Ok, in questi giorni un po’ più di chiarezza c’è stata. Perché l’assemblea dei creditori ha fatto emergere ciò che doveva emergere, ossia che ci si aspetta un impegno meno dispendioso di KTM nel Motomondiale con l’uscita programmata dalle categorie Moto2 e Moto3, e perché il curatore fallimentare, Peter Vogl, ha lasciato intravedere un qualche minimo segnale di speranza per il futuro. La situazione è drammatica: almeno 800 lavoratori andranno definitivamente a casa e molta produzione sarà delocalizzata, ma al momento lo spettro del fallimento sembra un pochino meno vicino. Non è abbastanza, ma è qualcosa. Mentre sul fronte della MotoGP in casa KTM si continua a mandare avanti tutto come se non fosse successo niente e come, soprattutto, se lo sviluppo della RC16 non fosse bloccato fino al prossimo 25 febbraio, data in cui il tribunale fallimentare stabilirà modi e termini per andare avanti. A Jerez Pol Espargarò e Dani Pedrosa hanno effettuato tre giorni di test e anche nel recente comunicato di KTM si continua a predicare la massima serenità per quanto riguarda la presenza nella massima categoria del motomondiale. Addirittura lasciando intravedere pure ambizioni di vittoria. E’, bisogna dirlo, tutto molto strano.
Sì, nell’ambiente si dice che Red Bull penserà a tutto e che anche Dorna, per non perdere un asset importante, sarebbe pronta a dare una mano al colosso austriaco almeno per il 2025. Ma, al di là della questione etica e morale dell’andare avanti con le corse mentre quasi mille lavoratori rimarranno con il sedere per terra, i conti non tornano lo stesso. O, meglio, non tornano le dinamiche. Uno perché Red Bull, su cui tutti sembrano fare pieno affidamento, non s’è minimamente espressa su tutto quello che sta succedendo e due perché i manager del racing di KTM continuano a avere un atteggiamento inspiegabile. E’ di qualche giorno fa, infatti, la notizia che Pedro Acosta e il suo manager si sono recati in Austria per capire dal vivo quale è la situazione per farsi dare dalla viva voce di Pit Beirer garanzie sul futuro. Ci sta e è legittimo, ma gli altri tre piloti di KTM che sono poveri st*onzi? Ok, il dubbio è forte e la provocazione pure, ma perché questo trattamento solo a Pedro Acosta? Uno che è fortissimo e che sicuramente sarà il futuro delle corse, ma che ad oggi, in un mondo dove i numeri sono tutto, non è nemmeno quello tra i piloti di KTM che è arrivato davanti in classifica, visto che Bastianini ha chiuso quarto nel mondiale e che Brad Binder, che ha la stessa moto, gli è comunque arrivato davanti di qualche punto.
Va bene fare chiarezza con Acosta, ma a quel punto che ricevi un pilota per spiegargli tutto, rasserenarlo e mandarlo a casa più convinto di quando era partito, perché non fare la stessa cosa con gli altri tre? Oppure ci saranno risorse per “mandarne avanti” uno solo? Non è complottismo, ma un legittimo dubbio che hanno tutti, tutti davvero, e che su MOW abbiamo semplicemente il coraggio di mettere nero su bianco. Perché è vero che in KTM non sono mai stati speciali nella gestione dei piloti, ma a questo punto sembra più che probabile che, se ci sarà da tagliare pesantemente i costi, tutto ciò che di nuovo ci sarà, ammesso che ci sarà, potrebbe essere prodotto in maniera ancora più ridotta e per la RC16 di un solo pilota. E in una scelta così potrebbe esserci di mezzo proprio Red Bull. Il colosso austriaco delle bevande energetiche, infatti, ha appena perso Marc Marquez e ha bisogno di un nuovo frontman, con Acosta che sarebbe perfetto. Ma c’è di più. Perché Red Bull fa pur sempre business e non ha la mission di una onlus, con l’interesse a incrementare lo sforzo economico per sostenere tutta la baracca in MotoGP di KTM che sarebbe giustificato solo in un caso: l’arrivo di Liberty Media. Il problema, però, è che anche lì ci sono dei problemi (l’abbiamo raccontato qui).
E’ noto, infatti, che Red Bull sogna da sempre di “sganciare la MotoGP” dal vincolo dei marchi, ma che ha sempre trovato in Carmelo Ezpeleta l’ostacolo più grosso. Il grande capo di Dorna s’è sempre detto convinto che il modello Formula1 – ossia team che esistono a prescindere dai motori che montano – non è applicabile con la MotoGP, in cui a suo avviso è necessario mantenere l’organizzazione di cinque, sei o magari sette case costruttrici con ognuna un team privato. Cosa che, invece, per Liberty Media non è così determinante. E il motivo per cui Red Bull tace e sta semplicemente a guardare, offrendo garanzie commisurate alle prospettive solo nei tavoli decisionali senza stare troppo a dire, potrebbe essere esattamente questo: aspettare che si sblocchi il passaggio di Dorna a Liberty Media. Perché se la MotoGP sarà nelle mani degli americani entro brevissimo termine, allora Red Bull potrebbe davvero prendere in mano tutto quello che resta di KTM per formare una squadra esattamente come in Formula1. In caso contrario, invece, ossia se la MotoGP resterà ancora a lungo sotto la guida di Dorna, l’interesse di Red Bull sarebbe sicuramente minore, con il colosso delle bevande energetiche che non si tirerebbe indietro rispetto agli impegni già presi, ma che non sarebbe disposto a farsi carico di tutto, riducendo quindi la torta e assicurandosi che l’eventuale fetta più grossa finisca sul piatto di Pedro Acosta.