“Non è facile guardare, aspettare e non essere in grado di fare la cosa che conosci meglio... Non so cosa accadrà ma l'unica cosa che so è che non ho mai smesso di sentirmi un pilota” recita così il post su Instagram che il pilota italiano ha pubblicato qualche giorno fa sulla nota piattaforma social.
Pur proclamatosi da sempre innocente, Andrea Iannone, è stato condannato circa un anno e mezzo fa dalla Federazione internazionale di motociclismo a quattro anni di squalifica per essere risultato positivo ad un controllo antidoping.
La vicenda è nota: a seguito del GP di Sepang disputato in Malesia nel 2019, un normale controllo antidoping rivelò la presenza di un nanogrammo di drostanolone nelle urine del pilota italiano, ovvero una piccola quantità di uno steroide vietato dalla Federazione. Il caso risultò fin da subito poco chiaro in quanto lo steroide in questione, più che giovare ad un professionista, avrebbe rischiato invece di invalidarne la condizione fisica dati i pesanti effetti collaterali come, ad esempio, una riduzione dell’agilità. Quindi perché assumerlo? Nonostante i dubbi, secondo molti, rimangono, la squalifica nel novembre del 2020 è stata confermata.
Dalle parole pubblicate in questi giorni da Andrea, fino a pochi anni fa considerato uno dei giovani più promettenti della MotoGP, emerge uno stato d’animo inquieto, in vista di un futuro incerto che al momento lo ha visto costretto a separarsi dalla cosa che ama di più e che gli riesce meglio: correre sulle due ruote.
Iannone usa il suo profilo Instagram per condividere questi sentimenti, sottolineando come comunque - nonostante tutto - continui a sentirsi un pilota. Perchè non importa che siano passati giorni, mesi o anni, un pilota si sentirà sempre tale, anche quando non potrà dare prova di sé sul circuito, il richiamo sarà sempre forte, perché puoi togliere l’uomo dalla pista ma non la pista dall’uomo.