Non ci caschiamo di nuovo. Le frasi sibilline pronunciate da Carlo Conti nell'intervista rilasciata a Repubblica possono essere interpretate in qualsiasi maniera, e così è stato fatto. Poi, se quello che era un semplice vaticinio abbia trovato una mezza conferma nell'annuncio fatto da Dagospia, che ci azzecca praticamente sempre, è anche vero che lo stesso Carlo Conti ha smentito qualsiasi tipo di ufficialità. Flatus vocis, dunque. Ma qualcosa di certo c'è, e non è soltanto il fatto che l'hype per il prossimo Sanremo sia già altissimo, con tutto che il Festival non è finito da nemmeno due mesi, e che ancora dobbiamo passare per il giro di boa dei tormentoni estivi e delle canzoni di Natale. Sanremo non finisce mai, in buona sostanza, perché è l'unico evento che riesce a mantenere alta l'attenzione per tutto l'anno, e di sicuro c'è questo, che puoi anche cambiargli nome, a una piattaforma social, puoi essere Elon Musk, te la puoi comprare e chiamarla X, ma la sostanza non cambia: se dici Sanremo, il popolo di Twitter scende in piazza. Come sempre accade, anche se la scelta non è definitiva, ci si scanna sul nome, soprattutto se consideriamo il fatto che stiamo parlando di un eventuale successore di Amadeus, e che Amadeus ha regalato al Twitter dei festival di Sanremo da paura, con valanghe di meme e di tormentoni social. Così in tanti si lamentano, e trovano che la scelta di Carlo Conti sia in qualche modo reazionaria, e che magari sarebbe stato meglio cercare un volto nuovo. Qualcuno caldeggia il nome del pompatissimo Alessandro Cattelan, ma il vero plebiscito è indirizzato altrove. Il popolo vuole una donna, a condurre Sanremo. Più di una, in realtà, perché le voci sono tante quanto le teste che ordinano ai pollici di digitare i nomi sulle tastiere touch degli smartphone, ma il cerchio non è poi così ampio.
In molti vogliono Francesca Fagnani, la conduttrice di Belve, nonché fidanzata di Enrico Mentana, nonché già presente al Festival nel 2023 con un monologo forte, sulle carceri minorili e sull'educazione. Bella, brava, competente. Così come un'altra delle donne candidate a condurre il Festival dalla democrazia diretta della polis di Twitter: Emanuela Fanelli. Attrice, comica, ha lavorato con Valerio Lundini, con Paola Cortellesi, con Corrado Guzzanti, ha vinto un David di Donatello, e anche lei è stata presente a Sanremo, come ospite nella serata cover, sul palco con Lo Stato Sociale, insieme a Francesco Pannofino. Bella, brava, competente, con il bonus di essere stata protagonista di un meme, quello in cui è intenta a gesticolare. Il meme ha letteralmente sbancato su Twitter, ed è stato anche abbondantemente utilizzato durante i vari festival di Sanremo, per commentare gli ospiti o le esibizioni dei cantanti. Un altro dei nomi che esce con prepotenza è quello di Chiara Francini. Ha fatto il teatro, le fiction Rai, il cinema. Gente di mare 2, Pieraccioni, Spike Lee, Carlo Vanzina, Neri Parenti, Fausto Brizzi. Ha scritto anche dei libri. Bella, brava, competente. Anche lei è stata da poco co-conduttrice a Sanremo, dove ha portato quel famoso monologo sulla maternità vissuta da chi non è mamma. Poi, quando il gioco inizia, tutti partono, e compaiono i nomi di Alessia Marcuzzi, di Ema Stokholma, che sicuramente abbatterebbe ogni ipotesi di noia, come direttore artistico. Poi c'è anche chi vorrebbe lei, Barbara D'Urso. Qui, iniziano i dubbi, e iniziano anche a comparire i primi commenti del tipo che Sanremo è appena finito, lasciateci in pace, e i soliti che io-non-lo-guardo-mai e così via.
Ma a Sanremo, sarebbe la prima volta per un direttore artistico al femminile? Ufficiale, si intende, perché poi bisognerebbe aprire una parentesi enorme per domandarsi se il Festival non sia che un Airbnb di Amici, e se la vera direzione non sia di Maria De Filippi. Ma lasciamola chiusa, questa parentesi, e consideriamo che, per trovare una conduttrice ufficiale bisogna andare indietro di quattordici anni. Era il 2010, e al teatro Ariston comandava Antonella Clerici. A proposito di Sé Filippi, il vincitore fu Valerio Scanu, ma l'edizione fu memorabile principalmente in virtù del fatto che fu l'unica in cui furono i musicisti dell'orchestra a fare bordello. Gli orchestrali si incazzarono per il secondo posto assegnato a un trio che ancora mette i brividi, a sentirlo: Pupo, Emanuele Filiberto di Savoia e Luca Canonici, e lanciarono gli spartiti, in maniera plateale, ma elegantemente brutale, come si addice a un'orchestra in rivolta. Una scena che potrebbe essere stata girata da Nanni Moretti, molto bella, nulla da eccepire. Senonché, il vero motivo della protesta fu il potere del televoto, lo stesso meccanismo di democrazia popolare che oggi reclama a gran voce una conduzione al femminile, che manca da quattordici anni. Ma non c'è cortocircuito: si discute di questa cosa dai tempi di Platone. Chi deve prendere le decisioni? I tecnici, o il popolo? Chi ha le competenze? È vero, è verissimo, che 3 lustri senza una conduttrice femmina sono tanti, nonostante i goffi tentativi degli ultimi anni di rendere più contemporaneo il ruolo della donna, eliminando la figura della valletta, o facendo fare i monologhi a Chiara Ferragni. Però è anche vero che la democrazia diretta funziona fino a un certo punto, e che le disparità di genere vadano risolte altrove, e non presentando Sanremo. Ed è anche vero che chi scrive, al momento, vedrebbe bene Victoria Cabello, a presentare Sanremo. Senza se e senza ma.