Sì lo abbiamo detto davvero, ci sono ciclisti che mi amiamo. Sono cinque in particolare e si chiamano Francesco Lamon, Simone Consonni, Jonathan Milan e Filippo Ganna. Loro hanno vinto, anzi stravinto l’oro all’inseguimento su pista a squadre. Una semifinale di cuore, conclusa con la vittoria e il record del mondo. E poi la finale contro i favoriti della Danimarca. Partenza lenta, gli avversari che allungano ma Pippo “Velocecomeilvento” Ganna e la sua squadra rientrano in pista, si fa per dire, e agli ultimi venticinque metri passano in vantaggio, vincono e migliorano il world record. E poi c’è il nostro portabandiera Elia Viviani che dopo l’oro a Rio2016 strappa uno storico bronzo a Tokyo2020 nell’Omnium dopo una partenza da incubo. Fase eliminatoria dopo l’altra ha rimontato fino ad arrivare alla terza piazza. Un successone che, come detto anche dallo stesso ciclista italiano, “prima delle Olimpiadi avrei messo la firma per un bronzo”.
.
Ma a prendersi la scena sono nuovamente i telecronisti che hanno commentato gli Azzurri dell’inseguimento su pista. La loro emozione appena tagliato il traguardo e la loro garra, come direbbe Lele Adani, nel commentare la gara ci ha ricordato i tempi di Giampiero Galeazzi e l’oro nel k2 con Antonino Rossi e Beniamino Bonomi. Occhi sbarrati per l’ex ciclista Marco Cannone, concentrazione al massimo per Luca Gregorio: “Dai Pippo! Dai Pippo” - urlano i due dalla cabina di commento – “Siiiiiii, ci siamo!!” esplodono poi dopo il taglio del traguardo. Si abbracciano, non credono ai loro occhi, Gregorio ha tirato giù il freno a mano e inizia a dire qualsiasi cosa gli passi per la testa, Cannone si abbraccia da solo. “Siamo nell’Olimpo, siete nell’Olimpo!” - grida a squarciagola Luca Gregorio – Siete grandiii, ma cosa avete fatto? Avete coronato il sogno di tutta Italia” – aggiunge piangendo Cannone. Imprese del genere, di sport mediaticamente meno ridondati, ci fanno venire i brividi proprio perché accompagnati dalla voce degli esperti, che ti trasportano dentro e ti fanno sperare in una vittoria. E sono proprio queste storiche imprese che, per una volta ogni quattro anni, ci fanno amare alla follia i ciclisti italiani.