Andrea Rivera fa quello che un comico dovrebbe fare: sparare su tutto e tutti. Destra, sinistra, attori, comici, istituzioni. Nell'intervista pubblicata sul Fatto Quotidiano le bombe sono tante, e quello che dice Rivera è una sorta di risposta implicita alla domanda: perché non lo si vede più in televisione? Che fine avrà fatto quel comico riccioluto che rompeva i coglioni al citofono? Apparizioni a Striscia la Notizia a parte, negli ultimi anni il suo spazio sui media nazionali si è decisamente ristretto. Succede, quando non ti fai voler bene dai personaggi ben inseriti nei giri giusti, anche solo perché la voglia di fare battute irritanti prevale sull’istinto borghese del non voler offendere nessuno. Come è successo, racconta Rivera, con Sabina Guzzanti quando “perse un sacco di soldi con il Madoff dei Parioli”, l'uomo accusato di aver truffato vip e professionisti della Roma bene per un totale di 170 milioni di euro nei primi anni Duemila. Il comico dei citofoni, in quell'occasione, racconta di aver detto alla sorella di Corrado: “Berlusconi lo fai tale e quale. La sua cerchia mi tagliò fuori. Una fatwa. L'avevo fatwa grossa. Ma l'autoironia?”. Il Maestro Monicelli invece lo onorò di una battuta: “Da dove saresti uscito tu?”, mentre Luca Barbareschi gli disse: “Sei l'unica zecca simpatica”.
“Faccio satira a 360 gradi, mica a 90 come certi in tv”: questa fa male, ma a chi si riferisce? “In Rai chi c’è? Blob? Pif? E a La7, più che satira c’è chi saa tira”, continua Andrea Rivera. Se in Rai la satira è sparita, sulla rete di Urbano Cairo il comico ha un sassolino da togliere: “A Propaganda avevano affidato la trovata dei citofoni a Memo Remigi. Io so’ più ‘Memo re’ di quegli sketch, con il direttore Salerno li avevamo sviluppati a Rai3”. Praticamente, la trasmissione gli ha fregato il format. La sua battuta meglio riuscita? Una di quelle che fanno meno ridere, per la pesantezza del tema: “Una seria, sempre dalla Dandini. Ai soldati caduti a Nassiriya hanno giustamente dedicato una piazza; a quelli ammalatisi in Kosovo per l’uranio impoverito una strada senza uscita”. A proposito di temi scottanti, Rivera attacca anche il Vaticano, memore dell’episodio al Primo Maggio di Taranto nel 2007, quando attaccò la Santa Sede sul tema dell’eutanasia e di Welby: “Avevano negato i funerali a Welby. Dissi che la Chiesa non può essere per l’evoluzione, visto che va indietro. L’anno dopo affidarono la conduzione a Santamaria. Con quel cognome… Arrivai in piazza vestito da Cristo, fui cacciato”, ma la bomba arriva quando l’intervistatore gli chiede di proseguire e Rivera aggiunge “Però Francesco è un grande papa. Un Bergoglion…” e qui viene censurato.
“Per fare pulizia nella Chiesa l’unica è un papa filippino”, doppio attacco ai vizi del mondo ecclesiastico e al politicamente corretto, ottimo. E quando il giornalista del Fatto gli ricorda che andrà all’inferno, Rivera aggiunge: “Al primo giorno d’asilo mio nonno Vincenzo, un gentiluomo d’altri tempi, volle che mi presentassi alla suora. E io a lei: vaffanculo”. Dissacranti ci si nasce. Poi la passione per gli anagrammi: “Festa dell’Unità di Treviso. Invento un anagramma sul nome Silvio Berlusconi. Bersani mi fa: Andrea non lo dire”. Il risultato era Biscione Ulivo Srl, inadatto a una Festa di partito, no? Ma Rivera non risparmia nessuno, infatti ammette di avere ben 180 anagrammi su Salvini, più uno su Giorgia Meloni: “Leggi A Noi! O Mori”. Il comico è molto legato a Taranto, dove è presenza fissa al Primo Maggio, il dramma dell’inquinamento ambientale in città lo porta a una battuta amara: “Sono uno dei fondatori, insieme a Riondino, Paci, Diodato e il Comitato dei Cittadini Liberi e Pensanti che perde purtroppo i suoi esponenti lungo il cammino. L’ultimo è morto tre mesi fa, la vergogna è che vengano chiesti soldi indietro agli abitanti del quartiere Tamburi. Come ripeto sempre, lì: Taranto è stata fondata dagli spartani e venduta a dei figli di Troia”. Un comico schierato, non tanto nei confronti di una parte politica ma dalla parte della verità, anche a costo di essere tagliato fuori. Uno spunto per tornare su questo tema gli viene dal fatto che una volta ricevette una mail di stima da un ex brigatista, Valerio Morucci: “Avevo detto che lui e Andreotti si erano incontrati, ma si erano scordati la fattura”, al chè Morucci gli rispose “Ottima, ma stai attento ai lupi!”. A chi si riferiva? Rivera ipotizza: “quelli che m’hanno fatto fuori dalla tv”. Il destino di chi rompe davvero le palle è questo, d’altronde. Chi non fa male può restare, purtroppo per la satira.