Il 10 agosto scorso, nuovi allarmi hanno attraversato l'Europa. La cartina era colorata per gran parte di rosso, con le temperature che raggiungevano i massimi stagionali. Ma questi avvisi meteorologici cosa ci dicono? Che il vecchio continente sta diventando una trappola mortale durante l'estate. Uno studio riportato dal The Economist restituisce un quadro piuttosto complicato, soprattutto per l’Italia e le sue grandi città d’arte, mete turistiche molto battute anche durante il periodo più caldo dell’anno. A Firenze, entro il 2050, il tasso di mortalità da calore potrebbe triplicare rispetto al 2010, raggiungendo 105 morti ogni 100.000 abitanti. Livelli di letalità che però non riguardano solo il nostro paese: Dublino, tradizionalmente fresca, potrebbe vedere il suo tasso di mortalità legato al calore aumentare di oltre dieci volte. Una rivoluzione climatica che sta ridisegnando la mappa europea del rischio. Dieci giorni di temperature estreme iniziati il 23 giugno hanno causato 2.300 morti in appena 12 città europee. Il cambiamento climatico ha reso quella ondata di calore tra 1°C e 4°C più intensa, spiegando così due terzi di quei decessi. Torino e Toronto condividono temperature simili nei giorni più torridi, eppure raccontano storie completamente diverse. Nella città italiana, il rischio di morte schizza oltre il 50% durante le giornate più calde, mentre in quella canadese si ferma al 14%. Un divario che la sola geografia non riesce a spiegare. E Londra? Una giornata a 22°C nella capitale britannica risulta letale quanto una a 28°C in altre metropoli europee. Quando le temperature raggiungono il 99° percentile locale, il rischio di morte aumenta del 45% a Londra contro il 14% di Copenaghen, nonostante entrambe le città registrino la stessa soglia critica di 22°C. I numeri rivelano un paradosso tecnologico: mentre America e Giappone raggiungono il 91% di abitazioni climatizzate, l'Europa arranca. Gran Bretagna ferma al 5%, Paesi Bassi al 20%, Italia al 49%. La Spagna dimostra quanto questa tecnologia possa essere decisiva: dal 1991 a oggi ha fatto crescere la quota di case con aria condizionata dal 5% a oltre il 40%. Risultato? Il rischio di morte da calore è calato del 30-60% nello stesso periodo.

Dalla metà degli anni Novanta, riporta ancora l’Economist, l'Europa brucia a ritmo doppio rispetto al resto del pianeta: +0,53°C per decennio contro +0,26°C della media globale terrestre. Un'accelerazione che trasforma ondate di calore in eventi sempre più frequenti e intensi. Paradossalmente, anche la pulizia dell’aria contribuisce al riscaldamento: eliminando particelle che riflettono la luce solare nello spazio, l'aria più pulita lascia passare più calore. E c'è un altro fattore: parte dell'Europa si trova nell'Artico, la regione che si riscalda più velocemente sulla Terra. Quando il ghiaccio si scioglie, riflette meno luce solare, accelerando ulteriormente il processo. Pierre Masselot e il suo team della London School of Hygiene and Tropical Medicine hanno identificato i veri responsabili urbani: cemento e asfalto. Le superfici scure assorbono e trattengono calore, trasformando le metropoli in forni a cielo aperto. I tetti di zinco grigio parigini cuociono letteralmente gli appartamenti sottostanti, spingendo il rischio relativo di morte al 56% nei giorni più caldi. Milano detiene un primato preoccupante: tra le grandi città italiane è quella che soffre di più il caldo, superando persino Roma nonostante temperature simili. L'inquinamento potrebbe essere il colpevole nascosto - la città lombarda è tra le più inquinate d'Italia, e alti livelli di particolato amplificano gli effetti sanitari del calore. Bologna guida la classifica europea del rischio termico. L'Italia intera paga il prezzo di una popolazione che invecchia: il 40% delle morti legate al calore colpisce ultra ottantacinquenni. Le temperature elevate scatenano colpi di calore, mettono sotto stress il cuore e aggravano malattie croniche come il diabete. Carbon Brief, scrive sempre l’Economist, ha scoperto una verità sociale scomoda: nelle città inglesi, chi vive nei quartieri più poveri ha una probabilità tripla di sperimentare caldo estremo rispetto ai residenti delle zone benestanti. Meno spazi verdi, abitazioni peggiori, maggiore vulnerabilità: la povertà amplifica gli effetti killer del calore. Amsterdam e Londra emergono come anomalie pericolose: molto più letali durante le ondate di calore rispetto ad altre città europee con temperature equivalenti. Massalot intravede uno scenario diviso: molte città più fredde potrebbero vedere calare il tasso complessivo di mortalità da temperature estreme nei prossimi 25 anni grazie ad inverni più miti. Ma le città già calde affronteranno un destino opposto: senza cambiamenti drastici, vedranno esplosioni di morti in eccesso legate al calore.

