Marco Giusti, il grande critico cinematografico che di recente ha presentato il suo Roma, santa e dannata con Roberto D’Agostino e Daniele Ciprì alla Festa del Cinema di Roma, ci ha spiegato un grave problema dell’industria del cinema in Italia: la distribuzione sbagliata. Troppo spesso infatti è fatta male. Ad alcuni film vengono date poche sale e buttate a casaccio per di più con proiezioni a orari assurdi. E poi ci stupiamo che nessuno vada al cinema? Certo, di venerdì pomeriggio alle 15.30, è un po’ difficile che si formi una fila al botteghino... Giusti si è anche schierato con la fazione “Il sol dell’avvenire No”, l’ultimo Nanni Moretti che ha diviso in due il pubblico e la critica. “Secondo me quelli che l'hanno apprezzato meno sono i giovani, solo i vecchi fan di Nanni saranno usciti contenti dalle sale”. Del resto: “Al cinema abbiamo avuto contemporaneamente Napoleon di Ridley Scott, Killers of the flower moon di Martin Scorsese e Un colpo di fortuna di Woody Allen, tre film vecchi di tre registi ottantenni”. E sulla notizia del possibile sfratto di Officina Pasolini, il laboratorio di alta formazione artistica sovvenzionato dai fondi della regione Lazio, Gusti non ha tergiversato sostenendo che per trovare una risposta a tutto questo basta alzare lo sguardo e vedere chi c’è al potere, la Destra: “Non stupisce che siano poco interessati alla cultura”.
Di recente sia Emma Dante che Alice Rohrwacher hanno detto che i loro film (Misericordia e La Chimera) sono stati distribuiti per pochissimo tempo in pochissime sale d’Italia, c’è chi parla di “cannibalizzazione” dei film più mainstream e con grandi produzioni rispetto a tutto il resto. Lei cosa ne pensa?
La chimera è stato sostenuto con una distribuzione in poche sale ma giuste, cosa che purtroppo non accade con tutti i film italiani. Infatti, spesso le sale che vengono affidate a un film sono troppo poche o vengono gestite male e offrono proiezioni soltanto a determinati orari, penso anche a Limoni d’inverno con Christian De Sica programmato a orari folli, come le 15.30 di venerdì pomeriggio per capirci. E poi ci stupiamo se nessuno va a vederlo? Sicuramente anche il boom di C’è ancora domani, che ha preso quasi cinquecento sale, ha reso la visibilità più difficile per alcuni film, specie quelli d'autore, del resto un esercente è anche più portato ad acquistare un titolo come questo che ha registrato tantissimi incassi piuttosto che uno considerato di nicchia.
La gente tornerà nelle sale? Stiamo assistendo a un trend positivo per il cinema?
Per quanto mi riguarda il trend positivo riguarda solo il film della Cortellesi. Un lavoro costato circa otto milioni che ne ha fatti più del doppio. È un fatto spettacolare per il nostro cinema abituato a un massimo di quattro milioni di biglietti venduti. Però dovrebbe uscirne un altro capace di registrare simili incassi magari poco dopo le feste, per poter parlare di trend positivo. Oggi è chiaro che un film come Wonka con Timothée Chalamet prenda più spazio rispetto ad Adagio di Stefano Sollima e Santocielo di Ficarra e Picone che invece non stanno andando benissimo. Anche Io capitano di Matteo Garrone ha avuto una grande promozione e una bella partecipazione al festival di Venezia però è stato complicato farlo muovere nelle sale. Poi tornando a Emma Dante e Alice Rohrwacher se c’è da puntare su uno dei due è facile che l’esercente (ma anche lo spettatore) scelga il secondo per più motivi, primo su tutti perché è decisamente più bello.
Qual è il ruolo delle piattaforme?
Non so bene come funzioni il rapporto tra cinema e piattaforme streaming, credo che ci siano dei film perfetti per le piattaforme come Cambio Tutto di Valentina Lodovini che è andato molto bene su Netflix. Sia chiaro, Prime, Disney+ ognuno ha il suo specifico target. C’è anche Mubi, amatissimo dai cinefili che però ha una distribuzione nettamente inferiore e limitata, legata sopratutto ai film d'autore o ai titoli del passato, ma da quel che so paga anche poco.
Serve un cast stellare per confezionare un prodotto stellare?
