image/svg+xml
  • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • Girls
    • Orologi
    • Turismo
    • Social
    • Food
  • MotoGp
  • Tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • Calcio
    • NFL
    • combattimento
  • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Attualità
    • Attualità
    • Politica
    • Esteri
    • Economia
  • Lifestyle
    • Lifestyle
    • Car
    • Motorcycle
    • girls
    • Orologi
    • Turismo
    • social
    • Food
  • motogp
  • tennis
  • Formula 1
  • Sport
    • calcio
  • Culture
    • Culture
    • Libri
    • Cinema
    • Documentari
    • Fotografia
    • Musica
    • Netflix
    • Serie tv
    • Televisione
  • Garlasco
  • Cover Story
  • Tech
  • Fashion
    • Fashion
    • Moda
    • Gear
    • Footwear
  • EVERGREEN
  • Topic
  • Journal
  • Media
Moto.it
Automoto.it
  • Chi siamo
  • Privacy

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159

  1. Home
  2. Culture

Altro che influencer e trapper, Kasia Smutniak ultima vera punk: lascia la recitazione e sceglie la realtà. “Non voglio più fare l’attrice”: ecco l’unico gesto di ribellione possibile, uscire di scena

  • di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

6 agosto 2024

Altro che influencer e trapper, Kasia Smutniak ultima vera punk: lascia la recitazione e sceglie la realtà. “Non voglio più fare l’attrice”: ecco l’unico gesto di ribellione possibile, uscire di scena
Chi ha il coraggio di uscire di scena, in un’epoca in cui la visibilità è considerata un tesoro? Kasia Smutniak ha preso la sua decisione: “Non voglio più fare l’attrice. Penso sia la decisione più punk che ho preso finora”. Adesso che ha esordito come regista (Mur), Smutniak sembra voler uscire dal campo visivo delle telecamere. Per preservare la sua libertà d’artista e per scoprire le storie reali di coloro che la circondano, “più interessanti di quelle che mi capitava di interpretare”. E questa è la dimostrazione che l’unico gesto punk rimasto è solo uno: sparire

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

La ricerca della visibilità ha sostituito quella che dava il titolo al film di Gabriele Muccino con Will Smith, La ricerca della felicità, trasformando le due cose in sinonimi. Inutile prendersi in giro: apparire è necessario, presenziare su piattaforme e palchi non più l’ornamento di un mestiere, ma una parte fondamentale di ogni impresa. Ma quelle stesse piattaforme garantiscono un tempo limitato di esposizione (gli ormai inflazionatissimi “15 minuti” di Andy Warhol). Forse per questo sono molti gli youtuber o gli influencer che cercano, per vie traverse, di entrare nel mondo del cinema. Come attori, doppiatori (non tutti gradiscono) o, più semplicemente, come ospiti (non meglio identificati) ai grandi festival. L’arte sfugge, o quantomeno rallenta, il processo d’invecchiamento precoce di qualsiasi altro contenuto. C’è chi però ha deciso di fare un percorso inverso, cominciando un movimento opposto alla corrente. Kasia Smutniak ha deciso di smettere di fare l’attrice. “Non voglio più fare l’attrice. Penso sia la decisione più punk che ho preso finora, anche perché l’ho maturata in un momento bellissimo della mia carriera”, ha detto in un’intervista a La Stampa. Sì, ormai il punk non è più la sfida esplicita al buon gusto borghese: questa è ora un’occupazione quotidiana fin troppo diffusa per essere davvero “contro” qualcosa. Punk significa piuttosto sparire, scegliere di non apparire. O almeno ritirarsi dietro a un filtro che non sia il solito piccolo schermo di uno smartphone o di un profilo social. Kasia Smutniak ha già cominciato il suo percorso da regista con Mur: qui il protagonista è, appunto, il muro. Siamo davvero convinti, però, che la sovraesposizione sia il superamento della barriera che divide le stelle dal loro pubblico? Gli “ultra-visibili” dai “mai visti”?

