C’è silenzio alle otto del mattino a Tavullia e ti viene da pensare a un alveare. Perché ogni tanto vedi del giallo che ti attraversa gli occhi, freneticamente. Come fanno le api quando lavorano nel momento di massima produzione della stagione. Le api, qui, sono le tante persone che lavorano nell’orbita di Valentino Rossi. Chi al fan club, che ha già aperto i battenti e predispone i segnaposti per il distanziamento sociale in vista dell’invasione, chi al ristorante, chi in piazza e chi nei tanti negozi che, anche se vendono tutt’altro, hanno qualcosa col numero 46 stampato. Qualcuno la chiama “La Mecca” del motociclismo italiano. Altri Valentinolandia. Di sicuro quel ragazzino sgavezzacollo, figlio di quel matto di Graziano e della taciturna Stefania, ha fatto le fortune di questo pezzo di terra. Un pezzo di terra che non ha vissuto il tipico spopolamento che sta condannando l’entroterra italiano, anche grazie all’indotto generato dal 46 e che ha permesso a molti di restare qui. Lavorando direttamente o indirettamente nell’orbita Rossi. Praticamente tutti. “Almeno uno per famiglia” – spiega una donna seduta al bar che manco a dirlo si chiama “da Rossi”. “Ho preso il posto su questo tavolo vicino alla tv – ci spiega – perché poi sarà l’inferno. Io non sono tanto alta e se non arrivo presto a occuparmi il posto poi finisco per non vedere niente. E oggi Vale, Morbidelli e gli altri ragazzi che ormai sono a tutti gli effetti tavulliesi possono fare bene. Mica me la posso perdere questa domenica di gare”.
La MotoE...
Una domenica di gare cominciata con la MotoE e Matteo Ferrari che ha messo le ruote davanti a tutti. Il tifo però qui era principalmente per Alex De Angelis: uno che da queste parti è letteralmente di casa e che conoscono in tanti personalmente. È proprio durante la gara della MotoE che a Tavullia comincia ad arrivare gente. I primi non sono italiani. Svizzeri, austriaci, tedeschi e francesi principalmente. Quasi tutti sono in moto: “Veniamo qua ogni paio d’anni, alternando con il Mugello – racconta in un Italiano franco-pesarese il 54enne Paul – Siamo un gruppo di amici che ogni anno in occasione del GP di Misano o di quello del Mugello fa un viaggio in Italia. Di solito compriamo i biglietti per il circuito, ma quest’anno con la storia del Covid19 e dei posti limitati pensavamo di non trovarne e abbiamo scelto di seguire il Gran Premio da Tavullia”. I più giovani entrano, prendono un caffè e fanno domande a raffica, guardando le tute, le riproduzioni delle moto di Valentino e dei caschi, o le tante foto appese al muro. Le domande sono sempre le stesse: viene mai? Quante possibilità ho di vederlo? Se vince festeggia qui? Dove abita? Che posso fare per incontrarlo? In che giorni è più facile vederlo? Da queste parti hanno imparato a rispondere senza rispondere, col garbo e col sorriso, ma tenendo fede alla promessa che Tavullia è quasi un giuramento: “proteggere la privacy di Valentino Rossi”.
Moto 3
La rabbia esplode alla terza curva. Perché Celestino Vietti è stato buttato giù da Garcia prima ancora di completare l’ultimo giro. Gara finita e occhi puntati su Migno e Antonelli dal quartier generale dei tifosi di Valentino Rossi e dei piloti della VR46 Academy, ma anche su Tatsu Suzuki, che qui è considerato come uno del giro stretto: uno che non gravita nell’orbita Tavullia, ma che è comunque di casa. La discussione al bar “da Rossi”, davanti alle tv piazzate in ogni angolo, riguarda però principalmente la “questione del verde”, mentre si aspetta l’ultimo giro: l’unico che conta davvero in Moto3. C’è chi dice che è pericoloso, chi invece punta il dito sui cordoli di Misano, giudicati troppo alti. Poi Binder cade a nove giri dal termine e, inutile nasconderlo, qualcuno ha un gesto di soddisfazione. Perché il sudafricano stava bagarrando con Suzuki e sembrava decisamente in forma. Riparte il dibattito sul verde, sull’erba o l’asfalto più scivoloso da mettere fuori dal cordolo, mentre sulla tv continuano a scorrere le immagini di sorpassi. Fino al colpo di scena: Arenas, leader del mondiale, cade. È il preludio agli ultimi due giri e su Tavullia cala il silenzio, prima dell’applauso che accoglie il verdetto finale: McPhee, Ogura, Suzuki. Poi il primo a parlare è un ragazzino: “Ma il Mig?”. Il Mig da queste parti è Andrea Migno, vive a pochi chilometri da Tavullia, ma in un comune che è già Romagna: Saludecio. “Nono” – gli risponde il babbo, o comunque l’adulto che sta con lui. Poi sulla tv compaiono i baffoni di Paolo Simoncelli, intervistato da Sky, e il vociare si interrompe di nuovo, prima che inizino i soliti calcoli sulle gare che mancano e su quanti punti Celestino Vietti, ma anche lo stesso Tatsu Suzuki, dovranno recuperare per mettere le mani sul mondiale di Moto3.