Diciamo di sì, lo star system ha sempre funzionato. Però c’è anche da dire una cosa, ossia che gli attori sono sempre gli stessi. Favino, Giallini sono stati troppo sfruttati nei film, gli hanno fatto fare di tutto perché sì, hanno portato pubblico al cinema, però la gente a forza di vedere sempre le stesse facce sullo schermo si stufa. Si spera sempre che la presenza di Favino in un film possa trascinare gli spettatori nelle sale e che sia fondamentale come in L’ultima notte di Amore. Ma Adagio di Sollima smentisce questa logica. A tal proposito, noi critici abbiamo discusso molto sull’ultimo film di Bellocchio, Rapito, percepito come sprovvisto di qualcosa, in questa storia abbiamo avuto l'impressione che mancasse proprio un attore grosso come Favino che avrebbe fatto la differenza. Il punto è che un tempo c’erano delle vere e proprie star, adesso no. Non abbiamo attori o attrici di questo livello, a parte la Cortellesi e Favino, anche se oramai è abbastanza decaduto... C’è da chiedersi se Checco Zalone possa ancora fare qualcosa visti i successi del passato. Forse non più.
In un'intervista ha detto che “In Italia tutti si sentono critici di cinema” qual è il commento di un non addetto ai lavori che l’ha particolarmente infastidito?
Ricordo quando uscì l’ultimo film di Tarantino, C’è ancora una volta a Hollywood, qualcuno tra i critici lo bollò come una vera e propria schifezza. E io mi sono detto ma come è possibile? A me era piaciuto tanto, poi tutto è soggettivo, anche io a volte sbaglio, mi addormento o non reputo interessante un film che magari poi si rivela un successo come Le otto montagne. Però quando hanno presentato alla Festa del cinema di Roma C’è ancora domani ho capito subito dagli applausi in sala che sarebbe piaciuto a tutti. Diciamo che i tempi degli scontri e dei dibattiti dopo la visione di un film sono finiti, quando eravamo giovani critici c’era quello scambio continuo e prolifico, ora ho l’impressione che questo non esista più.
Ma a proposito di film divisi, che ne pensa di Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti?
Io lo trovo completamente sbagliato, non mi è piaciuto granché, anche se molti miei amici mi hanno detto che si trattava di un grande ritorno di Moretti, del suo cinema del passato. Innanzitutto io non l’ho preso come un film su se stesso, autoreferenziale, anche perché lui l’ha sempre fatto, ha sempre parlato di e con sé nei suoi film. Devo dire che tra questo e Tre piani non so quale sia peggio. Eppure Il sol dell’avvenire è piaciuto molto in Francia, ma secondo me quelli che l'hanno apprezzato meno sono i giovani, solo i vecchi fan di Nanni saranno usciti contenti dalle sale. Poi pensiamo anche a un'altra cosa, il cinema è tremendamente invecchiato. In programmazione qualche settimana fa avevamo Napoleon, Killers of the flower moon e Un colpo di fortuna, tre film vecchi di tre ottantenni. Questo dovrebbe far riflettere e anche far intuire il perché i giovani preferiscano titoli come Barbie.
Alla Festa del Cinema di Roma presentato il suo Roma, santa e dannata. Ci descrive la Capitale con una immagine?
Per me Roma è racchiusa nella scena in cui io e D'Agostino usciamo dal Pantheon. Sì, quella lì è Roma. Poi chiaro mi viene da citare Rossellini, oppure Ladri di Biciclette, Roma città aperta, La ciociara, si è sempre parlato di Lei al cinema. Il nostro viaggio voleva mostrare la città sotto altri profili, più oscuri, santi e dannati insomma. Tornando alla domanda iniziale sulla distribuzione, Roma, santa e dannata è uscito in nove sale praticamente selezionate a caso, buttate lì. Non l'hanno visto in molti. Eppure quando l'abbiamo presentato in tour e al Festival è piaciuto a tutti, è stato ben accolto anche dalla critica. Questo è l’ennesimo esempio per cui bisogna scegliere bene le sale. Comunque, per fortuna, lo vedremo a breve in televisione.
Che cosa ne pensa del caso dello sfratto di Officina Pasolini da parte del Ministero degli Esteri che pare voglia trasferire la sede in un palazzo vicino (con spazi ridimensionati) per tramutare il laboratorio di alta formazione sovvenzionato dalla regione in un parcheggio?
Non so molto a riguardo, ma di certo non è una novità che alla Destra interessi poco la cultura. Dobbiamo aspettarci cose brutte…