Morricone non aveva paura della dissonanza e la sua lezione deve servire a questa Italia di oggi pavida e incapace di innovare
Ennio Morricone è stato senza dubbio il più grande musicista ‘italiano nel mondo’ della nostra epoca. Perché è riuscito a sfondare? Perché ha trovato l’equilibrio perfetto tra la musica classica e il pop senza mai rinunciare all’una per l’altra. Nella musica di Morricone c’è audacia, il suo approccio gli ha permesso di maneggiare sia la ‘canzonetta’ - trasformandola in un gioiello (Il cielo in una stanza, Città vuota, Cuore...) - e sia il grande sinfonismo, rendendolo fruibile per tutti.
Tutto il cinema americano degli ultimi 50 anni deve qualcosa a Ennio Morricone così come la musica leggera, soprattutto per gli arrangiamenti degli anni 60 che sono stati ispiratori di molte correnti musicali pop/rock internazionali come il triphop, l’acid jazz, tutto il suono chiamato ‘lounge’, che discende dalla schiera di autori delle musiche da cinema italiani (Piccioni, Trovaioli, Carpi, Piovani...) di cui Morricone è considerabile il capostipite.
La sua lezione deve servire a questa Italia di oggi pavida e incapace di innovare, di ricercare e portare stili e generi mai sentiti. Morricone non aveva paura della dissonanza, questo è il principale problema che invece coinvolge la quasi totalità della musica italiana odierna.