Il fatto che si diventi una delle figure più importanti del mondo non esclude che si mantengano quei tratti “umani, troppo umani”, per dirla con Nietzsche. Per questo Mario Draghi, cattolico e devoto di Sant'Ignazio di Loyola, passa notti insonni a “riordinare le idee”, vuole sapere di preciso chi sono i suoi commensali “anche per andare a mangiare una pizza” e non usa mai il cappotto, mantenendo una sorta di status barra superstizione di matrice universitaria USA, dai tempi del MIT, come ricorda Denise Pardo su L’Espresso: “Non usa il cappotto. È un’abitudine che hanno anche gli studenti di Harvard: anche sotto la neve, solo con la sciarpa, forse a sottolineare la loro superiorità da futuri padroni del mondo. Anni fa il suocero gli regalò un soprabito. Per non fargli dispiacere se lo portò appresso piegato sul braccio. Ma, sublimemente eroico, non lo ha mai infilato”.

Economista, ex governatore di Bankitalia ed ex Managing Director in Goldman Sachs, la rapida scalata di Draghi – inevitabile, considerate capacità e visione d’insieme dimostrate già da poco più che 20enne – lo conduce fino alla presidenza della Banca Centrale Europea, alla cruciale politica del quantitative easing e a quel catartico “Whatever it Takes”, tre parole pronunciate con modalità, tempi e misure talmente azzeccate che hanno di fatto dato un contributo cruciale alla risoluzione della crisi nera dell’euro: “Nell’ambito del nostro mandato, la Bce è pronta a fare qualunque cosa (‘the ECB is ready to do whatever it takes’, ndr) per salvare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza.”
Uomo dell'anno per Financial Times e Times, mai una frase fuori posto anche nel bel mezzo di bufere inimmaginabili, la compostezza di chi ha il totale controllo sempre – tra i vari soprannomi, non a caso, “l’Atermico” – si potrebbe quasi pensare che una persona simile abbia un che di sovrannaturale. E infatti molti lo pensano: il web pullula di teorie che lo vedrebbero come un rettiliano, vale a dire un extraterrestre travestito da essere umano, sulla terra con il preciso scopo di dominare il nostro pianeta, controllare le nostre menti.

Difficile però pensare a un rettiliano con un passato da liceale al fianco di Luca Cordero di Montezemolo e Giancarlo Magalli, al Tasso di Roma. Cresciuto e responsabilizzatosi in fretta anche per via della prematura scomparsa di entrambi i genitori, l’economista preferito da Forbes ha un’insonnia ormai cronica; dorme 3 ore per notte, il resto del tempo – si dice – “pianifica, pensa”, quasi quella sicumera incrollabile di giorno lo colpisca poi al buio. Molto cattolico, non è affatto insensibile all’immagine che gli altri si formano di lui come si potrebbe pensare; anzi, scrive Stefania Tamburello nel libro Mario Draghi. Il Governatore (Rizzoli, 2011) che odia tutti i soprannomi affibiatigli nel tempo: “Super Mario, l’Americano, l’Atermico, il signor Altrove, il Prussiano. Lui li odia tutti”.
Amante di tutte le attività di carattere più disteso come le passeggiate a villa Borghese, il golf e il teatro classico, diventa una sorta di matematico nel programmare tempi, compiti e occupazioni. Quando viaggia in aereo per lavoro – scrive sempre la Tamburello – guarda l’orologio e “si organizza il sonno”: “Lo ha imparato quando, nel periodo in cui era dirigente della Goldman Sachs, doveva fare avanti e indietro tra la City e Wall Street”.
La conclusione? Quasi inutile che la si tiri noi una summa del tipo “Mario Draghi è umano eccome”. Lo dice lui stesso, descrivendo a Ferruccio De Bortoli i momenti di scoramento, di commozione, con uno spontaneo “anche gli economisti hanno un cuore”.