Il paradosso è servito: Monte dei Paschi di Siena, per anni descritta come la banca agonizzante d’Italia, si muove oggi con la disinvoltura del predatore. Mediobanca, al contrario, da decenni arbitro del capitalismo nazionale, rischia di scivolare nel ruolo di preda. È un ribaltamento che avrebbe fatto sorridere i più scettici fino a pochi mesi fa, e che invece oggi prende corpo con una forza difficilmente contestabile.
L’Ops (offertta pubblica di scambio, in gergo “scalata”) lanciata da Mps su Mediobanca cresce a una velocità sorprendente: il 14 agosto il livello di adesioni era già salito dal 13,47% al 19,41%, grazie a oltre 49,5 milioni di titoli conferiti in un solo giorno. Un’accelerazione che smentisce chi aveva definito l’operazione «irrazionale» e che spinge Siena sempre più vicina alla soglia minima del 35%, quella che garantirebbe di fatto il controllo della casa madre di Piazzetta Cuccia.
A rendere il dato ancora più clamoroso è la natura delle adesioni: arrivano con largo anticipo sulla scadenza dell’8 settembre e malgrado uno sconto del 2,4% che in termini di capitalizzazione significa oltre 412 milioni di euro. In altre parole, gli azionisti accettano condizioni non convenienti pur di salire sul carro di Siena. Un’anomalia che La Verità definisce «una dimostrazione di forza» destinata a rendere secondaria persino la successiva partita su Banca Generali.

Dietro la matematica dei flussi si intravedono i protagonisti silenziosi. Delfin (19%) e Caltagirone (10%) hanno in mano pacchetti decisivi; secondo le stime, almeno Delfin avrebbe già iniziato a muoversi. Le casse previdenziali – Enpam, Enasarco, Inarcassa – custodiscono circa il 5% del capitale, mentre Unicredit dispone dell’1,9% e potrebbe offrire sponde strategiche. Se queste pedine convergono, la vittoria di Siena sembra «non solo possibile, ma quasi inevitabile».
Sul fronte opposto, Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, prova a costruire l’argine. Ha convocato l’assemblea del 21 agosto, ma il voto conterà solo per le azioni acquistate entro l’11 agosto: il tempo degli schieramenti è già scaduto. «Il dibattito reale tra Piazzetta Cuccia e i grandi blocchi azionari si è già consumato», scrive La Verità. Nagel ha comunque chiamato a raccolta i grandi fondi: Blackrock è salito sopra il 5%, intorno a Norges Bank si muove un 2% coeso, e i proxy advisor Iss, Glass Lewis e Pirc garantiscono il loro appoggio. Una difesa che però rischia di essere più scenografica che efficace.
Intanto Mediobanca segnala alle autorità alcune «criticità» dell’offerta di Siena, ma le cifre hanno un peso maggiore delle carte legali. Il processo, sottolinea ancora La Verità, «è già delineato dai flussi di mercato e dalle mosse di Siena». E così, la banca che tutti davano per spacciata diventa la forza capace di riscrivere il sistema.

Il vero colpo di scena non è solo l’aritmetica delle adesioni, ma il ribaltamento dei ruoli. Montepaschi ha trasformato la debolezza in forza, la cautela in audacia. Mediobanca, un tempo architetto delle grandi manovre, rischia di vedersi ridotta a figurante. La morale è fin troppo chiara: «In finanza non vince chi ha il passato più illustre, ma chi sa agire, sorprendere e reinventarsi» (La Verità).
E oggi, mentre Siena detta tempi e ritmo, la domanda resta sospesa: chi riuscirà davvero a fermare la vecchia signora diventata predatrice?