Scienziati e analisti della sicurezza americana hanno avvertito da più di un decennio che il riscaldamento globale è un potenziale problema per la sicurezza nazionale. Le prospettive del riscaldamento globale - innalzamento dei mari, potenti tempeste, carestie e accesso ridotto all'acqua dolce - possono rendere le regioni del mondo politicamente instabili e provocare migrazioni di massa e crisi dei rifugiati. Tuttavia, con poche eccezioni, il contributo significativo delle forze armate statunitensi al cambiamento climatico ha ricevuto poca attenzione. Sebbene il Dipartimento della Difesa abbia ridotto significativamente il consumo di combustibili fossili dai primi anni 2000, rimane il più grande consumatore mondiale di petrolio e, di conseguenza, uno dei principali emettitori di gas serra nell'atmosfera.
Come riporta anche Repubblica, tutto ciò è necessario per produrre energia per alimentare le basi, gli aerei, con l’aggiunta di consumo del suolo: sono solo alcuni dei settori con cui l'industria bellica e gli eserciti contribuiscono al riscaldamento del Pianeta. Anche per questo motivo, tra i temi al centro delle proteste degli attivisti per il clima al summit di Glasgow c'erano le emissioni prodotte dal servizio militare americano. Il Cost of war project, un progetto che ha sede presso il Watson Institute for International and Public Affairs della Brown University (Usa) e che documenta i costi umani e finanziari diretti e indiretti delle guerre statunitensi, ha stimato abbia prodotto 1,2 miliardi di tonnellate di gas serra tra il 2001 e il 2007.