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L’importanza di chiamarsi
Melania Trump

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

26 agosto 2020

L’importanza di chiamarsi Melania Trump
Nel sorrentiniano universo delle convention americane perdono tutti: i repubblicani troppo estremisti, i democratici troppo buonisti, i discorsi raffazzonati, noiosi, esagerati. L’unica che ha davvero qualcosa da dire è la First Lady Melania Trump che salva la convention repubblicana e (quel che resta) della dignità del marito

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

Lui aveva aperto la convention dichiarando che “i democratici vinceranno solo se le elezioni saranno truccate” dando il via a un susseguirsi di isterismo generale tipico della parte più estremista dei repubblicani americani. Lei lo ha salvato. Melania Trump ha risollevato l’immagine di una convention - un momento fondamentale per le sorti delle elezioni americane che si terranno il prossimo 3 novembre - con un discorso degno di una vera First Lady.

Spesso criticata in passato perché non adatta al suo ruolo, “troppo volgare” per essere considerata la donna di riferimento per tutti gli Stati Uniti, Melania si è presa la sua rivincita. In mezzo al guazzabuglio trash della famiglia Trump lei è l’unica a esserne uscita pulita: già simpatica al pubblico perché protagonista di siparietti in cui sembrava mal sopportare il marito, nella notte dei discorsi si è presa sulle spalle il quasi impossibile compito di umanizzare Donald.

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Per i non-americani è difficilissimo capire quanto la famiglia di un presidente (o di un candidato in corsa) sia importante per l’esito delle elezioni: i componenti di una famiglia sono spesso chiamati a parlare, a raccontare storie sul candidato, a rivelare un lato umano che vada ben oltre la politica.

Compito facile per Joe Biden, circondato da una vera e propria tribù di figli, nipoti e parenti: i Biden sono legatissimi, uniti da tragedie che hanno umanizzato ancora di più il candidato, appoggiati da Obama che si è sempre definito “Un Biden” e oggi tutti pronti a parlare del lato più vero di nonno Joe.

Sfida assoluta invece per Trump che da anni cerca di nascondere sotto al tappeto i tradimenti, i litigi e i rancori della ricchissima stirpe Trump. Alla convention erano presenti alcuni dei suoi figli ma certo non si è parlato del Donald papà o nonno: anche i discorsi dei figli si sono rivelati estremamente politici.

Tiffany, unica figlia del presidente nata dal matrimonio con la seconda moglie Marla Maples, ha attaccato i democratici ed elogiato il lavoro del padre. In un connubio di frasi banali e poco sentite (“mi sono appena laureata, tanti giovani possono rivedersi in me”) e grande aggressività politica quasi sussurrata sotto voce, il suo discorso è stato un buco nell’acqua. Non tanto meglio quello dei fratellastri: Donald Trump Jr - che si propone come il successore politico del padre - non si è risparmiato sugli attacchi nei confronti di Biden ma il pubblico si è concentrato sui suoi occhi e i suoi atteggiamenti, additandolo come “cocainomane”.

Anche il fratello Eric si è scagliato contro i democratici: "I dem vogliono togliere fondi alla polizia. Un paese dove censurare tutte le idee che non sono le loro. Mio padre combatte per chi non ha voce, per i dimenticati. Per ogni americano orgoglioso della nostra bandiera”.

Nessun aneddoto su papà Donald, nessuna storia sulla sua vita, su chi è l’uomo sempre pronto ad attaccare tutti, nessun tentativo - anche forzato - di parlare di lui come di una persona oltre che un potente, un politico, un presidente. 

Lavoro duro, è vero, ma qualcuno ci è riuscito. E quel qualcuno si chiama Melania Trump. Per farlo è stato necessario, prima di tutto, non scagliarsi contro gli avversari. Mossa intelligente dopo una convention costruita interamente nel tentativo di distruggere l’immagine personale e politica di Joe Biden.

Di lui hanno detto di tutto: lo hanno additato come membro di una élite politica (come fecero con la Clinton nel 2016, senza considerare che Biden è molto diverso) e subito dopo come un radicale comunista convinto.

Ma Melania non si è abbassata a questo. Non ci ha nemmeno provato e, come una First Lady degna del suo ruolo, ha parlato di America agli americani. Ha parlato di suo marito per la prima volta come di un uomo. Donald Trump che ama l’America, Donald Trump che sotto sotto è una persona.

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Vedi anche

No, Trump non può rinviare le elezioni americane

Non ha fatto niente di speciale, non ha certo smosso i cuori delle persone con un discorso che citeremo per anni e che sarà contenuto nei libri di storia, ma è riuscita nel miracoloso compito di chiudere la serata con il discorso meno cruento e radicale della convention.

Non si è quindi parlato dell’attivista anti-abortista e delle sue prese di posizione medievali (come ritornare al voto familiare in cui a decidere per l’intera famiglia è l’uomo) o di chi ha paragonato Biden a Fidel Casto o nel numero incalcolabile di falsità (non mezze verità, vere e proprie bugie al 100%) dette durante i discorsi.

Si è parlato della bella Melania e del suo bel (riuscito) tentativo di colpire il cuore degli americani. L’unica a parlare di sofferenza, morte, crisi. L’unica che non ha cercato di ignorare la pandemia relegandola a qualcosa del passato. L’unica a difendere Trump come essere umano e non come bestia politica da scagliare contro il buonismo dei democratici. E il successo è già internazionale. 

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