Un parere “parzialmente positivo” sulla richiesta di semilibertà di Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l'omicidio di Chiara Poggi, è stato espresso dalla sostituta procuratrice generale Valeria Marino durante l'udienza di oggi. La decisione finale, che si attende entro cinque giorni, è molto attesa, ma il parere di Marino è stato favorevole con alcune riserve, analizzando vari aspetti del caso, tra cui le recenti dichiarazioni televisive di Stasi, che continua a proclamarsi innocente. La richiesta di semilibertà, presentata dal condannato, arriva a otto anni dall'inizio della pena, e Stasi, che lavora fuori dal carcere di Bollate da tempo, punta a ottenere un ulteriore passo verso la libertà prima del fine pena previsto per il 2028, per buona condotta. L'udienza, tenutasi a porte chiuse, è stata discussa davanti a quattro giudici. La parola finale è stata lasciata alla difesa, che è intervenuta tramite gli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis. La decisione finale, tuttavia, non è stata presa immediatamente e verrà comunicata nelle prossime giornate.


Nel frattempo, a Pavia si è svolto l'incidente probatorio relativo all'indagine su Andrea Sempio, sospettato di omicidio in concorso con Stasi. La Procura di Pavia ha richiesto un'analisi della traccia genetica trovata sulle unghie di Chiara Poggi, per determinare se sia compatibile con il Dna di Sempio, amico del fratello della vittima. Questo accertamento è stato affidato al genetista Emiliano Giardina, noto per il suo ruolo nell'indagine su Yara Gambirasio. L’obiettivo è chiarire se la traccia genetica possa essere utilizzata come prova in un eventuale processo. Le indagini sull'omicidio di Chiara Poggi continuano ad essere complesse, con divergenze tra gli esperti sulla rilevanza della traccia genetica trovata. Alcuni, come Marzio Capra, esperto per la famiglia Poggi, e Luciano Garofano, ex comandante del Ris, ritengono che non vi siano elementi sufficienti per scagionare Stasi. Altri, come il genetista Ugo Ricci, consulente per la difesa, e Carlo Previderé, parlano di una possibile compatibilità del profilo genetico. L'incidente probatorio di oggi servirà anche a ampliare il bacino di indagati, confrontando il Dna di persone che frequentavano la casa della vittima con quello trovato sulla scena del crimine. I risultati di questi confronti potrebbero portare nuovi sviluppi nell'indagine, ma è chiaro che, secondo la Cassazione, il "mosaico di prove" contro Stasi resta solido. L'analisi dei reperti continua, con particolare attenzione a quelli trovati nella villetta di via Pascoli, come il dispenser portasapone con le impronte di Stasi e le suole insanguinate che corrispondono al numero di scarpe del fidanzato della vittima.

