Di recente avevamo riferito della Dicembre, la società fondata dagli Agnelli grazie alla quale John Elkann controlla una galassia di gruppi che valgono 37 miliardi. Della Dicembre oggi si occupa diffusamente Panorama, che ha pubblicato una corposa inchiesta firmata da Gigi Moncalvo, che evidenzia quelle che a suo avviso sono delle anomalie.
“Questa volta – scrive Moncalvo – John Elkann, l’uomo che fa diventare oro ciò che tocca, sembra aver combinato un bel pasticcio forse dovuto alla fretta. A rivelarlo, paradossalmente, è stato egli stesso. Ha «dimenticato» e tenute «nascoste» alle autorità italiane per ben 18 anni, nonostante ciò che impone la legge, le informazioni e i documenti riguardanti la sua cassaforte personale, che prima era del nonno, la «Dicembre società semplice». Dal 2003 John è il socio di maggioranza e amministratore di questa società (dopo esservi stato ammesso da Gianni Agnelli nel 1996, a 19 anni) ma solo un mese fa ha finalmente deciso di mostrare le carte, non tutte, e tentare di mettersi in regola. Perché tanta segretezza e per tanto tempo? Perché solo ora far emergere tante notizie delicate sempre tenute nascoste? La causa è principalmente il pressing che Margherita Agnelli sta intensificando contro il figlio”.
Il nuovo motivo del contendere sarebbe il gigantesco patrimonio che donna Marella, la vedova dell'Avvocato, ha lasciato dopo la morte, il 23 febbraio 2019: “Margherita era pentita soprattutto di aver «svenduto» per 105 milioni di euro alla madre, che l’aveva girata al nipote, la quota della Dicembre, che ora vale molto di più e continua a essere il perno del comando e la vera fonte di grandissimi profitti. […] Nell’ennesima puntata della lotta tra John e sua madre, […] Jaki è stato «stanato» grazie a un esposto dell'avvocato Dario Trevisan di Milano, uno dei legali di Margherita. Il 14 maggio scorso, il legale […] ha chiesto l’intervento del Giudice delle imprese affinché Jaki, come amministratore della Dicembre dal 2003, consegnasse finalmente le carte della sua cassaforte personale”.
Per Moncalvo, che in passato si è già occupato degli Agnelli, “la Dicembre non è un'entità qualsiasi. Nonostante esistesse dal 1984, non era nemmeno stata iscritta al Registro imprese dalla Camera di commercio di Torino, come prevede la legge. Quando finalmente un giudice di Torino l’ha fatta iscrivere d’ufficio (nel 2012), qualcosa è cominciato a emergere. […] Per di più, in quel 2012, la Dicembre risultava «inattiva» mentre invece era viva, vegeta e altamente redditizia. Ha infatti incassato ogni anno cospicui dividendi per centinaia di milioni di euro grazie alle sue preziose partecipazioni: il 38 per cento della holding olandese Giovanni Agnelli B.V. (l'ex Accomandita) che, attraverso Exor, controlla quote di Stellantis (14,4 per cento), Ferrari (23 per cento), Cnh Industrial (27 per cento), PartnerRe (100 per cento), The Economist Group (43,4 per cento), Christian Louboutin (24 per cento), il gruppo cinese del lusso Shang Xia (77,3 per cento), e le meno redditizie Juventus (64 per cento) e Gedi editoriale (86,9 per cento). La storia della Dicembre è significativa. La società era stata costituita il 15 dicembre 1984 (capitale 99 milioni e 980 mila lire) con cinque soci: Gianni Agnelli (99,9 per cento), Marella Agnelli (10 quote da mille lire ciascuna), e con altre tre quote da mille lire Umberto Agnelli, Cesare Romiti, Gianluigi Gabetti”.
Dopo la morte dell’Avvocato, “l'11 aprile 2003 John diventa amministratore di Dicembre. Un mese dopo la morte del nonno ne diventa anche il padrone assoluto: sua nonna (che conserva il 7,9 per cento) gli ha donato gran parte delle sue quote (che portano Jaki al 58,7 per cento) relegando Margherita in minoranza”.

Il lungo articolo di Panorama, al quale rimandiamo, contiene molti altri elementi (anche molto critici e ovviamente da verificare). Ci limitiamo a riferire che secondo Moncalvo “sulla «folgorazione» improvvisa di John è emerso un secondo elemento, oltre al pressing della madre. Stando ad alcune indiscrezioni, stavolta l’Ingegnere si è messo paura nel momento in cui ha saputo che non si trattava più di rischiare una misera multa da 500 euro per ognuna delle omesse informazioni al Registro delle imprese, ma c’era il rischio di qualcosa di ben più grave, a livello internazionale, con danni enormi alla sua reputazione e alla sua credibilità imprenditoriale. Infatti, ad accendere i fari sulla vicenda non erano più le due signore torinesi che per dovere d'ufficio chiedevano inutilmente notizie senza che qualcuno se le filasse (ovvero Maria Loreta Raso e Claudia Savio, conservatrici del Registro delle imprese presso la Camera di commercio), ma Katherine M. Shiu, branch chief di Oiea (Office of investor education and advocacy), il settore anti-frodi della Sec, Security exchange commission, l’organismo che sovrintende e controlla tutte le attività legate alle società quotate alla Borsa di New York e alle loro partecipate. […] Il rischio di gravi sanzioni ha indotto John a uscire finalmente dall'ombra e a smetterla di far finta di nulla”. L’effetto? Il 9 luglio la Camera di commercio sarebbe stata “inondata” “di documenti mai resi pubblici. Tuttavia, in questa sua improvvisa corsa alla trasparenza, Jaki – per Moncalvo – ha svelato circostanze che aprono nuovi fronti, soprattutto fiscali nei confronti suoi e di Lapo e Ginevra Elkann. […] Le notizie più importanti riguardano la quota di John in Dicembre (pari a 61,8 milioni) e la novità che ce ne sono solo altre due, a favore di Lapo e Ginevra Elkann pari a 20,6 milioni ciascuno. Fratello e sorella di John sono soci dal 19 maggio 2004. Ma che cosa è accaduto, per esempio, della quota di Lapo nell'ottobre 2005 dopo l'annuncio che era stato «liquidato» [..] ? C'è un altro aspetto incredibile: se oggi i soci di Dicembre sono solo i tre Elkann, come e a quale prezzo gli altri siano stati liquidati nonostante si tratti di «grossi calibri» e conoscitori di segreti da far tremare i polsi: in particolare Franzo Grande Stevens e sua figlia, Cesare Ferrero e gli eredi di Gianluigi Gabetti”. Panorama si pone anche altre domande, in particolare sullo statuto e sulla quota di Marella.

Secondo Moncalvo, “John è entrato in un campo minato che apre fronti fiscali di vaste dimensioni. Infatti, mentre taceva col Registro delle imprese, ogni anno presentava all'Agenzia delle entrate il modello Unico della Dicembre. […] Ah, quando c’era Sergio Marchionne (nemmeno ricordato a tre anni dalla morte) certe cose non sarebbero mai capitate”.