Fine anno tradizionalmente è tempo di bilanci, e il bilancio di fine 2021 del settore italiano dell’auto (inserito in un contesto globale di difficoltà) non è certo rassicurante. Fra conseguenze dell’emergenza sanitaria, difficoltà economiche e crisi dei semiconduttori, il dato consuntivo relativo alle immatricolazioni si preannuncio come colorato di profondo rosso: la stima ufficiosa degli addetti ai lavori parla di nemmeno un milione e mezzo di nuove targhe per il 2021.
“Comunque sia – riferisce il Fatto – rimarremo lontani dalla soglia dei due milioni, quella che nondimeno garantirebbe ciò di cui c’è più bisogno: lo svecchiamento del parco auto circolante italiano (che viaggia verso i 12 anni di anzianità media), unica vera urgenza nell’ottica di avere un’aria più respirabile”.
La politica non sta dando una mano, anzi: “Nella prossima legge di bilancio non c’è uno straccio di provvedimento (né temporaneo né tantomeno strutturale) a sostegno della cosiddetta «transizione» verso l’elettrico. Dove le virgolette stanno a indicare che si tratta più di un’imposizione dall’alto, leggi Bruxelles. Disposizioni davanti a cui l’Italia china la testa lavandosene pilatescamente le mani, sventolando ipotesi (tutte da confermare) di stop ai motori endotermici senza sostanzialmente dire con quali modalità questo accadrà. In altri termini, come sarà possibile passare dalla mobilità tradizionale a quella a elettroni, senza step intermedi e senza avere un piano ben definito? È questo il dilemma che ci lascia quest’anno infausto; e che – è la conclusione del pezzo sul Fatto – probabilmente ci accompagnerà per quelli a venire”.