Kasia Smutniak e Toni Servillo in "Loro" di Paolo Sorrentino
Kasia Smutniak e Toni Servillo in "Loro" di Paolo Sorrentino
https://mowmag-store.myspreadshop.it

“A un certo punto la realtà che mi circondava, le persone che incontravo, le loro vicende, mi sembravano più interessanti di quelle che mi capitava di interpretare”. Le vite reali, dunque. Il cinema, lo sfarzo delle grandi kermesse, i red carpet: le fondamenta (dimenticate) di tutto ciò sono le storie. “Mi sono chiesta, ma cosa sto raccontando? Come se la realtà avesse superato ogni fantasia, mentre la mia curiosità e la mia passione erano sempre più rivolte verso quello che mi circondava e diventava parte della mia vita”. La vita, di nuovo. Smutniak ha fatto la modella, poi l’attrice e infine, da poco, la regista. Sempre fotografata, filmata, intervistata. E non a caso “Quando ho annunciato in famiglia il mio ‘ritiro’, un termine che, in realtà, mi fa tanto ridere, non ci ha creduto nessuno”. Perché rinunciare a essere visti, in fondo? Stanley Kubrick, J. D. Salinger e i Daft Punk, diceva Jude Law in The Young Pope, sono gli artisti più importanti proprio per le loro vite ritirate. Con Paolo Sorrentino, regista della serie, Smutniak ha lavorato in Loro, dove interpretava l’Ape regina delle feste di Silvio Berlusconi: personaggio, quello di Kira, che vive in una zona limite, stretta tra la necessità di rimanere nascosta e il bisogno di non venire dimenticata. La Kasia Smutniak reale sembra aver deciso da quale parte della linea stare. E lo ha fatto per preservare la sua libertà di artista: “Ho deciso di fermarmi per seguire un puro istinto. Il mio bicchiere si è riempito. Mi sono detta ‘se sei un’artista, devi rischiare di più’, devi seguire l’istinto, senza pensare alle conseguenze”. Ecco la sintesi: chi è sempre apparsa nei film, nelle serie tv, in foto, come modella o attrice, decide di lasciare la recitazione, salvando la sua libertà d’artista. Uscire dal campo visivo (per un po’) e guadagnarsi uno spazio nell’ombra. Per essere, ribadiamo, artista. Ed è l’unico gesto punk che è rimasto da fare.

https://mowmag.com/?nl=1

More

Ma vi siete accorti che Vera Gemma a Los Angeles è trattata come una star mentre in Italia nessuno dice niente? Presentata da un regista premiato a Cannes, elogiata da un Premio Oscar e celebrata dal Times, ma da noi c'è omertà. Perché?

di Jacopo Tona Jacopo Tona

nessuno è profeta in patria

Ma vi siete accorti che Vera Gemma a Los Angeles è trattata come una star mentre in Italia nessuno dice niente? Presentata da un regista premiato a Cannes, elogiata da un Premio Oscar e celebrata dal Times, ma da noi c'è omertà. Perché?

Inside Out 2, Lilli Manzini contro i doppiatori improvvisati: “Pilar Fogliati e Deva Cassel col doppiaggio non c'entrano niente”. Poi l’attacco a Elio Germano e Benedetta Rossi. Mentre su Alessandro Borghi…

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

Dilettanti allo sbaraglio?

Inside Out 2, Lilli Manzini contro i doppiatori improvvisati: “Pilar Fogliati e Deva Cassel col doppiaggio non c'entrano niente”. Poi l’attacco a Elio Germano e Benedetta Rossi. Mentre su Alessandro Borghi…

Il film su Padre Pio di Abel Ferrara converte meglio di papa Francesco? Il protagonista Shia LaBeouf ha trovato la fede (via Mel Gibson), ma gli altri forse preferiscono Asia Argento...

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

La via per la redenzione

Il film su Padre Pio di Abel Ferrara converte meglio di papa Francesco? Il protagonista Shia LaBeouf ha trovato la fede (via Mel Gibson), ma gli altri forse preferiscono Asia Argento...

