Sono anni strani questi, in cui tutto sembra essere diventato divisivo. Qualsiasi argomento crea contrasti, e soprattutto ha i suoi accaniti sostenitori e i rispettivi infuocati oppositori. Ma nessuno si sarebbe mai sognato che a creare dissidi e aspri scontri sarebbe stata l’auto. E qui nasce un grande dubbio: ma le quattro ruote sono morte o non sono mai state tanto di moda? A chiederselo è Michele Masneri de Il Foglio, in un pezzo che prende in esame vari aspetti di questo settore, concentrandosi anche sul ritorno di fiamma del pubblico (soprattutto quello americano) per la Formula 1, che, scrive il giornalista, “aveva tutte le caratteristiche per diventare uno sport di cui vergognarsi; essere stati a Monza o a Imola a vedere qualche gran premio peggio che avere nonni fascisti (o partigiani, ormai è lo stesso)”. Insomma, oggi l’automobile, si legge sul giornale, “è diventato uno specchio di tutti i mali, inquinamento, cafonalesimo, ciclisti ammazzati”, e ha generato varie conseguenze come le cosiddette città 30 e le leggi contro i Suv. Ormai, scrive Masneri, “l’auto in generale è diventata strumento di guerre culturali, è ormai roba da Vannacci, se guidi sei un maschio (o femmina o non binario) tossico […] la caccia all’autovelox eccita più di quella al cinghiale. Roberto Parodi alias ‘Parods’, fratello di Cristina e Benedetta, influencer anti elettrico col suo ‘naftone’, una vecchia Range a gasolio, è il Vannachic del motore a scoppio”. E a proposito dei dissapori automobilistici, cosa c’entrano i politici? Da Matteo Salvini a Elly Schlein, passando per Giorgia Meloni…
La questione automobilistica trova, oggi più che mai, ampio spazio in politica: “Ma i tassisti con Tesla e refrattari alla dichiarazione dei redditi chi voteranno? L’auto non è mai stata così centrale come da quando ci fa schifo: non a caso - si legge sul Foglio - Salvini ha messo nei suoi manifesti elettorali per le europee un riferimento alle macchine […] punta a installare il timore che nottetempo possa arrivare Schlein o Fassino a rubarvi il Suv o installarvi delle fluide batterie elettriche al posto del maschio carburatore. Tipo i misteriosi sabotatori o ladri che nottetempo trafficavano attorno alla macchina di Andrea Giambruno sotto casa della compagna premier”. Dalle gare elettorali a quelle in pista nei circuiti: “In questa complicata temperie - scrive Masneri -, incredibilmente anche la Formula 1 è tornata a essere sexy. Contribuiscono come sempre gli anniversari: ecco quello di Ayrton Senna, leggenda dell’automobilismo morto proprio al gran premio di San Marino nel 1994 […] trent’anni dopo - continua il giornalista - Senna è ancora qui, quasi meglio del Mussolini di Scurati (ma meno divisivo)”. La questione è se i ragazzi delle giovani generazioni si ricorderanno del pilota brasiliano, “anche per una celebrata storia d’amore con Carol Alt, ma anche qui forse serviranno i sottotitoli per i più giovani”. Menomale, allora, che esistono gli Stati Uniti d’America, dove “la F1 è di gran moda […] nuova passione degli americani per questo sport che un tempo era considerato come una bizzarria europea”; forse ad attirare è stato “questo mondo un po’ machista e un po’ cafone […] una specie di sogno come potrebbero sognarlo - scrive Masneri - Daniela Santanché e Flavio Briatore (non a caso ex super manager del settore)”. E menomale, infine, che esiste Netflix, dove la serie Drive to Survive, “la serie sportiva più vista l’anno scorso” come riportato dal Foglio, ha trasformato i piloti in vere e proprie superstar. Ma quindi l’auto divide o appassiona?