Dopo Carla Bruni, un’altra eccellenza (estetica?) italiana d’esportazione si è schierata contro le follie del politicamente corretto: Elisabetta Canalis. La domanda è: come siamo messi se le paladine contro il cosiddetto pensiero unico sono Carla Bruni ed Elisabetta Canalis? Ma soprattutto, per quale motivo fanno più notizia, su questo tipo di argomenti, i vari Fedez e Canalis invece degli intellettuali (che in Italia - ecco la notizia - ci sono eccome)?

La risposta è semplice e anche un po' scontata. Questi personaggi, con i loro milioni di follower di estrazione trasversale, hanno qualcosa che invece non hanno i vari intellettuali e pseudo tali (ormai, paradossalmente, quasi tutti vicini al centrodestra): la possibilità di veicolare messaggi e opinioni al di fuori della loro nicchia di fan e follower che già la pensano come loro. Solo chi non parla a una bolla social o editoriale già ideologicamente schierata, infatti, ha qualche possibilità di far cambiare idea o anche solo di instillare il dubbio nella coscienza di qualcuno, mentre per tutti gli altri si tratta di un’attività confermativa, dunque, a ben guardare, inutile.

L’effetto è che, quando si tratta di capacità e possibilità di persuasione, Elisabetta Canalis (per non parlare di Fedez) ha molte più speranze di successo di tutte le firme di tutti i giornali messi assieme: per questo, anziché dire a questi personaggi dell’intrattenimento che si improvvisano maître à penser qualcosa come “senti, lascia fare a chi è del mestiere”, agli intellettuali o presunti tali non resta che provare a salire sul carro mediatico della celebrità di turno sperando di poter godere di qualche effimero bagliore di luce riflessa.

Ma vediamo cosa ha scritto Elisabetta, perché, a parte l'uso disinvolto degli spazi tra un carattere e l’altro, ci sono degli spunti interessanti (beh, insomma, interessanti... diciamo che se non li avesse scritti la Canalis nessuno li avrebbe presi in considerazione): “Vi rubo un minuto per condividere una riflessione, mia ma spero anche vostra… Penso che la direzione che stiamo prendendo è quella di dovere esprimere un pensiero a senso unico, censurando e censurandoci per il terrore di essere bollati come misogini, omofobi o razzisti. L’Italia è un paese libero e così dovrebbe rimanere. L’Europa non deve omologarsi alle follie del politically correct che si vedono sempre più spesso altrove, anche perché a livello di diritti umani e di umanità in generale abbiamo tanto da insegnare a molte nazioni…”
E ancora: “Vedo con preoccupazione persone completamente fuori di testa che ci impongono via social cosa sia giusto o sbagliato, cosa dobbiamo dire e cosa NON dobbiamo, tutto in nome dell’uguaglianza o dei pari diritti. In questo modo si dividono le persone invece che unirle, fomentando un bullismo collettivo spacciato per difesa dei diritti delle minoranze, minoranze che hanno le loro idee e le loro sfumature ideologiche e che non vogliono essere messe sotto lo stesso cappello”.

Immersa in una realtà come quella statunitense dove questi fenomeni sono già fuori controllo, Elisabetta è preoccupata per il “contagio”: “Vivo in un paese dove questo fenomeno sta arrivando all’estremo e spero che la nostra vecchia Europa, con le sue radici e la sua storia riesca a salvarsi da quest’ondata di follia in arrivo, pur sensibilizzando le nuove generazioni al rispetto e all’amore per il prossimo così come per le creature che abitano questo pianeta assieme a noi. Togliere la libertà di una battuta, cancellare la storia perché certi simboli non possono appartenere al presente invece che spiegare attraverso la storia stessa perché e per come ci siamo evoluti, è come crearsi una visione del mondo basata su Google e ascoltare chi urla più forte. Forse la differenza la farà chi di noi ragionerà con la propria testa senza farsi intimorire dai «buonisti» e dai «cattivisti» che amano mettere alla gogna chi osa avere un’opinione. Scusate ma a volte è difficile rimanere indifferenti, preferisco avere una conversazione civile, ascoltare ed essere ascoltata piuttosto che seguire il gregge… Un bacio”.

Un bacio anche a te, Eli. Ti vogliamo a un dibattito televisivo tipo Otto e Mezzo. Altro che Scanzi!
