Come era bello quando ci svegliavamo e avevamo le nostre sicurezze: Travaglio che se la prendeva con Ruby, i radical chic alla Parenzo che schifavano le Olgettine, gli appartamenti di Milano 2 a scrocco, le sfilate delle Barbara Guerra - occhialoni pellicciona e tacconi - in Tribunale. Come era bello insomma dieci anni fa, quando un premier chiamava in questura per dire che la ragazzina trattenuta era la nipote di Mubarak. Senza dubbio la scusa più bella del secolo. Succedeva Dieci anni fa che B. veniva accusato ufficialmente. Dieci con la D maiuscola sì. I tempi del Bunga Bunga (sentite come è gioiosa questa parola, ripetiamola insieme e staremo già meglio: BUNGA BUNGA!), delle cenette di Arcore, di Emilio Fede e di un Tarantini che affittava la villa in Sardegna davanti a quella di Silvio e la riempiva di gnocca per far sì che fosse il Berlusca a chiedere di lui e non lui ad andare a presentarsi dal Silvio (grande lezione di marketing).

E adesso? Adesso dal Tarantini siamo passati al Genovese e alle sue tristezze tossiche e alle sue violenze schifose (mica i balletti vestite da infermierine, suvvia), dal Bunga Bunga siamo arrivati al Covid - 19, dalle crisi di governo gestite sotto il tavolo alle crisi renziane, a Contelino (è tecnicamente una crasi, Conte e Casalino) e alle zone gialle arancione rosse e forse, magari, bianche. E invece di parlare di ragazze aitanti che se ne approfittavano e utilizzavano gli uomini come succede dalla notte dei secoli stiamo qui a parlare di Recovery Plan e Mes, seguendo le chiacchiere di un dibattito sempre più slavato, cadaverico e acciuffato. Cosa ci è rimasto di allora? Con grande sorpresa i più tristi, un Mastella di backup, un Bersani dalla Gruber, un Luttazzi che sul Fatto non fa manco più ridere.

Non è nostalgia, perché anche dieci anni fa avevamo l’Euro, lo spread, addirittura la Fornero che piangeva per il taglio delle pensioni, ma dal Rubygate e gli intrighi, dal Berlusca che fa fare la pace a Russia e USA, a Casalino e la mediocrità grillina, a Salvini prima trumpista poi antitrumpista, dai titoli urlati sui giornali a un perbenismo imperante, fastidioso, dove pure Grease è sessista, ce ne passa. Su Netflix ci tocca guardare Lupin nero, e non parlatemi di razzismo dai, senza giacca e cravatta rossa, senza manco più Margot, archetipo di donna stronza e alla fine inarrivabile. Manca la leggerezza signori.

La soluzione? Metti un Berlusconi presidente della Repubblica, sai che spirito nelle strade? E guardate che la probabilità è molto più alta di quello che crediamo. E se non Berlusconi che sia la Ferragni. Regina de facto e presidente della Repubblica. Sarebbe bellissimo. L’ho sognato l’altra notta e forse non sono l’unico. Lei sì che avrebbe lo standing, con Fedez first boy, Leone first baby, Cruciani all’istruzione e la De Lellis alla cultura, che lei almeno i libri li ha venduti davvero.
