Di nuovo a frugare tra coltelli e macchinari da affilatura, perché la verità sulla morte di Liliana Resinovich, a due anni e mezzo dal ritrovamento del corpo, è ancora un buco nero. Questa mattina la polizia ha bussato, di nuovo, alla porta di Sebastiano Visintin, marito della 63enne scomparsa il 14 dicembre 2021 e trovata morta, avvolta in sacchi della spazzatura, il 5 gennaio 2022 nei giardini dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste. Lui, Visintin, ex arrotino con la casa piena di lame, è oggi l’unico indagato in un fascicolo che parla chiaro: si ipotizza omicidio. E nonostante l’autopsia firmata da Cristina Cattaneo, abbia già messo nero su bianco l’ipotesi di un soffocamento per mano altrui, la pista resta tutta da dimostrare. Intanto, la Procura continua a cercare, rovistando tra gli oggetti di lavoro dell’uomo e i dettagli che potrebbero avergli giocato contro per distrazione. La prima perquisizione, quella del 9 aprile scorso, aveva già sollevato qualche dubbio: via centinaia di coltelli e un maglione giallo. Proprio quel capo potrebbe avere a che fare con le tracce di stoffa ritrovate sul sacco che conteneva il corpo della donna.

Ora, secondo quanto scrive Il Piccolo, la lente degli investigatori si è spostata sui macchinari da affilatura e, attenzione, anche sul loro consumo elettrico. Sì, esattamente: si studiano i watt, perché potrebbe essere un dettaglio in grado di piazzare Visintin in un momento preciso, in un luogo preciso. La perquisizione, la seconda in tre mesi, ha coinvolto la Squadra Mobile, la polizia scientifica e due consulenti della Procura. A dirigere il tutto, la pm Ilaria Iozzi, che sembra voler passare al setaccio ogni singolo oggetto potenzialmente riconducibile a un delitto. E intanto, sul fronte opposto, la difesa non sta a guardare. I legali di Visintin hanno infatti chiesto un terzo parere medico legale. Dopo l’autopsia del 2022 e quella firmata dalla Cattaneo, vogliono un’altra voce. Ma la richiesta è stata rigettata e adesso si aspetta la decisione della Cassazione. Se ne riparlerà tra qualche mese, con un’udienza che potrebbe, forse, riscrivere qualcosa. Nel frattempo resta il corpo di una donna trovato come se fosse spazzatura, le domande che ancora non hanno risposta e un marito che dice di non sapere nulla. “Io non c’entro”, ha sempre sostenuto Visintin. Ma le lame, il maglione, l’energia elettrica e i silenzi lunghi anni sembrerebbero dire altro…

