Lutto nel mondo del motociclismo. È morto di Covid il pilota Jorge Lis dopo quarantacinque giorni di terapia intensiva nell’ospedale La Fe di Valencia. La storia del 46enne, che ha gareggiato in 125 spagnolo, era diventata virale in tutto il mondo. Estremista no-vax, era anche un accanito sostenitore di Donald Trump e odiava “Big Pharma”. Una volta contratto il Coronavirus, però, si era pentito: “In questa settimana ho avuto improvvisamente una delle mie più grandi lezioni di vita. Passare molto tempo sui social mi aveva radicalizzato all’estremo. Mi sarei dovuto vaccinare” aveva scritto alla famiglia pochi giorni prima di essere ricoverato.
Da inizio pandemia aveva assunto un atteggiamento piuttosto cauto salvo poi passare a essere negazionista a tal punto da sconsigliare ad amici e familiari la somministrazione dei vaccini. L’aver vissuto negli Stati Uniti lo aveva fatto avvicinare alle idee dell’ex presidente degli Stati Uniti e a tutte le idee di complottismo mentre la dipendenza dal medicinale Fentanil lo portò ad avere una pessima opinione sulle case farmaceutiche. A scriverlo e rendere noto il suo pentimento è stata la sorella Elena che si è rivolta ai principali media spagnoli per sensibilizzare la particolare storia del fratello.
“Coco”, questo il suo soprannome, è stato vicecampione di Spagna nel 1996 e manager di alcuni piloti come il compianto Bernat Martìnez, scomparso nel 2015 a Laguna Seca. Quest’anno sotto la sua ala protettiva aveva il pilota sudafricano Steven Odendaal nella competizione Supersport del Campionato Mondiale Superbike. “La realtà è molto semplice: il Covid-19 uccide e i vaccini salvano vite. Potrebbero non fermare completamente le infezioni, ma impediscono di finire in terapia intensiva. E questo è più che sufficiente” ha poi scritto la sorella Elena dopo la morte di Jorge Lis.