Tag

  • Cinema
  • Film
  • Social

Top Stories

  • FIGLIETTISMO D’ARTE: Ma vi sembra normale che al Teatro San Carlo di Napoli il figlio della Direttrice generale Emmanuela Spedaliere sia stato assunto come Direttore artistico delle Officine San Carlo? E ora gli prolungano il contratto fino a…

    di Riccardo Canaletti

    FIGLIETTISMO D’ARTE: Ma vi sembra normale che al Teatro San Carlo di Napoli il figlio della Direttrice generale Emmanuela Spedaliere sia stato assunto come Direttore artistico delle Officine San Carlo? E ora gli prolungano il contratto fino a…
  • Abbiamo letto “Il giorno dell’ape” di Paul Murray, che ha vinto il Premio Strega Europeo: ma davvero è “il più bel libro dell’anno” (cit. Bret Easton Ellis)? Spoiler, no. Ecco due romanzi usciti quasi in contemporanea che dovreste leggere

    di Riccardo Canaletti

    Abbiamo letto “Il giorno dell’ape” di Paul Murray, che ha vinto il Premio Strega Europeo: ma davvero è “il più bel libro dell’anno” (cit. Bret Easton Ellis)? Spoiler, no. Ecco due romanzi usciti quasi in contemporanea che dovreste leggere
  • Perché dimenticate Garbo, il più grande poeta in musica? Altro che De André, Guccini, De Gregori e Vecchioni, riascoltate la sua discografia che porta oltre le Colonne d’Ercole del già sentito…

    di Aldo Nove

    Perché dimenticate Garbo, il più grande poeta in musica? Altro che De André, Guccini, De Gregori e Vecchioni, riascoltate la sua discografia che porta oltre le Colonne d’Ercole del già sentito…
  • ⁠⁠Se avete amato Joel Dicker e Stephen King amerete questo bestseller: abbiamo letto “Kala” di Colin Walsh (Fazi), ma com’è? Un giallo page-turner che ha tutto: l’adolescenza, l’amore, l’invidia. E una ragazza scomparsa...

    di Riccardo Canaletti

    ⁠⁠Se avete amato Joel Dicker e Stephen King amerete questo bestseller: abbiamo letto “Kala” di Colin Walsh (Fazi), ma com’è? Un giallo page-turner che ha tutto: l’adolescenza, l’amore, l’invidia. E una ragazza scomparsa...
  • Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."

    di Alberto Bertoli

    Abbiamo fatto ascoltare "Tutto", il disco di Eugenio Finardi, ad Alberto Bertoli. Il risultato? "Ma non si era stufato? Tra canzoni blockchain, amori sconfinati e fisica quantistica, meno male che ci aveva raccontato una bugia..."
  • Abbiamo fatto ascoltare Libertà negli occhi, il disco di Niccolò Fabi, al poeta Aldo Nove. Il risultato? "Capolavoro di saudade e sguardo a un presente che sfugge. Costringete Tony Effe a sentirlo per una settimana…”

    di Aldo Nove

    Abbiamo fatto ascoltare Libertà negli occhi, il disco di Niccolò Fabi, al poeta Aldo Nove. Il risultato? "Capolavoro di saudade e sguardo a un presente che sfugge. Costringete Tony Effe a sentirlo per una settimana…”

di Domenico Agrizzi Domenico Agrizzi

Se sei arrivato fin qui
seguici su

  • Facebook
  • Twitter
  • Instagram
  • Newsletter
  • Instagram
  • Se hai critiche suggerimenti lamentele da fare scrivi al direttore moreno.pisto@mowmag.com

Next

Vi spieghiamo perché Eminem batte Taylor Swift e a 52 anni è ancora il rapper più grande di tutti. Da 8 Mile alla consacrazione: Slim Shady (precursore di Trump?) è sempre il re

di Vincenzo Profeta

Vi spieghiamo perché Eminem batte Taylor Swift e a 52 anni è ancora il rapper più grande di tutti. Da 8 Mile alla consacrazione: Slim Shady (precursore di Trump?) è sempre il re
Next Next

Vi spieghiamo perché Eminem batte Taylor Swift e a 52 anni è...

  • Attualità
  • Lifestyle
  • Formula 1
  • MotoGP
  • Sport
  • Culture
  • Tech
  • Fashion

©2025 CRM S.r.l. P.Iva 11921100159 - Reg. Trib. di Milano n.89 in data 20/04/2021

  • Privacy