successo. Sì, perché dopo la perizia della dottoressa Denise Albani, che significa tantissimo se contestualizzata (una perizia portata a incidente probatorio è a tutti gli effetti una prova), ma molto poco nell’ottica di un eventuale processo, adesso l’impressione è che il campo delle indagini portate avanti dal procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, sia molto più ampio rispetto al solo Andrea Sempio. Tanto che, addirittura, c’è chi parla di “plurimi indizi”. Solo che, a leggere bene tra le carte (almeno quelle “sfuggite” di mano a qualcuno), Sempio non è l’unica direzione in cui si guarda e la domanda degli inquirenti pare essere, piuttosto, se davvero a uccidere Chiara Poggi è stato Alberto Stasi o solo Alberto Stasi.
Se salotti tv e testate giornalistiche tornano prepotentemente a parlare delle tante (sicuramente troppe) testimonianze ignorante nel corso degli anni è, probabilmente, perché di quegli stessi argomenti si è tornati a parlare anche nei tavoli che coordinano le indagini. Il tema caldo, come avevamo anticipato, riguarda adesso la luce accesa la sera prima del delitto a casa della nonna materna di Chiara Poggi. Una casa disabitata da tempo in cui Chiara era andata a “cogliere l’uva” appena due giorni prima e in cui non era raro vedere Marco Poggi e i suoi amici (Sempio compreso). In quella casa, al tempo, fu fatta solo e esclusivamente una ispezione, senza alcun approfondimento e meno che mai rilevando impronte o tutto quello che sarebbe potuto tornare utile alle indagini. Indagine che, ormai lo ammettono anche gli stessi protagonisti, furono fatte almeno nelle prime ore con un sospetto pressapochismo (le famose “cappellate” di cui ha parlato il colonnello Cassese).
La BPA dei Ris di Cagliari, stando alle anticipazioni, non ha, infatti, escluso l’azione plurima e, quindi, la certezza fino a ora consolidata che a uccidere Chiara Poggi sia stata una sola persona avrà, dopo il 18 dicembre, una consistenza del tutto differente. Sicuramente non più granitica. E pure la ritrattazione (con conseguente intercettazione in cui confessa al babbo di aver detto la verità, ma di aver ritrattato perché “è meglio così”) del testimone Muschitta, che aveva visto una ragazza in bici nera dirigersi verso Tromello, apre a molti dubbi. Soprattutto se confrontata con un’altra testimonianza, quella del musicista Pietro Emilio Franchioli, ormai deceduto, che nel 2009 disse di aver visto, intorno alle 9,30 del mattino, una figura probabilmente femminile piegata su una bicicletta nera proprio davanti alla villetta di via Pascoli in cui Chiara fu uccisa. “Era vestita di scuro, per me era una donna – si legge in quella deposizione - parlo a due anni di distanza dai fatti perché in un primo momento si diceva che Chiara era morta più tardi e quindi non avevo ricollegato. L’ho fatto quando ho saputo che invece l’orario della morte era stato individuato intorno alle 9 del mattino”. Idem per la testimonianza di cui s’è parlato nell’ultimo dei servizi dedicati a Garlasco da Le Iene andato in onda (prima che il nuovo servizio, annunciato e poi ritirato, scomparisse dai radar) e in cui si riferiva di un’auto che avrebbe sgommato, sempre a quell’ora, proprio all’incrocio di via Pascoli. A proposito, viste le foto rese puliche da Bugalalla in cui, in effetti, una sgommata sull’asfalto (che non significa niente, per carità) c'è davvero?
Insomma, il 18 dicembre si chiarirà il futuro di una posizione, ma l’impressione è che le indagini sono tutt’altro che chiuse. E che si andrà ben oltre la Primavera di cui parlano tutti. Si arriverà, verosimilmente, fino all’ultima scadenza di ottobre. E anche in questo chi ci aveva visto lungo è l’avvocato Massimo Lovati, sempre più dipinto come un mezzo matto avvinazzato a cui, però, il tempo finisce quasi sempre per dare ragione. E’ vero, tra sogni, visioni e personaggi buttati là dopo averli presi in prestito dai cartoni animati, Lovati è uno che fa venire i nervi. Ma ha già dimostrato di saper guardare più oltre degli altri. Chi ha dovuto in qualche modo ammetterlo è anche il nuovo pool difensivo di Andrea Sempio, visto che, dopo l’atteggiamento iper collaborativo delle prime settimane, adesso il legale Liborio Cataliotti ha annunciato che il suo assistito non parlerà più con i pm. La stessa linea presa già da subito dall’avvocato Lovati, che aveva anche contestato la decisione di Sempio e il suo nuovo pool di sottoportsi spontaneamente alle misurazioni antropometriche: “perché dobbiamo andare noi e anticipare? Se vogliono hanno tutti gli strumenti per chiamarci o chiederci”. Adesso anche Liborio Cataliotti sembra pensarla così: “Abbiamo un vantaggio che ci è concesso dalla legge, che custodiamo gelosamente e che intendiamo sfruttare”.