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“Il villaggio olimpico? Non è un albergo 5 stelle ma chi se ne va, poi si pente”. Intervista al giornalista sportivo Maurizio Crosetti: “Khelif? Offensivo definirla un uomo. Con Carini pessima figura dell’Italia”. E sulla pulizia della Senna…

  • di Beppe Dammacco

7 agosto 2024

 “Il villaggio olimpico? Non è un albergo 5 stelle ma chi se ne va, poi si pente”. Intervista al giornalista sportivo Maurizio Crosetti: “Khelif? Offensivo definirla un uomo. Con Carini pessima figura dell’Italia”. E sulla pulizia della Senna…
Siamo entrati nel vivo delle Olimpiadi di Parigi 2024 e i temi sono tanti: dal caso Imane Khelif, vincitrice dell’incontro con Angela Carini, alle scomodità del villaggio olimpico, passando per la condizione della Senna. Abbiamo intervistato la firma di Repubblica ed esperto di sport Maurizio Crosetti per chiedergli un parere su tutto questo: “Caso Khelif? Occorre maggiore chiarezza, ma non sulla pelle delle persone”, mentre l’Italia non esce bene con il ritiro di Carini. Mentre sull’impraticabile fiume parigino e l’impresa di Jasmine Paolini e Sara Errani…

di Beppe Dammacco

In questi Giochi olimpici di Parigi le polemiche sono state tante e rumorose, a partire da quella sul pugilato con le due presunte intersex Imane Khelif e Lin Yu Ting, senza dimenticarci degli errori arbitrali, su tutti quello che è costato l’oro a Filippo Macchi nella scherma, come anche l’inquinamento della Senna (“non si può ripulire completamente un fiume che non è balneabile da oltre un secolo”) e la scomodità del villaggio olimpico, certificata, tra gli altri, da Thomas Ceccon. Maurizio Crosetti, firma di Repubblica ed esperto di sport, ci ha detto la sua su tutte queste polemiche, come sempre in punta di fioretto: “Villaggio olimpico inadeguato? Devi sapere che non vai in un albergo a cinque stelle”. Poi Jasmine Paolini e Sara Errani e la strumentalizzazione da parte della politica della disputa nel pugilato: “Occorre maggiore chiarezza, ma non sulla pelle delle persone”.

Maurizio Crosetti
Maurizio Crosetti

Maurizio Crosetti, il tema caldo di questi giochi olimpici è l’incontro tra Imane Khelif e Angela Carini, che praticamente non si è disputato. Adesso le due pugili presunte intersex, sia Khelif che Lin Yu Ting, sono arrivate in semifinale. Qual è il suo punto di vista sulla questione?

Credo che ogni strumentalizzazione da parte della politica nei confronti dello sport sia sempre negativa e non solo di parte, ma spesso nemmeno onesta. Sentire definita come uomo questa atleta mi è sembrato non solo eccessivo ma fortemente offensivo nei confronti di una persona, non solo di un atleta. Può darsi che ci sia poca chiarezza e poca uniformità nei regolamenti, ma questa guerra politica tra il Cio e l’associazione pugilistica non riconosciuta dal Cio (l’Iba, ndr) offre ogni pretesto per aumentare i dissapori e i mancati riconoscimenti, occorre sicuramente una maggiore chiarezza ma non sulla pelle delle persone e mi sembra una cosa molto triste che continui ad essere così. Mi auguro che questa ragazza, perché questo è, riesca, al di là delle medaglie, a percorrere il suo cammino come atleta e come persona.

Come se non bastasse in questi giorni circolano sul web immagini di Angela Carini che avrebbe finto un infortunio in un altro incontro, questa volta ai mondiali.

Diciamo che veder durare un incontro 40 secondi, con l’italiana che si ritira addirittura in lacrime al primo colpo preso, e i pugili questo fanno, prendono e danno colpi, altrimenti dedicati ad altre attività sportive, ha dato davvero l’impressione di qualcosa di premeditato o comunque di qualcuno che ha sfruttato l’occasione per fare quel gesto. A quel punto, se ci si fosse voluti mostrare contrari alla presenza di questa avversaria non si sarebbe dovuto nemmeno combattere. Rimanere all’angolo, alzare il braccio e dire in sala stampa: “Io non combatto con qualcuno di cui non ho ben chiari i confini ormonali”. Non diciamo il sesso, quanto i valori ormonali. In questo modo secondo me abbiamo fatto come Italia una pessima figura.

Non solo l’Italia in realtà perché c’è anche il caso della bulgara Staneva che, dopo aver perso con Lin Yu Ting, ha fatto un gesto molto eloquente incrociando le dita come a voler simboleggiare il cromosoma X.

