Le piattaforme streaming vogliono prendersi tutto, anche lo sport. Se Amazon Prime Video in Italia trasmette alcune delle partite più prestigiose della Champions League, all’estero, negli Stati Uniti, è Paramount+ che sta facendo le mosse più importanti: il colosso ha appena chiuso un accordo per i diritti della Ufc stipulato con Tko, la holding nata dalla fusione tra Ufc e Wwe, promossa dal gruppo Endeavor. Le cifre ufficiali non sono ancora state diffuse, ma dalle indiscrezioni si parla di un contratto lungo sette anni per circa 1,1 miliardi di dollari a stagione. In totale, quindi, sarebbero 7,7 miliardi. A partire dal 2026, Paramount distribuirà in esclusiva l’intero calendario Ufc composto da 13 eventi numerati di punta all’anno e 30 Fight Night. Alcuni di questi eventi numerati saranno trasmessi in contemporanea anche su Cbs, come hanno comunicato le due aziende. L’accordo prevede l’abbandono dell’attuale modello pay-per-view della Ufc: gli eventi saranno invece disponibili senza costi aggiuntivi per gli abbonati statunitensi a Paramount+. Paramount ha inoltre dichiarato di voler valutare, in futuro, l’acquisizione dei diritti Ufc anche al di fuori degli Stati Uniti. Insomma, la Montagna guarda lontano. A proposito delle Mma: più che degli eventi nell’ottagono, ultimamente parlato di altro.

Conor McGregor, per citare la stella più luminosa, è ormai in declino dopo le accuse gravi ricevute e alcune uscite infelici. Ma in generale il mondo che ruota attorno alle arti marziali miste ha fatto discutere per le scelte di alcune sue figure cardine. Lo scrive anche Beau Dure sul Guardian: Dana White e la sua vicinanza con Donald Trump potrebbero rivelarsi un elemento di sfavore. Sempre secondo Beau, infatti, gli appassionati della Ufc sono molti più eterogenei di quello che a un primo sguardo potrebbe sembrare. In sintesi: gli spettatori della Mma non sono più gli anti-progressisti. Ed ecco che la “bro culture” spinta da Dana White, Joe Rogan e lo stesso Trump rischia di non essere più parte della narrazione Maga. È vero che, almeno all’inizio, molti di loro erano una spinta notevole per il movimento, ma è anche vero che le cose sono cambiate: Rogan, per esempio, si è progressivamente allontanato dal presidente Usa in seguito alle decisioni in tema immigrazione e allo scandalo degli “Epstein file”. Sempre Dure sul Guardian spiega che “la posizione di Maga nella ‘cultura bro’ – e tra coloro che sono fan delle arti marziali miste – non è affatto sicura”.

