È una rivoluzione, che parte dalla Gran Bretagna e potrebbe estendersi nel resto del mondo: Uber garantirà ai suoi 70mila autisti britannici lo status di dipendenti, in quella che è una prima mondiale per l'app di auto con conducenti. Gli autisti avranno diritto, fra l'altro, al salario minimo e alla pensione. La decisione di Uber segue il verdetto della Corte Suprema del Regno Unito che ha stabilito che gli autisti di Uber sull'isola vanno considerati dipendenti, non collaboratori 'autonomi'.
Nel dettaglio, gli autisti riceveranno il salario minimo nazionale di 8,72 sterline all'ora e questo sarà il minimo che gli autisti possono guadagnare, in quello che Uber ha descritto come un “piano di guadagno, non un tetto di guadagno”. Uber non ha specificato quanto costerà la riclassificazione, ma ha detto che non si aspetta di cambiare le sue previsioni di guadagno per il trimestre o l'anno. I cambiamenti, per ora, sono limitati al Regno Unito, il più grande mercato europeo di Uber, ma sollevano domande se l’azienda è disposta a considerare l'adattamento del suo modello di business in altri paesi.
Una svolta importante, arrivata dopo la sentenza del mese scorso della Corte Suprema del Regno Unito ha respinto all'unanimità le argomentazioni di Uber secondo cui gli autisti non erano lavoratori dipendenti, dando all'azienda poca scelta se non quella di offrire maggiori benefici.