Moto 2...
Solo l’inno di Mameli ha riportato il silenzio a Tavullia, dopo lo straordinario podio tutto italiano centrato da Luca Marini, Marco Bezzecchi e Enea Bastianini. Tutti figli della terra dei Motori, come si fa chiamare questo pezzo di terra tra le Marche e la Romagna che ha visto crescere tanti campioni, non solo di recente e non solo Valentino Rossi. “Se si tirano giù, domani li prendo a schiaffi. Giuro che scendo al Ranch e li prendo a schiaffi” – quella di un preoccupatissimo signore anziano è stata l’unica voce che ha interrotto la tensione quando, dopo una gara che sembrava tutta in discesa per Luca Marini, un errore ha fatto sì che Marco Bezzecchi riuscisse ad agguantare la prima posizione. La bagarre tra gli amici-avversari è stata dura e serrata e la gente di Tavullia, così come i tanti tifosi provenienti da diversi paesi d’Europa che erano incollati davanti alle tv del fan club, della pizzeria e del grande piazzale, hanno temuto il peggio, pensando in silenzio ciò che l’anziano ha invece urlato. Alla fine, però, non è andata così, con il Gran Premio che si è acceso negli ultimi giri, mentre molti avevano ordinato qualcosa da mangiare, tra i tavoli, o semplicemente seduti nei muretti che segnano il belvedere verso l’Adriatico. Un applauso liberatorio ha accolto il passaggio dei tre italiani sotto la bandiera a scacchi, con il clima che da teso è diventato festoso. Fino all’ovazione quando sullo schermo è apparso Valentino Rossi per congratularsi con il fratello, ora leader del mondiale con un discreto margine (17 punti) proprio su Enea Bastiani. “Quasi quasi – ha scherzato Rossi – non corro la mia gara, sono stato così teso durante questo Gran premio di Moto2 che mi è venuta voglia di andare a casa”. Una battuta, chiaramente, fatta prima di andare ad indossare la tuta per l’appuntamento con la MotoGP.
Moto GP...
Delusione? Neanche un po’: a Tavullia è stata festa e il sussulto d’amarezza dopo il sorpasso di Rins che è costato il podio a Valentino Rossi è durato lo spazio di pochi secondi. Quelli che mancavano prima che Franco Morbidelli tagliasse per primo il traguardo, mettendo le mani sulla prima vittoria della sua carriera. E lì è stato facile distinguere i tavulliesi da tutti gli altri che oggi erano a Tavullia: i tavulliesi erano quelli con le lacrime sugli occhi. Perché conoscono la storia di Franco Morbidelli, perché hanno visto crescere quel ragazzo venuto da Roma per inseguire un sogno. Insieme a un babbo che quel sogno l’aveva coltivato, fino a non resistere abbastanza per riuscire a vederlo sbocciare. E le lacrime di alcuni, oggi, a Tavullia, si sono mescolate all’entusiasmo dei tanti. Al giallo 46 che si è fatto verde 21. Ma anche rosso 63. Perché anche Francesco “Pecco” Bagnaia è praticamente uno adottato da questa terra, sin da quando è entrato nel giro della VR46 Academy. “Poteva essere un podio tutto italiano: sarebbe bastato un giro in meno” – dice qualcuno tra la folla, con quel suono tipico ovattato che esce ormai non più dalle labbra, ma dalle mascherine. Ma è il sorriso a dominare comunque la scena. Perché un po’ è come se Valentino Rossi avesse vinto, visto che quei due ragazzi che hanno occupato i due gradini più alti del podio sono cresciuti qui: nella sua scuola, nel suo paese. Quarto, sotto a un podio fatto da ragazzi che potrebbero quasi chiamarlo babbo. A Tavullia va bene così, senza amarezza, dentro il suono di una quattro cilindri che, nel frattempo, è arrivata davanti allo stand del fan club di Franco Morbidelli e che “esulta” a pieni giri. Quasi a simboleggiare quei giri che anche qui si rinnovano, nonostante il tempo che passa, cambiando il volto di nuovi protagonisti