Anche questo dimostra che forse qualcuno ne approfitta, forse qualcuno sfrutta la situazione, ma chi ha definito gli ambiti e i confini di queste presenze è stato forse un po’ vago. Poi ti iscrivi a una competizione a cui hanno diritto di partecipare, e il diritto naturalmente non è un arbitrio ma il rispetto di precise norme e requisiti, se tutti i tuoi avversari e tu stessa avete quei requisiti. A quel punto si gareggia, ma non si possono prendere certe posizioni dopo che si è accettato di far parte di un gruppo ammesso dal Cio, quindi legittimamente presente alla competizione. Non puoi lamentarti quando perdi o quando prendi un colpo e dire “no il cromosoma, no il sesso”, questi giochetti lasciamoli fare alla peggiore politica.

A proposito di poca chiarezza, ha fatto molto discutere una decisione arbitrale nella scherma, nel fioretto maschile, che ha penalizzato il nostro fiorettista Filippo Macchi. In quella scelta, quel pas de touche, secondo lei cosa non ha funzionato?

Non sono un tecnico di scherma, non posso dire se quel tocco c’era, certo però che dopo essere andati due volte al var senza sapere che pesci pigliare e dopo aver preso la decisione di non assegnare la stoccata, diciamo salomonicamente, ma forse più che Salomone direi Ponzio Pilato, visto che non hanno voluto pronunciarsi, ho avuto molti dubbi. Forse tutte queste discipline così antiche da un lato e ipertecnologiche dall’altro non riescono a far luce su quanto accade. Il margine di dubbio a quelle velocità e con quei gesti tecnici è inevitabile, il caso molto più semplice può essere un calcio di rigore o un gol dato o non dato, un fuorigioco è molto più semplice stabilirlo rispetto a chi ha colpito l’avversario, se la stoccata è valida, contemporanea o nulla. Ho l’impressione che in questo caso il var non basti, però esiste e lo accetti, come anche lo stesso Macchi ha chiarito. È stato il più signore di tutti quando ha detto: “Non ho dubbi sugli arbitri, se mi iscrivo a una competizione ne accetto tutte le regole e anche eventualmente gli errori degli arbitri.”

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Sempre in tema di tecnologia che non ha aiutato, quella messa in campo per pulire la Senna non è stata utile per nulla: ci sono stati casi di Escherichia Coli, le prove del fondo in acque libere sono state rimandate dopo i numerosi rinvii del triathlon che ha rischiato di diventare biathlon. Insomma possiamo dire che da questo punto di vista le Olimpiadi non siano nate sotto una buona stella?

Credo che sia stato proprio un errore pensare che la Senna potesse essere teatro di giochi, di gare in acqua, perché non si può ripulire completamente un fiume che non è balneabile da oltre un secolo. Non so se davvero pensassero che con un miliardo e 400 milioni di euro, una cifra veramente gigantesca, un lungo tratto di Senna potesse essere restituito alla città come un’ansa del mare di Sicilia o di Sardegna, ma quello che dimostrano i Giochi è che non sta succedendo affatto. Addirittura si parla di intossicazioni, di atleti in ospedale molto probabilmente per colpa dell’acqua sporca, quindi è una decisione che più sbagliata di così non poteva essere.

E se parte di questi fondi fosse stata destinata alla progettazione di un villaggio olimpico migliore, magari anche più confortevole per gli atleti?

Il villaggio olimpico è sempre una soluzione un po’ spartana, chi segue le Olimpiadi lo sa e lo sanno gli stessi atleti. I letti grosso modo sono gli stessi di Tokyo, il cibo molte federazioni se lo portano da casa. Se sulla Senna sporca c’è poco da difendere su questo, sulle comodità del villaggio insomma. Le Olimpiadi sono un evento comunitario, non dico come quando si andava in colonia da bambini ma insomma in campeggio sì, devi sapere che non vai in un albergo a cinque stelle ma devi sapere che anche nessuno dei tuoi avversari va, anche se in alcune discipline alcune squadre preferiscono non risiedere al villaggio però spesso questi atleti se ne pentono perché si privano di un’esperienza che vivi forse una sola volta nella vita o al massimo due.

Al di là di questi aspetti un po’ controversi ci sono state anche tante soddisfazioni per gli Azzurri, tra cui un oro meraviglioso, forse inaspettato, nel tennis con Jasmine Paolini e Sara Errani. Possiamo parlare di un exploit di queste due campionesse?

Possiamo definirle campionesse, potevamo definirle tali anche prima ovviamente, sono due grandi tenniste che sono riuscite a compiere un’impresa mai riuscita prima d’ora nella storia del nostro sport. Devo dire che soprattutto Jasmine Paolini ha riempito gli occhi di tutti gli appassionati non solo alle Olimpiadi ma anche al Roland Garros e a Wimbledon. Nell’epoca di Sinner abbiamo un altro nome importante.

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