Facendo parte di molti gruppi che si occupano di Ambiente ed Animali, oltre che essere socia sostenitrice di innumerevoli Associazione come Lav, Enpa, Leidaa, Peta ed altre, ogni giorno la mia giornata potrebbe potenzialmente cominciare con un secchio da riempire di lacrime o con lo scendere in cucina alla ricerca affannosa di coltelli affilati e le chiavi della macchina pronte in tasca. Ogni giorno vedo immagini e leggo notizie raccapriccianti che raccontano le più svariate efferatezze e crudeltà che l’essere, che si definisce Umano, ha la fantasia di commettere sul mondo animale. Nelle ultime due settimane sono stati scuoiati vivi: un gatto, il povero Leone, che non ce l’ha fatta. Un cane Maremmano, anch’esso scuoiato vivo e poi gettato in un cassonetto. Un altro gatto, a cui a Capodanno hanno fatto esplodere in faccia un petardo. Ma non è stato abbastanza! Questo nuovo anno bisesto, di questo nuovo Millennio che già nei suoi primi 23 anni, ha fatto capire quanto sia maledetto, ci porta anche questa nuova attività ludica: brucia il cane ai giardinetti!
A Palermo, in pieno centro, davanti a una scuola, una chiesa, un parchetto giochi per bambini, un essere Umano prende il proprio cane, un bellissimo Pitbull, lo lega ad un paletto e gli da fuoco. La mascella cade e si frantuma sul pavimento. Non voglio parlare dell’essere che ha fatto questo, le sue condizioni sociali, esistenziali, mentali. No, nessuno deve trovare una scusante per l’orrore commesso da questo ennesimo mostro circolante. Alcuni presenti tentano di fermarlo, cercano di spegnere le fiamme che avvolgono il povero cane, la folla aumenta, bambini piangono, la folla aumenta ancora, potrebbe iniziare un linciaggio? Ma ecco che arriva solerte una pattuglia delle forze dell’ordine che salva il disgraziato. Quante volte vi è capitato che il cellulare cada in macchina e a testa bassa cerchiate di trovarlo sotto il sedile, ignari di quello che vi succede intorno? A me tante volte. Ma a quella pattuglia non è capitato. È andato tutto liscio al mostro, è stato salvato, lui.
Dopo poche ore, noi che ci occupiamo di queste cose, sapevamo nome, cognome e trovato pure il profilo Facebook da cui, poco dopo e sorridente, il mostro avrebbe salutato il mondo con la manina per assicurarci che stava bene, lui.
Secchio di lacrime o cassetto della cucina? No, stomaco chiuso, nausea e tanta rabbia. La rabbia di chi sa che questo paese non ha leggi adeguate per questi reati, non le ha per l’Essere Umano, figurati per gli animali! Che sa che il mostro se la caverà con poco o niente. Invece, proprio per questi casi le pene dovrebbero essere dure, perché soggetti come questi sono un pericolo non solo per gli animali ma per l’intera società. La maggioranza dei serial killer usa torturare e uccidere animali prima di dedicarsi alle bipedi. Le associazioni Animaliste, dopo una ondata di accadimenti raccapriccianti, iniziati non da disagiati ma da Presidenti di Provincia (il disagio mentale è equanime, colpisce chiunque). Le Associazioni dicevo, si sono unite e sono scese in piazza. Chiedono tante cose perché ultimamente troppi italiani stanno attaccando il nostro già esiguo patrimonio faunistico. Troppe lobby vogliono conservare il diritto di cacciare gli ultimi sparuti stormi, le ultime emaciate volpi, gli ultimi splendidi e disperati lupi, creare il Bosco Morto sterminando gli orsi che abbiamo pagato profumatamente noi contribuenti, nemmeno autoctoni, importati, ma che ha visto ben due amministrazioni, cercare nel Diario delle Giovani Marmotte la voce: Come si gestisce un Parco Nazionale? Si sta dando molto da fare l'Onorevole Maria Vittoria Brambilla, da sempre impegnata Animalista e fondatrice della Leidaa (Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente), che ha proposto vari emendamenti per inasprire le pene ed introdurre nuove leggi che puniscono quello che ad oggi, non e’ ancora un reato punibile: l’abbandono in strada di animali, che solo nel 2022 ha causato 179 incidenti stradali con 16 vittime tra gli automobilisti. Da Verdi e Sinistra se si tende l’orecchio, non si sente arrivare nulla, è vero però che sono un po’ sorda dopo 30 anni di palchi.
P.s. Mentre rileggo l’articolo, prima di mandarlo alla redazione di MOW, sulla chat Whatsapp della Leidaa appare questo messaggio: “Purtroppo Aron non ce l’ha fatta”. Aron era il nome del povero Pitbull di Palermo. Vado a prendere il secchio.